È ancora permeata di mistero la macabra scoperta di uno scheletro rinvenuto sabato mattina nel sottomura di via Caldirolo. I resti umani apparterrebbero a una donna sulla trentina d’anni scomparsa lo scorso settembre ma solo l’esame del Dna potrà accertare l’identità delle ossa ritrovate da un volontario di Legambiente durante le operazioni di pulizia di ‘Ferrara mia’.
Accanto a quello che rimane del corpo, i carabinieri hanno recuperato alcuni oggetti personali tra cui un oggetto che si è rivelato particolarmente prezioso per le indagini: un telefono cellulare che sarebbe appartenuto alla vittima.
Non è l’unico elemento che potrà dare un nome alla donna e una risposta al giallo della sua morte: nella scarpa da tennis indossata prima della tragedia, infatti, sarebbe rimasto del materiale biologico su cui si potrà con ogni probabilità effettuare l’esame tossicologico.
Attorno allo scheletro, conservato all’istituto di Medicina Legale, sono state rinvenute tra i rifiuti abbandonati diverse siringhe usate che potrebbero avvalorare l’ipotesi di morte per overdose. Ma è ancora presto per trarre delle conclusioni: solo accertamenti più approfonditi potranno stabilire la causa del decesso. Nella giornata di oggi la pm Ombretta Volta, titolare delle indagini, disporrà gli esami autoptici e di laboratorio.
Si continua a indagare a 360 gradi: da una prima analisi non vi sono segni sulle ossa che possano addurre a una morte violenta ma la storia che ha portato quella donna a sparire nella fitta vegetazione del sottomura è ancora tutta da chiarire e spetterà ai tecnici di medicina legale dare qualche indicazione agli inquirenti. Quello che è certo è che si tratta di un caso che ha sconvolto la città, che rimane in attesa di dare pace a quel che rimane dei resti di una donna e del dramma che le ha tolto la vita sotto le Mura estensi.
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