Politica
2 Novembre 2018
Nel testo emanato dal governo e firmato da Mattarella ricompare l'onere della prova e vengono posti limiti al ribasso ai rimborsi

Carife, la Manovra è un passo indietro: agli azzerati solo il 30% dei rimborsi

di Ruggero Veronese | 4 min

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Il Ministero dell’Economia e delle Finanze

I risparmiatori di Carife e degli altri istituti di credito azzerati saranno rimborsati solo fino al 30% di quanto riconosciutogli dalle sentenze dei tribunali o dall’arbitrato della Consob. E accettando queste cifre rinunceranno automaticamente a qualunque altra pretesa di rimborso di quanto perso in seguito ai crack. È una notizia choc per i risparmiatori ferraresi – e non solo – quella che emerge dalla lettura del testo della manovra di Bilancio – pubblicato in anteprima dal Sole 24 ore -, ‘bollinato’ dalla Ragioneria Generale dello Stato e firmato mercoledì sera dal presidente Mattarella.

Nel testo infatti vengono confermati nero su bianco quelli che per mesi – al di là delle rassicurazioni del governo – sono stati i timori dei risparmiatori azzerati. Due in particolare: viene confermato ‘l’onere della prova’, ovvero la necessità di disporre di una sentenza o una pronuncia favorevole riconosciuta ufficialmente per poter accedere al fondo di ristoro. Ma soprattutto cade il mantra delle ‘restituzioni totali’: il ristoro arriverà solo fino al 30% di quanto perso, e comunque fino a un massimale di 100mila euro.

Il testo naturalmente – è doveroso precisarlo – è ancora provvisorio e dovrà passare in Parlamento per una lunga fase di discussione e per gli emendamenti delle varie parti, ma in attesa dell’apporto di Camera e Sanato riflette le intenzioni e la linea politica del governo. Che si scopre in controtendenza o addirittura in aperta contraddizione rispetto a quanto concordato con le associazioni dei risparmiatori durante i vari incontri a Roma nella sede del Ministero delle Finanze.

Il primo comma della legge ripropone infatti una formula assolutamente analoga a quella scelta dal precedente governo – criticato proprio su questo punto da Lega e Movimento 5 Stelle -, per delimitare la platea di risparmiatori che avranno accesso al fondo (dotato di un miliardo e mezzo per il triennio 2019-21), ovvero quelli “definiti al comma 2 che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia dell’Arbitro per le controversie finanziarie (Acf)”.

Ma se la necessità di sobbarcarsi ‘l’onere della prova’ negli ultimi mesi sembrava già almeno parzialmente digerita da vari risparmiatori, è il terzo comma quello che forse farà più discutere, visto che – se dovesse passare in questa forma – sancirebbe la fine delle speranze di una restituzione totale di quanto perso dagli azionisti. Sul testo è infatti scritto nero su bianco che “la misura del ristoro erogato è pari al 30 per cento dell’importo onnicomprensivo riconosciuto o liquidato nelle sentenze o pronunce di cui al comma 1, entro il limite massimo riconosciuto di 100.000 euro per ciascun risparmiatore, comprensivo di accessori di legge ove riconosciuti”, per poi aggiungere che “l’accettazione del pagamento a carico del Fondo equivale a rinuncia all’esercizio di qualsiasi diritto e pretesa connessa alle stesse azioni, salvo quanto previsto dal successivo comma 6”.

Per dovere di chiarezza apriamo una piccola parentesi sul comma 6 a cui fa riferimento l’ultima riga, che disciplina le modalità in cui il Ministero della Giustizia e la Consob si coordineranno col Ministero delle Finanze per consentire il funzionamento del fondo. Visto che saranno i primi due enti (attraverso i tribunali ordinari o l’Acf) a pronunciarsi sulla posizione e i diritti dei risparmiatori, in seguito dovranno comunicare al Ministero delle Finanze (a cui fa capo il fondo) gli importi che spettano a ciascuno. Il governo non esclude che questo potrà servire anche per “aumentare la misura percentuale dei rimborsi all’esito del processo avviato ai sensi della presente legge”. In poche parole, se dal miliardo e mezzo di euro di cui è dotato il fondo dovesse ‘avanzare’ qualche risorsa al termine dei rimborsi, quelle cifre potranno essere nuovamente distribuite ai risparmiatori, la cui percentuale di ristoro potrebbe quindi salire oltre il 30%. Vale però la pena considerare che, viste le stime delle associazioni dei risparmiatori per una restituzione totale dei danni (superiori ai 5 miliardi per i più ottimisti), oltre che l’assenza in questo testo di criteri per aumentare la dotazione del fondo, questa ipotesi appare al momento piuttosto astratta.

Di seguito potete leggere nel dettaglio il testo della Manovra di Bilancio 2018. La parte dedicata ai rimborsi ai risparmiatori bancari a cui fa riferimento questo articolo è nel Capo III, art. 38, a pagina 29.

 

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