C’è chi si è trovato in mezzo a tre tragedie: la morte di un amico, l’arresto dell’ex per omicidio e il dolore di essere additata come la causa di un gesto tanto efferato. A un anno e mezzo dall’omicidio di Marcello Cenci e a un mese dalla condanna di Eder Guidarelli, l’ex compagna ha deciso di raccontare la sua versione della storia che ha portato a quella maledetta notte del 2 luglio 2017 a Valencia.
Partiamo dalla fine. Il giudice ha condannato Guidarelli a 30 anni, ma non ha riconosciuto la premeditazione. Trova la sentenza equa?
No, trovo che sia poco. Meritava l’ergastolo. Non ho seguito di persona il processo e quello che so l’ho letto sui giornali, ma una sorta di premeditazione c’era. Non so se proprio di ucciderlo, ma di fargli ancora del male sicuro. Non fai quindici ore di macchina senza una motivazione forte dietro. Anche la perizia psichiatrica ha detto che era capace di intendere e volere, ma non so cosa gli frullasse in quella testa. Non troverò mai un senso a quello che ha fatto, cosa pensava di risolvere? Ha rovinato la vita di Marcello, che non c’è più; quella dei genitori che hanno perso un figlio; la sua, perché a 33 anni poteva ancora ricominciare, quella della sua famiglia che ha un figlio in carcere; e la mia.
In che rapporti era con Cenci e Guidarelli al momento della tragedia?
Marcello non lo vedevo o sentivo da agosto 2016, da quando Eder ha scoperto il tradimento. Poi sono iniziati gli episodi di violenza e stalking. L’aggressione più grave è stata a dicembre 2016, quando ha picchiato Marcello così forte da mandarlo in ospedale con un trauma cranico. A quel tempo stavo ancora con Eder, perché non era facile lasciarlo dopo sette anni di relazione. Stavamo insieme da quando io avevo 18 anni, vivevamo insieme. A maggio 2017 sono andata via di casa e sono tornata dai miei ma non era facile staccarsi del tutto, così siamo rimasti in contatto fino a giugno, quando ci siamo lasciati definitivamente. Insomma, al momento della tragedia non frequentavo nessuno dei due.
Molti però l’hanno considerato un ‘delitto d’onore’, dettato da una cieca gelosia nei suoi confronti. È d’accordo?
Non mi sento di essere la causa scatenante. Certo, ho scatenato l’ira di Eder ma pensavo che la cosa fosse superata perché diceva di avermi perdonata e di voler ricominciare. In realtà non mi credeva ed era in cerca di non so quale verità nella sua testa. Non so che problemi avesse, era anche andato da uno psicologo un paio di volte. Io ci tenevo che continuasse per gestire quelle esplosioni di rabbia che aveva avuto ma non ha continuato. Quando ho scoperto che Marcello sarebbe tornato a Pontelagoscuro per un matrimonio, ho passato settimane a calmare Eder, per ‘prepararlo’ al suo arrivo. Speravo che non si sarebbero incontrati e invece Eder è andato proprio a casa sua per l’aggressione.
Il padre di Cenci ha detto che si è trattato di una tragedia annunciata e prevedibile, che si poteva evitare. Cosa ne pensa di questa lettura dei fatti?
Potevamo tutti aprire un po’ più gli occhi, ma nessuno si immaginava un atto così estremo. Forse anche io potevo gestirla diversamente ma non c’è nessuna logica in quello che ha fatto, non ci sono spiegazioni. Dopo sette anni di relazione credevo di conoscere Eder, invece non lo conoscevo affatto o non abbastanza. Tutti gli volevano bene, non si poteva immaginare che nascondesse un lato così. Sembrava una personale normale, anche se aveva un senso di giustizia tutto suo. Per lui certe cose dovevano andare in un certo modo e basta.
È andata a trovare Eder in carcere o ha avuto contatti con lui dopo l’arresto? E quando verrà scarcerato?
Ho paura che verrà a cercarmi ancora quando uscirà dal carcere, non so più cosa aspettarmi da lui o cosa succederà. Non sono andata a trovarlo, non vorrei mai più vederlo in vita mia: dopo una cosa del genere non saprei cosa dirgli o come guardarlo in faccia. È troppo, fuori da ogni immaginazione. Non si merita nulla, neanche una lettera, perché ho già sopportato abbastanza. Speravo nell’ergastolo e che morisse in carcere, sarei stata più tranquilla. Ora spero che venga aiutato.
Come sono adesso i rapporti con i genitori di Cenci e Guidarelli? E con gli amici?
I genitori di Eder non li ho più sentiti, non mi hanno mai contattato. I genitori di Marcello non li ho conosciuti, probabilmente non sapevano neanche di me. Ci sono persone che mi hanno tolto il saluto e rimosso da Facebook perché pensano che io avrei potuto evitarlo, ma non avevo questo potere né potevo immaginarlo. Ho fatto i miei errori, me ne sono assunta la responsabilità, ma è stato come girare con la lettera scarlatta da adultera tatuata in fronte. Gli amici in comune li ho persi, altri mi hanno odiata perché ci sono rimasta insieme dopo le aggressioni, come se fossi dalla sua parte, ma mi logorava il senso di colpa e lui ci giocava molto su questo, pensando che gli avrei perdonato tutto. E invece abbiamo pagato tutti un prezzo troppo alto.
Come ha superato il lutto, se così si può dire?
Non si supera, impari solo a conviverci. Ci pensi tanto, solo il tempo aiuterà. Mi sono rifatta una vita, vado avanti, ma questo farà parte di me per sempre. Non me ne sono assolutamente dimenticata e mai lo farò, e non riuscirò mai a spiegare quanto mi dispiace per Marcello. Sono andata al funerale, nonostante gli sguardi della gente, perché se non gli avessi dato l’ultimo saluto non me lo sarei perdonata. Non sono io che devo nascondermi, non ho fatto io quel gesto.
Sente di avere altro da chiarire?
Ho letto titoloni come “ucciso dal migliore amico a causa di una ragazza” che mi hanno tolto molto fastidio, poiché non veritieri. Innanzitutto non erano migliori amici, anche se si conoscevano da tutta la vita e giravano nella stessa compagnia. Il resto l’ho detto ai carabinieri quando mi hanno convocata due volte per chiarimenti. Vorrei scoprire di più sulla dinamica, su cosa è passato nella testa di Eder. È assurdo, una cosa che vedi solo nei film e che non immagini potrebbe capitare a persone che conosci, specie a persone a cui sei molto vicino. La sofferenza è indescrivibile.
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