Attualità
18 Gennaio 2019
L’architetto Malacarne, presidente di Italia Nostra, giudica inutile e sbagliato l’ampliamento

“Spostare le mostre dei Diamanti a Palazzo Prosperi Sacrati”

di Redazione | 7 min

Leggi anche

Il Giro delle Mura di Ferrara taglia il traguardo delle 50 edizioni

Presentato nella sala degli Arazzi della residenza municipale di Ferrara la 50a edizione del Giro delle Mura. Il Giro podistico delle Mura di Ferrara taglia un importante traguardo: 50 edizioni per un evento che ha visto la partecipazione di tantissimi campioni del mezzofondo locale e nazionale

Andrea Malacarne

“Il Comune di Ferrara, cui è stata affidata la cura di uno degli edifici più conosciuti ed importanti del Rinascimento italiano, crede di avere il diritto di modificarne in modo permanente l’aspetto per dare risposta ad esigenze di maggiori spazi di una della proprie istituzioni. Se questo sia lecito o no, necessario o no è il vero nodo della vicenda di Palazzo dei Diamanti e non se il progetto vincitore del concorso sia bello o brutto”. È il pensiero dell’architetto Andrea Malacarne, presidente della sezione di Ferrara di Italia Nostra, che si inserisce nella polemica sull’ampliamento di Palazzo dei Diamanti.

Malacarne fa presente come “l’architettura contemporanea ha, come in ogni epoca, un ruolo fondamentale per la vita delle persone e delle comunità. La buona architettura ha, io credo, il compito e il dovere di portare o riportare qualità dove essa non esiste, soprattutto in quelle parti di città dove l’edilizia e la cattiva architettura hanno prodotto danni per molti decenni dello scorso secolo, in particolare in Italia”.

Diversamente però da tutte le epoche precedenti, “poiché diversa in esse era la coscienza della storia e la percezione dell’importanza delle testimonianze storiche, dovrebbe oggi essere acquisito ed evidente che non può essere buona architettura quella che si realizza a scapito della qualità preesistente o che tende a sovrapporsi ad essa. Non è quindi oscurantismo quello di chi si oppone all’ampliamento, ma seria valutazione di non opportunità di un intervento di architettura contemporanea che creerebbe problemi molto maggiori di quelli che risolve”.

Malacarne riprende la denuncia di Italia Nostra, avanzata fin dall’uscita del bando del concorso di progettazione, e sostiene che il problema vero è un altro. “Il Comune di Ferrara decide dogmaticamente di voler mantenere nello stesso edificio due funzioni incompatibili con gli spazi disponibili: la Pinacoteca Nazionale e le grandi mostre organizzate da Ferrara Arte. Ritiene giusto, essendone il proprietario, nella convinzione di soddisfare le esigenze di almeno una delle due funzioni (ovviamente quella delle mostre) metter mano al “contenitore” ampliandolo di oltre 500 metri quadrati”.

L’occasione è offerta dalla possibilità di ottenere i fondi attraverso il progetto del Ministero dei Beni Culturali denominato “Ducato Estense”. “E’ un problema se il contenitore è uno degli edifici simbolo del Rinascimento Italiano? Assolutamente no: basta filtrare il tutto, in sorprendente accordo con la locale soprintendenza, attraverso un concorso internazionale di progettazione. Ma un concorso che si basa su presupposti sbagliati non può che produrre risultati sbagliati. Il progetto infatti (e la conseguente realizzazione che io spero mai avvenga) non risolve affatto i problemi delle due funzioni”.

La Pinacoteca non ha oggi spazi per ampliarsi e non li avrà nemmeno dopo. “Eventuali auspicabili acquisizioni o donazioni sono destinate, a Ferrara, a rimanere nei depositi o ad essere esposte in sostituzione di altre opere. Già questa prospettiva dovrebbe essere inaccettabile per i chi si occupa seriamente di cultura”.

“Le grandi mostre – prosegue l’architetto -, nonostante l’assurdo ampliamento del palazzo, continueranno a svolgersi, come avviene da decenni, in ambienti inadatti ad ospitare funzioni espositive destinate a grande affluenza di pubblico. La scelta operata negli anni Sessanta dello scorso secolo di utilizzare parte del piano terra di palazzo dei Diamanti per importanti eventi espositivi si è dimostrata ben presto non adeguata, costringendo ad aggiungere altri ambienti nell’ala opposta del palazzo, uniti poi da un percorso coperto posticcio e decisamente brutto. Nel frattempo molte altre città decidevano, con lungimiranza, di sistemare interi immobili (in genere palazzi o conventi) per dotarsi di strutture adeguate, complete ed efficienti da adibire ad esposizioni temporanee. A Ferrara sembra radicata nelle istituzioni la convinzione assurda che l’afflusso o meno di pubblico agli eventi espositivi sia legato al luogo e non alla qualità delle mostre. L’esperienza di palazzo dei Diamanti dimostra invece esattamente il contrario: se una mostra è bella, perché studiata e preparata con adeguato rigore scientifico, ha successo anche se allestita in locali non adatti come quelli attualmente utilizzati, caratterizzati dalla presenza di ambienti piccoli, che rendono problematica la visita delle mostre con grande affluenza di pubblico, che resterebbero ovviamente tali anche nel futuro progettato allestimento”.

