Politica
19 Gennaio 2019
Parlano anche i progettisti dello studio Labics: "Noi crediamo nel progetto e non sarebbe stato un ampliamento"

Diamanti: Sgarbi attacca Franceschini e svilisce la Pacelli: “Non ha i titoli”

di Redazione | 4 min

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L’ultimo atto dello sceneggiato sulle contrapposizioni ai lavori a Palazzo dei Diamanti va in scena al museo di storia contemporanea di Roma, il Macro, venerdì pomeriggio.

È lì infatti che Vittorio Sgarbi viene messo a confronto da Marta Francocci di Rai Cultura, durante la registrazione di una puntata per il palinsesto del canale, con i progettisti dello studio Labics Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori. Il tutto a poche ore dal no prima anticipato poi certificato dal ministero per i beni culturali alla realizzazione del progetto vincitore del concorso.

Sgarbi, quindi, fa lo Sgarbi d’antàn visto che si parla di arte: è incontenibile e mischia la sua visione delle cose sul “genio di Biagio Rossetti” insieme ad alcuni attacchi politici che però maschera con il fatto di “non essere candidato a niente” (per ora almeno) e di aver “difeso la legge” e solamente “accelerato un percorso che si sarebbe verificato comunque”.

“Questo progetto mi piace, ha una sua dignità. Molti concorrenti mi hanno parlato di un travisamento rispetto a quello che loro avevano inteso del progetto, però il tema è un errore istituzionale di chiamare un intervento di quella natura ampliamento – prosegue il deputato forzista -. Occorreva parlare di restauro, conservazione e servizi“, premette il critico ed ex ministro per proseguire affermando che “ho voluto far sapere che io questa battaglia l’ho combattuta in nome di principi inderogabili accettati tra gli altri anche dal sovrintendente di Ferrara fino a poche ore fa. Il tema di fondo è che se io chiedessi sul piano concorsuale di aggiungere una torre al Castello di Ferrara tutti quelli che oggi sono pronti a fare un’aggiunta a Rossetti direbbero ‘non si tocca’”.

Quindi sarebbero partiti gli ‘avvisi bonari’: “Ho detto al sindaco in via privata ‘togliti di mezzo, lascia passare le cose’, perché per come conosco io la struttura del ministero — non Bonisoli col quale non sono in rapporti ma Famiglietti e la sua integrità — l’unica risposta possibile indipendentemente da qualunque firma era questa, in osservazione di una legge che presuppone l’integrità di un monumento. Ci sono principi che sono inderogabili, il fatto che siano stati derogati dipende dall’equivoco di aver avuto un ministro che ha fatto credere, dando un finanziamento della città ducale, che si poteva fare qualunque cosa vincesse. Ma la vittoria è una cosa, la realizzazione è un’altra e risponde a norme”.

Segue la stoccata: “Non è un’addizione, è un’interpretazione creativa che può trovare un’attenzione da parte di sovrintendenti dell’epoca e può trovare invece un politico come Tagliani che farebbe meglio a non preoccuparsi di quello che dice la Soprintendenza: se fai presiedere il concorso a un uomo interno al Comune, che è una donna che si chiama Pacelli, che non ha i titoli per fare il direttore e ha perso anche l’ultimo concorso vuol dire che vuoi che ci sia una linea politica che impone un’addizione impossibile (…). Ho chiesto a Tagliani di togliersi di mezzo, non sono candidato a nulla, ho fatto una minaccia dicendo ‘C’è una filiera Pd che va da Franceschini a Tagliani a Buzzoni alla Pacelli, tutti questi che sono legati a un partito che pensa di poter fare qualcosa per ragioni politiche'”. Sui fondi europei recuperati da Franceschini? “Sono stati ingannati”.

A questo punto tocca a Clemente e Isidori rispondere: “Noi crediamo nel progetto e non sarebbe stato un ampliamento”, dicono. “L’architettura ha in sé quello di essere predisposta alle altre arti, perché si parla di vita. Se noi pensiamo che non si debba intervenire in edifici e in monumenti antichi allora in qualche modo li condanniamo a morte per ridurli a pure immagini di se stesse. Se Palazzo dei Diamanti diventa un monumento di se stesso ed entriamo per vedere la corte e gli aranci allora capirei tutta questa battaglia, ma se diventa un museo o uno spazio espositivo e nessuno ha detto che è sbagliato nessuno in questi anni ha fatto una battaglia su quell’orrenda pensilina. Non abbiamo sentito nessuno in questi vent’anni alzare una mano e dire ‘no’. E infatti è lì non solo orizzontale ma anche verticale”, è la conclusione dei due architetti che poi passano in rassegna il progetto per come si sarebbe dovuto realizzare, almeno fino a tre giorni fa.

Il botta e risposta è immediato: “In questa vicenda non ha vinto Sgarbi, ma la legge. Vincere un concorso non è immediatamente farlo altrimenti non ci sarebbe il processo autorizzativo nel quale questo progetto caduto perché impossibile. Se come dice il sindaco Palazzo dei Diamanti è un contenitore allora si adatta il museo al palazzo, non il contrario”.

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