Politica
6 Febbraio 2019
L'assessora replica al consigliere regionale della Lega: “Da noi punteggio per la storicità della domanda in graduatoria perché esprime un reale bisogno”

Alloggi Erp. Sapigni a Fabbri: “Il Comune non ha lasciato nessuno per strada”

di Redazione | 4 min

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Residenzialità storica per ottenere una casa popolare? Meglio il criterio della storicità della domanda che indica l’esistenza reale di un bisogno da soddisfare in via primaria perché indice di una condizione disagiata perdurante nel tempo. È questa la contro-argomentazione, riassunta in nuce, con la quale l’assessora Chiara Sapigni replica ad Alan Fabbri, che aveva lamentato l’assenza del criterio di residenzialità storica nei regolamenti comunali per l’accesso agli alloggi Erp, cosa che favorirebbe troppo i richiedenti stranieri.

Sapigni ricorda da un lato il criterio della residenza anagrafica o ‘lavorativa’c’è già dal 2015, introdotto dalla Regione, e rileva come le norme del Testo unico sull’immigrazione e le direttive europee che stabiliscono condizioni di parità tra stranieri soggiornanti di lungo periodo e italiani. “Il Regolamento comunale per l’assegnazione degli alloggi Erp richiede, oltre al requisito della residenza triennale in Regione, il requisito della residenza o della sede dell’attività lavorativa nel territorio comunale di Ferrara”, aggiunge l’assessora che rivendica in ogni caso un fatto più generale: “Il Comune di Ferrara non ha lasciato nessuno per la strada in questi anni, non ha affatto trascurato il disagio abitativo dei cittadini italiani: le politiche abitative avviate non sono state concentrate solo sull’Erp (che pure ha un peso di rilievo, essendo, quello del nostro Comune, il secondo patrimonio di edilizia residenziale pubblica in Regione) ma sono state avviate anche altre formule di sostegno all’abitazione”.

Ma c’è dell’altro, un criterio pensato per risolvere prima questioni che perdurano nel tempo in un contesto peraltro caratterizzato da alcune specificità. “Il Comune di Ferrara non ha inserito un punteggio per l’anzianità di residenza ma un’altra condizione ovvero quella relativa alla storicità della domanda in graduatoria, condizione di punteggio A17, che riconosce – fino ad un massimo di 5 punti – 0,5 punti per ogni anno solare in cui la domanda di assegnazione è rimasta in graduatoria. A parità di punteggio in graduatoria invece avrà la precedenza la famiglia che è residente da più anni”, spiega Sapigni che nota poi come  “se si leggono i dati forniti della percentuale di nuclei familiari con presenza di stranieri nelle case di erp del nostro Comune non si arriva al 17%. Se facciamo un paragone con le famiglie di anziani (ultra 65enni) cosa dovremmo dire a fronte di una presenza tra i residenti del comune pari al 40% e una assegnazione di alloggi pari al 46%? Li abbiamo favoriti troppo? O più semplicemente che le loro condizioni di difficoltà nell’accesso all’edilizia pubblica e di permanenza negli alloggi è stata considerata in quanto tale bisognosa di sostegno? La residenza da più o meno tempo non esprime alcun bisogno. Al contrario essere in attesa in graduatoria da molti anni viene riconosciuto come un bisogno a cui non si è ancora data risposta”.

“Anche un altro dato è importante da sottolineare per non fare discriminazioni – prosegue l’assessora -: nel Comune di Ferrara le famiglie sono proprietarie della casa dove abitano nel 76% dei casi. Ma questa condizione non è equamente distribuita tra italiani e stranieri: il 79% dei casi tra gli italiani è proprietario, solo il 29% tra gli stranieri. Quindi è normale che facciano più richiesta di alloggio pubblico gli stranieri perché gli italiani, avendo la casa di proprietà, sono esclusi”.

Sapigni fa notare poi come il criterio della residenzialità storica (10 anni) adottato dalla Regione Liguria, e da qualcuno proposto anche per Ferrara, sia stato bocciato dalla Corte Costituzionale: “Questo requisito scaturito dalla decisione politica di ‘prima le case agli italiani’ è stato considerato dalla Corte discriminatorio e in violazione della normativa internazionale e comunitaria, che invece stabiliscono il divieto di discriminazione nell’accesso ai servizi e prestazioni sociali per gli extracomunitari risiedenti da lungo periodo”.

Ribadita la necessità di prevedere un accesso paritario (anche variamente condizionato) tra italiani e stranieri, “l’entità di tale presenza va letta come indice della situazione di fragilità che ha colpito anche questa componente della società in questi anni di crisi. È evidente che la crisi economica si è abbattuta anche sulle famiglie italiane e di questo siamo consapevoli come siamo consapevoli che spesso le famiglie straniere prive di una rete di supporto familiare sono più esposte alla mancanza di lavoro e si sono trovate spesso in condizioni molto critiche”.

Sapigni ricorda poi le altre misure adottate per venire incontro alle esigenze abitative: “L’ers, l’edilizia residenziale sociale, con l’intervento edilizio di Gustavo Bianchi: 43 alloggi tutti locati; l’ers delle Corti di Medoro: 263 alloggi di social housing, un’importante riqualificazione della città cui molto ha contribuito il Comune di Ferrara e Acer Ferrara di cui lo studentato è stato di recente già attivato; il fondo per l’affitto, sostenuto anche con contributi comunali; i fondi per la morosità incolpevole, finanziati sia dallo Stato ma anche dal Comune con risorse proprie; l’Agenzia per la casa, per favorire – con contributi economici – l’incontro tra proprietari ed inquilini; il sostegno all’emergenza abitativa, disciplinato come da apposito Regolamento, a favore di coloro che sono in situazione di sfratto o che hanno l’immobile pignorato e che vengono sostenuti o con contributi comunali o con assegnazioni provvisorie di alloggi erp sottratti alla disciplina ordinaria delle assegnazioni”.

“Questo è un aspetto importante – rileva l’assessora -: le politiche della casa richiedono risposte diversificate perché diversificati sono i bisogni”.

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