Politica
26 Febbraio 2019
Si attende solo l'ok dell'assemblea del Pd. Intanto arrivano i primi attacchi ad Alan Fabbri: “Parla di tranquillità e accoglienza con Naomo al fianco”

Modonesi studia da sindaco: depotenziare l’inceneritore e niente tasse per chi affitta a studenti in Gad

di Marco Zavagli | 9 min

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“Puoi anche presentarti con lo smoking e parlare di tranquillità, accoglienza e responsabilità. Ma non so quale possa essere il tuo livello di credibilità se lo fai con Naomo al fianco”. Aldo Modonesi lancia la sfida ad Alan Fabbri. Ed è facile pronostico immaginare che i prossimi tre mesi saranno carichi di tensione politica tra i due principali contendenti alla successione di Tagliani.

A Modonesi manca però ancora l’imprimatur ufficiale del suo partito. Questa sera (martedì 26) è atteso dall’assemblea dei dem, la stessa che fino a pochi mesi fa aveva approvato la linea della segretaria Baraldi della ricerca di una figura civica che potesse riscuotere gradimento anche fuori da Via Frizzi.

Che assemblea si aspetta? Ostile, dialogante, plaudente?

Mi aspetto un’assemblea franca. È giusto che le cose ce le si dica con franchezzza e con lo spirito orientato al bene di questa città. Non mi aspetto né abbracci pro forma né ositilità preconcetta. Io darò la mia disponibilità al Pd per la candidatura. Penso che il percorso che abbiamo fatto in questi mesi sia stato un percorso giusto e generoso, che ha fatto venir fuori delle energie e delle disponibilità che diversamente non sarebbero uscite.

Pensa ai numerosi civici scesi in campo?

Non solo, penso anche a tutto quel gruppo di singoli cittadini e cittadine che probabilmente si sono riavvicinati alla politica. Probabilmente anche il gruppo di lavoro che il Pd ha messo in piedi ha contribuito a riavvicinare chi si era disaffezionato o disinnamorato alla politica. Con i civici continua il dialogo e già oggi è evidente che con molti sono più le cose che uniscono di quelle che potenzialmente ci dividono. Personalmente auspico che si continui a ragionare di idee prima che di persone e si possa creare un fronte civico di partecipazione vera.

C’è una peculiarità in queste elezioni: il centrodestra forse per la prima volta dal Dopoguerra si presenta compatto.

Fa impressione vedere quel tavolo in conferenza stampa. Tutti uomini, a parte la deputata Tomasi in disparte. È evidente che il fronte che marcia diviso a livello nazionale si ricompatta a livello locale per massimizzare il risultato. L’abbiamo visto nelle recenti elezioni in Sardegna e Abbruzzo e sarà così anche alle prossime elezioni, in controtendenza con le scelte fatte a livello nazionale, dove l’utile e la convenienza hanno portato ad avere un altro fronte, un altro tipo di maggioranza. Fa impressione, ripeto, ed è un motivo in più per continuare il dialogo con le energie e le disponibilità incontrate in di questi mesi.

È chiaro che le elezioni nazionali e quelle locali vanno viste con lenti diverse, ma se dovessimo applicare rigide regole aritmetiche ai risultati ottenuti ultimamente dal Pd, c’è da recuperare un bacino enorme di voti persi.

È sicuramente una partita stimolante, però una partita più aperta di quello che immaginiamo. Gli altri hanno scelto lo slogan “prima i ferraresi”, però il fatto che da una lato i Cinque Stelle abbiano cercato addirittura fuori provincia un candidato, mentre il centrodestra abbia individuato in quello che è un ex sindaco di Bondeno – che legittimamente si definisce orgogliosamente bondenese, così come io mi definisco orgogliosamente ferrarese – è il segno di una difficoltà da parte di queste forze di andare ad individuare sul territorio della città persone che abbiano un radicamento, una competenza, una riconoscibilità. Anche sul fronte del dialogo hanno fatto una scleta diversa dalla nostra. Anche loro si potevano aprire al civismo, fare una chiamata alle armi. Hanno fatto scelte differenti, credo sia un dato che vada sottolineato. Cosi come credo che all’interno del Pd ci siano competenze, ci sia radicamento, ci siano persone che in questi anni si sono fatte carico di responsabilità e di rapporti e relazioni con il territorio e, lo dico senza falsa modestia, io penso di essere una di quelle.

