Convalidato l’arresto per l’uomo sfuggito all’alt dei Carabinieri
È fuggito ad ad un controllo dei Carabinieri di Goro ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di cocaina 39enne nordafricano
È fuggito ad ad un controllo dei Carabinieri di Goro ed è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di cocaina 39enne nordafricano
Prima ha provato a fuggire dai carabinieri in auto poi, dopo essere uscito di strada, a piedi. È quanto accaduto nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 17 aprile, quando una pattuglia dei militari di Goro ha notato una Volkswagen Golf guidata da un uomo che stava girando ad alta velocità per le vie del paese
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di Giuseppe Malatesta
Goro. ‘Le Iene’ tornano sul caso di Willy Branchi, con un terzo servizio firmato da Antonino Monteleone e Riccardo Spagnoli che porta alla luce la sconvolgente intercettazione ambientale del parroco Don Tiziano Bruscagin e di Rodrigo Turolla, il sarto del paese, entrambi indagati e convocati nell’aprile 2015 in Procura a Ferrara.
La conversazione vede chiaramente protagonisti due soggetti che dimostrano di essere a conoscenza di parecchi dettagli della vicenda, mossi però da sentimenti contrastanti: da un lato il timoroso ma loquace Turolla, che già a Le Iene aveva confessato di temere ripercussioni personali se non avesse tenuto la bocca chiusa, dall’altro il religioso, molto più ‘riservato’, determinato a non contribuire in alcun modo all’accertamento della verità su un omicidio ancora irrisolto dopo 30 anni.
Più o meno inconsapevoli di essere ascoltati e ripresi dalla telecamere della Procura, Bruscagin e Turolla evitano nomi di terze persone coinvolte, ma soprattutto Turolla riavvolge il nastro a quel settembre 1988 e ripercorre fatti non così irrilevanti. “È venuta in casa una parente a dire che quando lui (Willy, ndr) è morto ha trovato una lettera che ha confermato che lui lo ha ucciso. È stato lui”, dice.
“Non dire parole in più” lo ammonisce prontamente il sacerdote: “Attento, non parlare mai al telefono: è sotto controllo”. E il sarto: “Io non parlo mica, non ho niente da dire. Per averli visti, non li ho visti, ma se uno guarda la dinamica della situazione vede come è andata la cosa”.
Sempre in quell’occasione, Turolla riferisce che il corpo di Willy sarebbe stato trasportato dal luogo dell’aggressione (via Buozzi) all’argine del Po a bordo di una “motorella”, sparita poi da casa dell’assasino perché troppo compromettente. A riferirlo al sarto e a sua moglie (freschi indagati) sarebbe stata “una parente e vicina di casa” del presunto assassino. Ma Turolla non ha alcuna intenzione di riferirlo agli inquirenti. “Non dirlo neanche a loro – lo incoraggia il parroco -, questo è un segreto. Tanto la verità la sanno”.
Per Turolla la pista legata ai festini a sfondo omosessuale non sarebbe quella giusta. “Uno, che poi è morto, è venuto in casa a dirmi che a Willy davano le bustine (di droga, ndr) da spacciare”. “Beh, meglio se è morto” taglia corto il parroco.
A confermare la possibilità di una pista legata allo spaccio è anche Enea, un uomo già interpellato dai giornalisti di Italia 1 nei precedenti servizi. È lui a tirare in ballo un nuovo ‘personaggio’ nella vicenda, Vladimiro Turolla, noto alla giustizia per i suoi precedenti nello spaccio di stupefacenti. Rintracciato da Le Iene, quest’ultimo individua il presunto assassino in Valeriano Forzati, il ‘colonnello’ che fu il primo sospettato per l’omicidio. Ai tempi tra ‘Miro’ Turolla e Forzati non correva buon sangue. “Doveva far paura al paese e ha lasciato il corpo di Willy proprio sotto al cartello di ingresso a Goro”, dice.
Tornando al giorno d’oggi, sono sei le persone al momento indagate per false informazioni al pubblico ministero: Carlo Selvatico, Patrizio Mantovani, il medico ferrarese Pierluigi Bordoni e i già citati Don Bruscagin, il sarto e sua moglie Maria Barini. Altre sono state convocate per il prelievo di tamponi salivari e impronte digitali. Il cerchio si stringe, ma come ricorda Simone Bianchi, legale della famiglia Branchi, “dopo trent’anni ancora oggi ci sono soggetti che frappongono ostacoli tra l’omicidio di Willy Branchi e la verità”.
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