Comacchio
20 Febbraio 2019
Sequestrato lo stabilimento riminese per violazioni in materia ambientale. A Comacchio, per Tomasi (Lega) e Bonazza (M5S) è l'occasione per allertare l'opinione pubblica sul progetto di rinaturalizzazione dell'Ex zuccherificio e sull'operato di sindaco e Parco.

Sigilli alla Petroltecnica, l’azienda coinvolta nel progetto dell’Ex Zuccherificio: le opposizioni si scaldano

di Redazione | 4 min

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Veduta aerea dell’ex Zuccherificio

di Giuseppe Malatesta

Comacchio. Ripetute violazioni in materia ambientale riscontrate nel tempo, irregolarità nel sistema di stoccaggio dei rifiuti e nella procedura di trattamento delle terre contaminate, con il pericolo per i residenti della zona e per l’ambiente. Questi i motivi che hanno portato martedì mattina i carabinieri del Noe di Bologna e del Comando provinciale di Rimini a decidere per il sequestro dello complesso industriale della Petroltecnica Spa e di Rovereta Srl di Cerasolo (Rn).

Apparentemente un fatto che non dovrebbe interessare la nostra provincia, se non fosse che la Petroltecnica è la società che fornirà i terreni per la rinaturalizzazione dell’ex zuccherificio di Comacchio, un progetto promosso da Sipro (in collaborazione con il Comune di Comacchio e il nulla osta del Parco del Delta del Po) già contestatissimo dai rappresentanti politici di opposizione.

La notizia di oggi – nonostante il beneficio del dubbio tra indagini e accertamenti ancora in corso – non fa altro che dare forza al loro fermo ‘No’ e preannuncia, archiviata la querelle Ex Cercom, un nuovo braccio di ferro in laguna da parte di chi era già all’opera per approfondire le pratiche autorizzative e l’iter seguito dalle società coinvolte e dall’ente parco.

“Logicamente ci sorge un dubbio, e ci impensierisce che quella sia la stessa Petroltecnica che vuole portare nella nostra zona terreni da loro bonificati”, reagisce Maura Tomasi, deputata leghista e consigliere a Comacchio. “Aldilà delle cronache riminesi, mi soffermerei su una questione concreta: i sostenitori di quello che chiamano ‘rinaturalizzazione’ sanno che la legge non consente l’impiego di terreni decontaminati da idrocarburi nel verde pubblico, ma solo nei siti industriali? La differenza non è certo di poco conto, se si guarda ai livelli di metalli consentiti nelle due diverse tipologie: parliamo di valori mostruosi, non c’è bisogno di essere dei tecnici per capirlo”.

Per Tomasi, inoltre, esiste un legame ben preciso tra la questione Ex Zuccherificio e le recenti polemiche di Fabbri sui vasi etruschi del Museo Delta Antico. “Fa un po’ specie che di fronte ad un problema ben più grave e ad un progetto che ancora una volta, come per Cercom, non è stato minimamente condiviso e illustrato, ma scoperto per caso, il sindaco strumentalizzi la questione del Museo per distogliere l’attenzione e cercare di riconquistare la fiducia e la simpatia dei cittadini. Ma i comacchiesi – prosegue – non hanno l’anello al naso, e Fabbri sa bene che due vasi non fanno un museo etrusco e che il discorso attorno ad un vero museo del territorio è ben più ampio e andrebbe affrontato diversamente. Ma non credo che la cultura e la storia di Comacchio siano negli interessi di chi appoggia un progetto che vuole trasformare in un immondezzaio l’ex zuccherificio, zona notoriamente archeologica”.

“Ad essere preoccupati – conclude Tomasi – sono anche i coltivatori comacchiesi, che mi hanno chiesto un incontro: li riceverò in settimana insieme ad un loro tecnico di fiducia”.

Sulla questione interviene anche Cora Bonazza, rappresentante del Meetup 5 Stelle Comacchio e 7 Lidi, che indirizza le sue critiche alla direttrice del Parco del Delta Maria Pia Pagliarusco. “Colei che anche in questo caso ha dispensato il nulla osta al progetto di Sipro e Petroltecnica, ha valutato attentamente i rischi? Piuttosto che stupirsi sui giornali delle valutazioni che si fanno sul suo operato, dovrebbe approfondire i contenuti delle Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) che regolano l’operato di Petroltecnica a Ostellato come a Rimini, e che tanto raccontano su terreni trattati, quantitativi e tecniche consentiti. Da un’analisi di quelle autorizzazioni scopriamo ad esempio che è consentito miscelare terreni di diversa categoria inquinante. E Sipro si prenderebbe tutto questo disturbo in cambio (questo è quello ci hanno raccontato) di 20 mila euro/anno e alla manutenzione del verde per 10 anni?”.

“Semmai Petroltecnica si trovasse, siamo nel campo delle ipotesi, a dover gestire terreni che non riesce a bonificare e piuttosto che pagare lo smaltimento trovasse conveniente piazzarli in progetti come quello comacchiese, noi non ci staremo facilmente: stiamo approfondendo la documentazione – aggiunge Bonazza –  e quanto emerso finora non è per nulla rassicurante. Come non è sapere che per l’Ex Zuccherificio, i proponenti non garantiscano la non permeabilità dei terreni: ciò vuol dire ritrovarsi sostanze nocive nelle falde, nel mare, ma anche nei nostri orti. Per questo il problema tocca da vicino tutti”.

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