Si presenta a queste elezioni come candidato sindaco – aspettiamo prudentemente il placet dell’assemblea – chi è stato assessore alla sicurezza in questi anni.

Parliamo insomma di Gad. Devo dire che un conto è giocare in una squadra, un conto è fare il sindaco di questa squadra. Noi dobbiamo recuperare anche agli occhi di una città il fatto che la sicurezza e l’ordine pubblico nei confronti dei cittadini li deve innanzitutto garantire lo Stato. Se c’è stata una cosa che abbiamo sbagliato è stato avere un approccio troppo ideologico e non risoluto su questo tipo di temi. Il territorio lo controlli con gli agenti, con le forze dell’ordine, con dotazioni che dovevamo chiedere prima e con più forza. Poi io aspetto che arrivi Salvini a Ferrara, aspetto di chiedergli del concorso che doveva bandire sugli agenti di Polizia, quanti dei 600mila rimpatriandi siano stati effetttivamente rimpatriati.

Tutto qui?

Con il corpo di Polizia municipale abbiamo fatto un percorso in questi anni di affiancamento alle forze dell’ordine e ci tengo a dire che siamo uno dei pochi comuni in Italia ad essersi dotato di una unità cinofila, che sta dando ottimi risultati. In un’ottica non ideologica abbiamo affrontato anche il tema del quarto turno e questo è un ragionamento del quale si dovrà fare carico la nuova amministrazione, quale sia il colore. Non è da oggi che dico che questo non è sufficiente per garantire la sicurezza urbana. Serve la rigenerazione degli spazi. Nel quartiere Giardino ci vivo da quando sono nato e penso di conoscerlo, penso di conoscere anche la sua ricchezza di associazioni, di spazi, di comunità. Penso di conoscerne i limiti e come ha reagito ai vari cambiamenti. È una zona che si presta per diventare il quartiere universitario della città.

Vale a dire?

In un quartiere che è uno dei più anziani della città serve un innesto di questo tipo. La zona è strategicamente utile, vicino alla stazione, ad Ingegneria, attaccata al centro, con la metropolitana di superivie arrivi all’ospedale e alla facoltà di Medicina.

Bisogna farla però la metro di superficie.

Sì, questo è l’ultimo cantiere che manca tra quelli che devono partire da qui alla fine della legislatura e stiamo lavorando per dargli il via definitivo. Ma tornando alla Gad, bisogna aiutare anche finanziariamente chi ha appartamenti sfitti affinchè li possa allocare agli studenti. E mi immagino una proposta choc: per chi decide di sistemare appartamenti e darli agli studenti in una zona del quartiere ben circoscritta possiamo offrire un livello di tassazione azzerato per i primi due anni. È un progetto sul quale stiamo ragionando. Oltre agli studenti ci vogliono insediamenti commerciali e pensiamo a sgravi per chi vuole aprire un’attività. Ho poi un sogno: far utilizzare da Ergo i locali di proprietà di Bper in via Cassoli per farci la più grande sala studio della città. Sarebbe un bel gesto di generosità e collaborazione da parte della banca.

La sicurezza rimarrà comunque uno dei terreni di scontro più acceso. Immagino non l’unico. Alan Fabbri ha rilanciato la versione leghista di accoglienza. Come rilancia?

Rilancio con l”idea che serve più integrazione. So di attirarmi le ire dei lettori di Estense.com, ma sostengo che ci vogliano più ore di italiano per gli stranieri, più percorsi di servizio civile che possano far partecipare alla vita comunitaria. Questa è la differenza tra sicurezza e razzismo, tra chi alimenta rabbia e paura e chi invece vuole una città accogliente, per usare appunto un termine che è stato sdoganato qualche conferenza stampa fa.

