Eventi e cultura
16 Febbraio 2019
Pubblico ammaliato dall'inaugurazione della mostra che elogia il lusso della Belle Époque attraverso 129 opere e affascinanti abiti d'epoca

Boldini e la moda, ferraresi in coda nello “Stato dell’eleganza”

di Elisa Fornasini | 2 min

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Lo Stato dell’eleganza. Così Montesquieu definiva la “pariginità” che trova in Boldini la sua massima esaltazione. In questo Stato dell’eleganza, lungo tutta la passerella di palazzo dei Diamanti in versione atelier, entrano le autorità locali e i tantissimi ferraresi che si sono accalcati in corso Ercole I d’Este per partecipare all’inaugurazione di “Boldini e la moda”, in mostra dal 16 febbraio al 2 giugno.

“Vedere la coda (che superava il museo del Risorgimento, ndr) è già un bel segnale” commenta in apertura il sindaco Tiziano Tagliani che esprime parole di elogio per un “allestimento davvero originale dove moda e pittura si sposano” e ringrazia lo storico sponsor di Eni e la new entry della Manifattura Berluti, che d’altronde non poteva lasciarsi sfuggire un appuntamento dedicato al lusso.

L’occasione è propizia,  dopo settimane di accese polemiche, per riflettere sul futuro di Ferrara Arte che ha curato l’esposizione dalla A alla Z: “La speranza e ambizione è di veder proseguire il lavoro perché le sue professionalità sono note in tutto il mondo – commenta il primo cittadino -. Noi abbiamo creato le condizioni affinché questo patrimonio rimanga ma rimetto nelle mani dei cittadini ferraresi questa decisione. Intanto continuiamo a esplorare la bellezza e a valorizzare questa eredità artistica ricevuta in dono alla città”.

“È un passo di avvicinamento al futuro museo Boldini – interviene la direttrice di Ferrara Arte Maria Luisa Pacelli – e un’occasione straordinaria per studiare la pittura del maestro ferrarese dell’Otto-Novecento, partita da una ricerca dell’epistolario conservato nelle nostre gallerie. Dalle lettere è emerso il suo legame fortissimo con la nascente industria dell’alta moda che Boldini ha contribuito a creare, lasciandoci un immaginario molto forte ancora oggi ed essendo fonte di ispirazione per generazioni di fotografi, stilisti e costumisti contemporanei”.

Un esempio su tutti è la creazione di John Galliano per Christian Dior, ispirato al ritratto di Madame Charles Max, uno dei più emblematici della collezione boldiniana. L’abbinamento tra quadri e abiti accompagna tutto il percorso espositivo e i visitatori si tuffano nella Belle Époque in un “vortice di lusso, eleganza, seduzione e dinamismo” per usare le parole di Barbara Guidi che ha curato l’allestimento insieme alla storica del costume Virginia Hill.

Tra meravigliosi abiti d’epoca di altissima sartoria e i ritratti delle “divine” di Boldini – ma c’è anche una sala dedicata alle figure maschili e ai dipinti dei colleghi come Degas, Manet, Sargent, Blanche ed Helleu, per un totale di 129 opere esposte – il pubblico si lascia ammaliare con facilità, complice del fascino di quell’epoca di voluttuosa eleganza che ha aperto la strada al glamour come lo conosciamo oggi.

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