Politica
2 Agosto 2010
L’europarlamentare: “Il Pd non abbia paura di aprire ai grillini”

Serracchiani incorona Monti per un governo tecnico

di Redazione | 4 min

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Debora Serracchiani

A poco più di un anno dal discorso all’Assemblea dei Circoli del Pd che l’ha lanciata sulla ribalta per la richiesta netta e decisa di un rinnovamento della classe dirigente e della politica del suo partito, l’europarlamentare e segretaria regionale del Pd friulano, Debora Serracchiani ha partecipato ieri sera – insieme a Giuseppe Civati, consigliere “mariniano” della Regione Lombardia – all’incontro con i giovani amministratori locali, organizzato nell’ambito della Festa del Partito Democratico Rosso di Sera, al Parco della Rivana. 

“Sono moderatamente soddisfatta della strada fatta fin qui, il partito ha risposto alle nostre esigenze, ci sono dei visi nuovi e delle proposte interessanti, certo c’è ancora tanta strada da percorrere ma la gente risponde, ricominciamo a dialogare con le persone” ha detto la Serracchiani riferendosi alla “tirata d’orecchie” fatta il 21 marzo 2009 all’allora segretario del partito Dario Franceschini.

Il dibattito ha toccato i punti nevralgici delle questioni attuali della politica di centrosinistra nel nostro paese, primo fra tutti il problema della distanza che si è creata fra la politica e i cittadini, con lo sguardo puntato sui “giovani”. Peccato però che gli under 40 presenti nella tendo- struttura che ospitava l’incontro si contassero sulla punta delle dita mentre molti ragazzi erano seduti nello stand a fianco e giocavano alla tombola.  

Sia la Serracchiani che Civati hanno posto l’attenzione dei presenti sulla necessità di tornare fra la gente e recuperare una credibilità politica ormai smarrita. “Dall’ultima tornata elettorale delle regionali è chiaramente emerso che le persone si sono scostate dalla classica idea di partito per avvicinarsi ai gruppi, o ai movimenti, come i grillini, il Movimento Cinque Stelle, Nichi Vendola con le sue fabbriche, gruppi che hanno capitalizzato il malessere degli elettori nei confronti della classe politica – ha detto l’europarlamentare -. Mi piacerebbe che il Pd non temesse queste diverse voci ma che le ascoltasse. In  particolar modo sono i giovani ad allontanarsi dalle logiche del partito perché hanno un modo diverso di muoversi e di porre domande, di comunicare, vogliono risposte chiare ad esigenze specifiche: questo è il motivo per il quale Vendola ha successo con le sue iniziative, perché sa ascoltare le domande e le richieste dei cittadini – giovani e meno  giovani”.

Secondo la Serracchiani, inoltre, “I movimenti riescono ad essere più chiari ma fanno fatica ad arrivare fino in fondo perché mancano di forza e forma politica. Oggi tutti i partiti perdono, perché non interessano nessuno, non catturano l’attenzione delle persone, sono lontane dal vissuto quotidiano dei loro stessi elettori. Come dicono tutti Nichi Vendola è una grande risorsa e il Pd non deve temerlo ma costruire, come ha fatto lui, una nuova credibilità presso la propria gente e soprattutto riuscire a far percepire loro quello che potrebbe essere il futuro con il loro appoggio, il loro voto”.

Tante le parole spese per indicare una “strategia culturale che possa salvare il paese dal baratro in cui il governo di centrodestra lo ha lasciato cadere”. “Bisogna marcare le differenze che corrono tra noi e i nostri avversari politici, sempre, in ogni contesto” ha incalzato al Serracchiani. A partire dagli amministratori locali, questo è il compito più grande che secondo lei e Civati tutti i militanti del PD dovrebbero assolvere: “Il centrodestra non ha formalmente messo le mani nelle tasche degli italiani ma ha chiesto agli amministratori locali di farlo tagliando i fondi in maniera netta; quando non ci saranno soldi sufficienti per le mense, per esempio, sarà compito imprescindibile dell’amministratore spiegare ai suoi cittadini qual è la situazione e perché non è in grado di fornire un servizio e chiarire che, se al governo ci fosse stato il suo partito, non avrebbe agito nello stesso modo. Marcare la differenza quando i leghisti votano una legge a Roma ma poi sul territorio perseguono politiche opposte (vedi caso della privatizzazione dell’acqua), sottolineare la differenza fra chi agisce in modo serio e chi non lo fa. Marcare la differenza quando si proporranno i punti programmatici del partito, che siano rispondenti alle reali esigenze del paese: prima di tutto lavoro e casa, e si marchino le differenze quando vengono poste delle domande, rispondendo in maniera puntuale, chiara e precisa”.

Le ultime battute del dibattito sono state poi dedicate alla situazione politica contingente, sulla quale Civati e Serracchiani non si sbilanciano, convenendo però sulla necessità di “aspettare gli ulteriori sviluppi di questa crisi interna al Pdl” e ritenendo che “questo non sia il problema più pressante del Pd”, al momento. “Se si dovesse arrivare ad un governo di larghe intese di sicuro non ci dovrebbe essere nessun elemento del governo uscente, men che meno Tremonti, e soprattutto ci sarebbe bisogno di porre dei paletti alla Lega in materia di sicurezza e immigrazione. Bisognerebbe guidare il paese fuori dalla crisi economica con una manovra correttiva e guardare alla riforma del sistema elettorale” e la Serracchiani propone come “traghettatore” il nome di Mario Monti, un “tecnico” apprezzato anche in Europa. Nel caso si dovesse andare al voto “siamo pronti, l’unico obbiettivo sarebbe mandare a casa Berlusconi”.

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