Politica
19 Marzo 2019
Maisto si infiamma: "I soldi vanno messi subito, gli impegni non bastano". Sui rifiuti le tariffe "calate dal 2 al 12%"

Il consiglio si infiamma sui fondi ‘tagliati’ al Meis

di Redazione | 6 min

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Massimo Maisto

di Martin Miraglia

È il ‘taglio’ dei fondi per la realizzazione del quarto lotto del Meis la pietra dello scandalo sulla quale, fin dall’apertura dell’assise, il consiglio comunale, che si è riunito nella seduta canonica di lunedì pomeriggio, si è scaldato, in una seduta lunga che ha visto tra gli argomenti trattati anche la tariffa puntuale sui rifiuti, il piano delle emissioni comunali e pure l’adeguamento alla normativa regionale del funzionamento delle residenze per anziani.

Ad aprire la discussione è stato però il Meis, partendo da un ordine del giorno firmato da  quattordici consiglieri del Pd che essenzialmente chiedeva — dopo una valorizzazione verbale del museo ebraico nel premesso ed alcune stoccate al governo nel considerato — alle forze politiche e alla giunta di attivarsi perché il ministero dei beni culturali mantenga “la programmazione prevista e i finanziamenti siano riassegnati al più presto in favore dell’ultimazione del Meis come da progetto architettonico”. In teoria sarebbero tutti d’accordo (quasi, ma la concordia è comunque ampia), ma ai Cinque Stelle non piace un passaggio del testo in cui i democratici scrivono che il governo “non solo non investe nuove risorse sulla cultura, ma taglia i fondi già stanziati”, al punto da presentare un emendamento — esplicitato da Claudio Fochi — per chiederne la rimozione in quanto “falsa”.

Tanto basta per scatenare l’irritazione del vicesindaco Massimo Maisto, che parla di un “ministro disattento che ha dato il via a una tecnocrazia”, non essendo mai presente alle riunioni e lasciando decidere i tecnici del dicastero. Non solo: “Io vorrei che ci deste una mano a capire dove sono finiti questi soldi”, tuona verso il pentastellato, poi rende chiare “tre cose: i soldi non ci sono, quindi se devono essere ripristinati tutti in base ai propri canali devono attivarsi; gli impegni politici non bastano; il Meis così com’è non basta, o un museo è un piccolo museo locale con la sua dignità oppure deve avere un grande profilo nazionale e internazionale. Oggi il Meis ha dei costi di gestione e sicurezza mostruosi ed è oltre la sostenibilità di un normale museo, ma ancora non può competere con altri, come ad esempio quello di Varsavia. Se non lo farà rimarrà un’incompiuta che costerà troppo, una delle tante incompiute italiane”.

Per questo, secondo Maisto che ora si rivolge al centrodestra, “quei soldi vanno rimessi e subito, perché potrebbe arrivare un altro governo con il quale ricominciare tutto il lavoro. Basta superficialità, se si pensa di governare una città dicendo ‘basta una telefonata’ e risolvendo i problemi così la città ne subità un effetto negativo perché altri invece di telefonare andranno ogni giorno a battersi e reclamare”. E poi “nelle cose che dice il ministro c’è una trappola mortale: ‘Quando il museo sarà sostenibile’. O il ministero ci mette più soldi o non lo sarà mai. La superficialità mi fa molta paura, ma per noi se i soldi tornano la vicenda si chiude”.

Le parole di Maisto trovano quindi il favore di Deanna Marescotti, ma Rendine (Gol) è di diverso avviso: “Per noi”, dice, “la cultura si fa con la pancia piena. Per noi più di un museo è importante ristabilire le priorità per il cittadino e dare risposte a chi non ha lavoro o non arriva a fine mese. Gli amministratori dimostrano ancora una volta di non avere una visione d’insieme, ma ci sono cose più importanti da coprire con la coperta corta”. A smentirlo a stretto giro ci pensa però Vittorio Anselmi (FI) secondo cui invece “la cultura rientra tra i bisogni primari perché fa sì che la nostra civiltà possa rimanere quella che è. Su questo assunto dico che l’operazione del Meis dev’essere ricondotta il prima possibili sui binari tracciati faticosamente alcuni anni fa. Il Meis è un’occasione per la nostra città e la nostra civiltà, non possiamo sottrarci a questa responsabilità. Quella del Meis è una brutta storia che spero si risolva nel miglior modo possibile, nessun governo si può permettere il lusso di far decadere un’operazione come questa che travalica i confini locali e fa bene al Paese”. Alessandro Balboni (Fdi) è dello stesso avviso: “Il valore di quest’opera è indiscusso”.

Fochi a questo punto controbatte a salvaguardia del suo emendamento: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, attacca, “e quest’ordine del giorno è strumentale ed ideologico, questa giunta non riuscirà a far passare questo governo come quello che vuole togliere fondi al Meis. I problemi sono di carattere tecnico, non si riesce a mettere a gara il lotto prima del 2021, quando scadono i finanziamenti. Agendo così i soldi sarebbero andati persi, e il ministro ribadisce che i soldi ci sono e quando sarà il momento verranno accantierati. Il cantiere verrà messo a gara in concomitanza col secondo lotto. Le accuse di incompetenza dell’assessore le rispediamo al mittente, questo è un governo che in pochi mesi ha implementato quello che aveva detto in campagna elettorale”.

Il documento, non emendato, alla fine passa con 19 voti a favore e la contrarietà solo del M5S, della Lega e di Gol. Archiviata la discussione poi il consiglio ha approvato anche l’adeguamento normativo sulle case famiglia — con il regolamento comunale che recepisce la normativa regionale e aggiunge tra i requisiti soggettivi per la gestione delle strutture l’assenza di condanne — e il Paesc, il piano di azione per l’energia sostenibile e il clima, che prevede un taglio delle emissioni di CO2 del 41.8% entro il 2030 grazie a 25 azioni specifiche, con scarse discussioni e l’astensione e la contrarietà (rispettivamente per le case famiglia e per il Paesc) delle opposizioni.

Infine l’assise ha approvato anche le rimodulazioni al regolamento sulla disciplina della tariffazione dei rifiuti. I cambiamenti, presentati dall’assessore Caterina Ferri, sono principalmente “rimedi ad alcune criticità”. Nelle superfici non tarrifabili entrano a far parte anche i cantieri, le strutture sanitarie e veterinarie e le aree dedicate alle esposizioni permanenti. Non solo: al gestore sarà richiesta maggiore trasparenza, sarà possibile delegare un’altra persona al ritiro delle dotazioni e per la richiesta della franchigia sui presidi sanitari per le patologie croniche sarà possibile presentare la stessa documentazione ogni anno anziché rifare nuovi documenti. In caso di mancata rettifica della fattura entro 50 giorni o di mancata risposta ai reclami entro 30 giorni poi, la sanzione ad Hera aumenta da 25 a 32 euro.

Secondo Ferri, il bilancio della tarrifa puntuale è positivo: “Siamo oltre gli obiettivi di legge, all’87% della raccolta differenziata, e la riduzione delle tariffe per le famiglie in base alla metratura e alla composizione va dal 2 al 12%. Grazie all’aumento dei ricavi Conai e alla riduzione delle tonnellate verso il termovalorizzatore (da 41mila a 15mila anno su anno), ora potranno calare anche le tariffe per le utenze non domestiche”. Per ora, comunque, non si interviene sul numero dei conferimenti: “Solo il 12% è andato aldilà, anche nel 2019 continuerà l’accompagnamento da parte del gestore”.

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