Cronaca
14 Dicembre 2018
Arrestato a Marsiglia Henry Aherobor, detto Threeman. La Polizia chiude il cerchio sul tentato omicidio di via Olimpia Morata

Agguato con machete. Preso in Francia anche l’ultimo uomo

di Daniele Oppo | 2 min

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Da sinistra: il dirigente della Squadra Mobile Andrea Crucianelli e il sostituto commissario Michele Rossini

Da sinistra: il dirigente della Squadra Mobile Andrea Crucianelli e il sostituto commissario Michele Rossini

Aveva trovato riparo in Francia, a Marsiglia, Henry Aherobor, detto Threeman, il componente mancante del gruppo di nigeriani che lo scorso 30 luglio ha tentato di uccidere a colpi di machete un connazionale in via Olimpia Morata. La Squadra Mobile di Ferrara, in collaborazione con l’Interpol e le forze dell’ordine transalpine lo ha assicurato alla giustizia.

Si è chiuso dunque il cerchio sul commando che ha preparato ed eseguito l’agguato ai danni di Steven, membro di un gruppo ‘rivale’. “Al momento – afferma Andrea Crucianelli, dirigente della Squadra Mobile , con al suo fianco il sostituto commissario Michele Rossini che ha coordinato le operazioni – i sette responsabili principali sono questi e sono stati arrestati”. Per loro l’accusa è quella di tentato omicidio aggravato. I nomi dunque: Igbinosa Irabor (detto Ebo) e Lucky Athony Odianose (detto Ubeba) – che sono i due autori materiali che, dopo essere rimasti nascosti dietro un’automobile hanno aggredito Steven coi machete – poi Junior Musa (detto Junior) e Glory Egbogun (alias Omomo) che facevano da sentinelle e che hanno spinto la vittima verso i suoi carnefici; Kingsly Okoase (alias Oje, che venne arrestato dai Carabinieri in zona Grattacielo a settembre), e i due che sono riusciti a fuggire in Francia, Emanuel Emakhu (alias Shube, catturato a Rouen a novembre) e, infine, Threeman, fermato a Marsiglia il 6 dicembre scorso. Tutti sono regolari in Italia, tranne Shube che ha esaurito tutte le possibili procedure per vedersi riconosciuto il permesso di soggiorno: “È l’unico che potrebbe essere espulso al momento”, osserva Rossini.

“Possiamo porre fine a un’attività importante che ha dato forse un segnale alla comunità nigeriana a quelle due fazioni che si scontravano – afferma Crucianelli -. È stata un’indagine complessa, fatta anche con intercettazioni telefoniche e ambientali,  sono stati due mesi di lavoro incessante e posso solo fare un plauso ai miei uomini per aver arrestato sette persone in questo tempo, contando anche che alcune erano scappate in Francia. Il movente ufficiale – spiega il dirigente – è che Steven aveva collaborato nell’identificazione degli aggressori di un suo amico. Una motivazione secondaria è quella di una partita di droga non pagata, ma sembra essere stato un pretesto”.

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