Mesola
1 Febbraio 2019
Il pericoloso incrocio a raso sulla Statale Romea strappa un'altra vita, gli automobilisti non hanno dubbi: "Serve una rotatoria". Il sindaco di Mesola: "In attesa di Anas per definirne la realizzazione"

Il semaforo della morte colpisce ancora, si torna a parlare dell’alternativa ‘rotonda’

di Redazione | 3 min

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Mesola. Ha strappato un’altra vita l’incrocio maledetto, quello che sulla Statale Romea regola l’accesso a Bosco Mesola e quindi al territorio di Goro. Nulla ha potuto Maria Paola Passafini per evitare di essere travolta da chi alle sue spalle non si è accorto della fila in coda al semaforo ancora rosso. E nulla avevano potuto, nel 2010, i due operai del Cadf che viaggiavano in direzione opposta, ma pur sempre travolti mentre erano in attesa del verde sull’incrocio in questione, a bordo del furgone aziendale.

Persero la vita entrambi, Stefano Vecchiattini, 27 anni, e Fabrizio Mantovani di 49 anni, e anche in quell’occasione al cordoglio si accompagnarono i buoni propositi evidentemente disattesi, considerato che nove anni dopo la dinamica mortale si ripropone in una macabra replica.

E quindi si riparte, con gli automobilisti e i residenti a ricordare che, in qualsiasi stagione dell’anno, a qualsiasi ora, che ci siano di mezzo camion (difficile non trovarli), furgoni o utilitarie, quell’incrocio terrorizza tutti. Non c’è possibilità di sentirsi sicuri, su un incrocio a raso attraversato quotidianamente non solo da migliaia di veicoli e mezzi pesanti in viaggio sulla Statale Romea, ma da centinaia di automobilisti che si muovono verso Bosco Mesola, Goro, Gorino e il Basso Polesine.

Un incrocio a raso che taglia a metà un rettilineo di cinque chilometri, abbastanza lungo da far recuperare velocità a chi lo percorre. Nessun dissuasore di velocità, nessun autovelox scoraggia la corsa verso il semaforo mortale. E così una distrazione, un riflesso fastidioso o chissà che altro, trasformano una frenata tardiva in una tragedia. Alle 14 di giovedì solo il caso ha voluto che il primo mezzo in coda al semaforo fosse il più pesante di tutti, capace di contenere il violento tamponamento: diversamente, l’automezzo avrebbe potuto spingere le due vetture colpite in pieno incrocio, coinvolgendone chissà quante altre.

E così, mentre una famiglia di Codigoro piange un’altra vittima, si torna a chiedere a gran voce una soluzione alternativa. Che serva una tragedia per cambiare le cose è purtroppo tristemente risaputo. “Troppi camion e troppi incroci sulla Romea, e nonostante gli innumerevoli incidenti non faranno mai nulla per migliorare la circolazione. Bisogna sempre sperare che quel Tir rallenti, che ti veda e che tu abbia fortuna; in coda a quel semaforo c’è da aver paura che ti arrivi un camion alle spalle – scrivono ad esempio Alessandro, Donatella e Gabriella, commentatori della nostra pagina Facebook – Ne sono già morte di persone, possibile che si facciano rotonde dappertutto e non lì?”.

“Abbiamo rotonde inutili in posti in cui ci passano una decina di auto al giorno – aggiunge Michael – e in un tratto pericoloso come quello abbiamo ancora un semaforo: un piano sicurezza per convertirlo non sarebbe poi così male”. È la rotonda la soluzione più logica, a parere di tanti. “Ma Anas non prende provvedimenti per costruirla” commenta Luisito.

A riguardo, il sindaco di Mesola Gianni Padovani smentisce il pessimismo e nel giorno dell’ennesima tragedia fa sapere di essere “in attesa di un incontro con Anas per definire i tempi di realizzazione della rotatoria”. E aggiunge: “Eventualmente anche un tutor che permetta di contenere la velocità potrebbe essere preso in considerazione, come avviene in altri tratti della stessa Statale”.

Una rotatoria è dunque nell’aria, e se non potrà rimediare all’ultimo incidente mortale, quantomeno si spera possa evitarne molti altri. Intanto il bilancio del primo mese dell’anno è tragico per la nostra provincia, sono sei gli automobilisti che hanno perso la vita sull’asfalto, con un’età media di 65 anni.

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