Il premier Conte. Foto dal sito della Presidenza del Consiglio. CC-BY-NC-SA 3.0 IT
Quella di martedì doveva essere la data giusta, invece anche questa volta il decreto sugli indennizzi per i risparmiatori azzerati della Carife (e delle altre banche cadute tra 2015 e 2016) è slittato.
Secondo quanto riportano diverse agenzie di stampa, il Consiglio dei ministri di martedì sera che in una sola mezz’ora di riunione ha approvato il Documento di economia e finanza (Def), non ha approvato il primo dei due decreti necessari per avviare i rimborsi per i risparmiatori traditi dalle banche.
D’altronde la misura non è menzionata neppure dal comunicato stampa rilasciato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, peraltro unica comunicazione ufficiale del Governo dopo il Cdm, dato che, in maniera molto inusuale vista l’importanza del Def, nessuno ministro si è presentato in sala stampa per spiegare le misure, né lo ha fatto il premier.
Premier e vice a colloquio. Del decreto per gli indennizzi (di cui non vi è traccia se non in una nota a piè di pagina nella bozza del Def) si sarebbe comunque discusso e, soprattutto, sarebbe stato uno degli argomenti trattati nella breve riunione ristretta tra il presidente del Consiglio – che lunedì aveva incassato l’ok dagli azzerati alla linea Tria – e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il rinvio – secondo fonti governative citate da agenzie e giornali – sarebbe dovuto alla necessità di definire ancora alcuni dettagli del provvedimento, ma si è parlato anche di tensioni tra ministri durante la riunione.
Il giallo della nota del Mef. A dare tinte gialle alla questione c’è poi una nota proveniente dal ministero dell’Economia e riportata da alcuni (come il Fatto Quotidiano e l’agenzia LaPresse) che parlerebbe proprio delle misure per gli indennizzi come già inserite nel decreto Crescita, ma di cui non vie è traccia nel documento pubblicato sul sito del Tesoro.
Cosa prevede la proposta Tria. Il provvedimento promesso, lo ricordiamo, prevede un doppio binario per gli indennizzi. Il primo prevede un ristoro automatico per gli azionisti (fino a un massimo del 30% forfettario calcolato sul prezzo di acquisto delle azioni) e per gli obbligazionisti (fino al 95%) azzerati che abbiano avuto nel 2018 un reddito imponibile annuo sotto i 35mila euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro. Il secondo binario riguarda invece tutti gli altri, che dovranno affrontare una sorta di arbitrato semplificato (o semiautomatico), con il governo che dovrebbe prevedere una tipizzazione delle violazioni da parte delle banche in modo da favorire i risparmiatori.
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