Il territorio non è solo Gad.

Vero. C’è distanza tra centro e periferie. L’abolizione delle circoscrizioni è stata nefasta. Costavano pochissimo e avevano il vantaggio di essere elementi di filtro importante tra parte decisionale e popolazione. Serve ridare una forma politica al decentramento. Sarei per il ritorno alle vecchie delegazioni, divise per zone di territorio omogenee. E dove i servizi non ci sono, devono essere portati con unità mobili del Comune.

Perchè ha insistito tanto per fare il sindaco? La segreteria comunale aveva chiesto ai papabili candidati di partito di fare un passo indietro.

Abbiamo fatto bene a fare un’operazione generosa. Ci sono state candidature che sono venute fuori e disponbilità che potevano essere interessanti. Non è vero che ho insistito, io sono stato veramente di fianco. Poi non nego che in questa ultima fase ci sono state tante persone dentro e fuori il partito che, a fronte della situazione che si stava prospettando, mi hanno chiesto anche con insistenza di rivedere questo tipo di disponibilità.

Nel caso investitura assemblea avrà una sua lista o correrà come alfiere del Pd?

Prima di tutto c’è la necessità di proseguire il dialogo con chi è in campo, poi occorre fare lo sforzo di riconoscere che non tutto è riconducibile al Pd. Bisogna guardare anche la disponibilità di singole persone che magari non se la sentono di condurre la propria battaglia all’interno di un partito.

Parliamo di lavoro.

I dati presentati sabato scorso in Camera di Commercio ci restituiscono una città con ancora delle fragilità, ma con un quadro un po’ diverso da quello che siamo abituati a raccontarci. Il Patto per il lavoro concordato con sindacati, associazioni di categoria e università è un elemento dal quale partire e anche riempire di contenuti e progettualità. Penso che gli esempi di insediamento di Berluti e Benvic siano il modello su cui lavorare: disponibilità di aree e spazi, burocrazia ridotta al minimo, pressione fiscale tra le più basse in regione e un percorso di formazione che crei una buona e una nuova occupazione. Questo modello deve diventare un’ossessione se vogliamo che la nostra città diventi attrattiva per i giovani e per gli studenti universitari che vogliano rimanere in città dopo la laurea. Serve dar loro opportunità, che è l’unico modo per invertire quella che è una curva demografica preoccupante: da noi ogni anno nascono 900 bambini e muoiono 1700 persone, gli under 30 sono meno degli over 65.

Per essere attrattiva una città deve essere anche facilmente raggiungibile.

Non bisogna ad aver paura di dire di sì alle infrastrutture del territorio, Io continuo a pensare che ci serva la tezra corsia, che ci serva un collegamento veloce via ferro con Bologna, che ci serva la Cispadana e una statale 16 che ci colleghi con il porto di Ravenna, a maggior ragione in una fase come questa dove a livello nazionale viviamo di veti reciproci e di stallo. Questo combinato disposto tra politiche recessive nazionali e impreparazione di una classe politica locale rischia di bloccare per cinque anni una città.

Altro tema caldo. Al Pd è stata spesso rinfacciata una certa sudditanza nei confronti del colosso Hera.

Preferirei inserire questo discorso in un tema ambientale più ampio. I continui blocchi alle auto per gli sforamenti del livello di polveri sottili ci dicono che siamo di fronte a un problema di natura strutturale. Penso che in questi anni sulla mobilità sostenibile abbiamo fatto tanto e direi anche bene e si deve andare avanti su questa strada. Penso che l’86 percento di raccolta differenziata sia un grande merito dei ferraresi ed è un numero che deve portarsi dietro una maggiore spinta da parte di Hera sul decoro in città e un’attenzione ancora maggiore alle bollette, calate già rispetto all’anno scorso. E infine, non voglio fare una sparata alla Pizzarotti, che rischierei di non poter mantenere, ma sostengo a proposito del termovalorizzatore che se si producono meno rifiuti c’è anche una conseguente necessità di bruciare di meno.

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