Ferrara, proprio per la riconosciuta qualità dei propri eventi espositivi, “da tempo necessita di una struttura adeguata e non di invenzioni di ripiego, per di più normativamente impraticabili, come quella proposta. Io credo, guardando al futuro, che sia preferibile che a palazzo dei Diamanti rimanga solo la Pinacoteca Nazionale, quindi con possibilità di espandere gli spazi necessari a svolgere in modo adeguato le complesse attività di una moderna struttura museale (esposizione, studio, deposito, restauro, divulgazione, amministrazione, ristoro)”.

Lo stesso quadrivio dei Diamanti, secondo Malacarne, “offre poi le possibili soluzioni per una nuova sede per le mostre temporanee, in sintonia con la politica di recupero ad uso pubblico di importanti edifici monumentali attuata ormai da decenni dagli amministratori di Ferrara, politica che ha avuto forse il punto più alto e significativo nel “Progetto finalizzato al restauro, recupero e valorizzazione delle mura e del sistema culturale – museale della città”, progetto che già nel 1987 prefigurava soluzioni coerenti e lungimiranti per i palazzi del quadrivio”.

La soluzione più semplice per l’architetto “appare il recupero di Palazzo Prosperi Sacrati, di proprietà comunale, attualmente privo di funzione, del quale stanno per iniziare consistenti opere di restauro con fondi post-sisma. Logica, e maggior coerenza col tema Ducato Estense, vorrebbero che la parte di fondi destinata al solo ampliamento di palazzo dei Diamanti (almeno due milioni e mezzo di euro) potessero essere dirottati per il completamento del restauro dell’edificio rinascimentale”.

“Nel caso in cui venisse dimostrato – prosegue -, come si è sentito affermare in questo periodo in modo generico e non motivato, che l’edificio non fosse adatto ad ospitare mostre temporanee, la soluzione andrebbe ricercata, come già proposto nel ‘progetto mura’, nel restauro di palazzo Bevilacqua Pallavicino, anch’esso a pochi passi da palazzo dei Diamanti, dotato di grandi spazi, di proprietà demaniale, impropriamente oggi occupato da una caserma della polizia di cui viene periodicamente dichiarata la necessità di trasferimento in sede più idonea. Il destino del palazzo, per la propria collocazione, non può che essere quello, prima o poi, di diventare parte integrante del sistema museale della città”.

Altro argomento chiave che induce Malacarne ad opporsi alla costruzione di un edificio nel giardino di palazzo dei Diamanti “è il timore che l’eventuale approvazione dell’intervento proposto in un edificio di questa importanza possa costituire un precedente tale da produrre conseguenze devastanti agli spazi di pertinenza degli edifici monumentali in tante altre parti del Paese: perché a Ferrara sì e altrove no? Gravissimi i danni potenziali anche per la città. Come può il Comune continuare ad imporre, con ragione, ai privati il rispetto assoluto dei giardini degli edifici storici se costruisce un edificio di 500 metri quadri nel giardino del più bello ed importante di questi edifici? Se il centro storico di Ferrara è stato dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità” non è per caso, ma perché sono state da decenni definite delle regole. Non può essere l’ente pubblico a calpestare le regole che impone, seppure per presunti (ma in questo caso inesistenti) motivi di pubblica utilità, perché troppi sono gli interessi e le pressioni che non aspettano altro che le regole spariscano per riprendere indisturbati a devastare le parti più belle delle nostre città”.

L’architetto guarda poi a uno degli argomenti addotti a favore dell’intervento, che “denota chiaramente coda di paglia, è la reversibilità. Ma siamo seri: davvero qualcuno può credere che un intervento che costa sulla carta due milioni e mezzo di euro possa essere reversibile? Chi lo sostiene dimostra quanto meno assoluto disprezzo per il valore del denaro pubblico, caratteristica che, onestamente, non mi pare sia stata propria di chi ha governato la città nell’ultimo decennio”.

“Qualcuno ha affermato – conclude -, nel corso del dibattito in atto, che la mancata realizzazione del progetto costituirebbe un incredibile smacco “soprattutto culturale”. Io credo che la cultura, quella vera, non quella di chi non sa vedere al di là delle esigenze del proprio orticello, debba avere visioni ampie e complessive, capaci di pensare al futuro, ma sulla base della conoscenza e del rispetto del passato”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com