Spettacoli
22 Ottobre 2018
Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah ha ospitato la performance site-specific della programmazione del Teatro Comunale

Collettivo Cinetico e Sharon Fridman al Meis: molto forte, incredibilmente vicino

di Redazione | 3 min

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Molto forte, incredibilmente vicino. È il titolo di un romanzo del celeberrimo autore Jonatan Safran Foer, ma potrebbe benissimo essere preso a prestito per la performance site-specific creata dall’israeliano Sharon Friedman per il ferrarese CollettivO CineticO, “Everything that will be is already there”, andata in scena sabato sera per un centinaio di spettatori suddivisi su cinque repliche. La programmazione coreutica del Teatro Comunale Claudio Abbado è, infatti, uscita dalla sua sede tradizionale e, con la sua compagnia residente CollettivO CineticO, si è trasferita per una sera nelle sale del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-Meis in via Piangipane.

Il gruppo ferrarese è reduce da un nuovo riconoscimento internazionale per il suo “Sylphidarium – Maria Taglioni on the ground”: ha partecipato al 58 ° Festival Internazionale del Teatro MESS di

Sarajevo, il festival di arti performative più antico dell’Europa sud-orientale, punto di riferimento per le produzioni più innovative, e ha vinto il premio “Golden Laurel Wreath” come migliore spettacolo. In settimana, inoltre, ha debuttato a Reggio Emilia con il nuovo lavoro “Dialogo Primo: Impatiens noli tangere”, frutto della collaborazione con il coreografo israeliano Sharon Fridman, che Francesca Pennini ha conosciuto nel 2009 e con il quale la tribù cinetica ha deciso di intraprendere il primo di tre dialoghi che la porteranno amettersi alla prova e ad aprirsi ad altri stili e approcci all’arte performativa. “Everything that will be is already there” è stato appunto un piccolo assaggio per pochi spettatori, mentre la coreografia verrà presentata il prossimo 3 novembre sul palcoscenico del Teatro Comunale Claudio Abbado.

Molto forte, incredibilmente vicino. Tanta è stata la prossimità creatasi fra performers e spettatori nelle sale del Meis: inconsueta la condizione di trovarli fra le persone che attendono l’inizio dell’evento; rara la possibilità di arrivare quasi a sfiorarne la danza, di guardare il performer negli occhi, di ascoltare il suo respiro, il suo sospiro. Un’esperienza e un esperimento toccante e interessante, soprattutto tenendo conto della ricerca che da sempre il CollettivO porta avanti sul rapporto, non solo visivo, fra pubblico e danzatori, sulla condivisione dello spazio-tempo e sulla reciproca influenza dei corpi e dei soggetti durante questa condivisione.

Aggiungete la ricerca di Fridman sull’improvvisazione, sull’umanità nel suo contesto sociale e biologico, la sua qualità estremamente fisica e insieme emozionale e poetica ed ecco “Everything that will be is already there”. Simone Arganini, Carmine Parise, Angelo Pedroni, Francesca Pennini e Giulio Santolini si muovono di un moto perpetuo, che mette a nudo i corpi; corpi alla costante ricerca di un equilibrio, per quanto precario, in un continuo fluire. Corpi sospesi, che poi sembrano galleggiare in un qualche liquido primordiale, fino a formare una catena, un cerchio, senza inizio né fine, che si muovono insieme come un unico essere, un unico respiro, un unico battito. Infine, la caduta.

Un altro romanzo di Safran Foer si intitola “Eccomi”: la risposta di Abramo alla chiamata di Dio.

Angelo Pedroni, in piedi di fronte agli spettatori li guarda negli occhi, tutti e ciascuno, e sembra dire “Eccomi”. Questa volta però non è una risposta: è una domanda, è l’essere umano che interroga il proprio simile e lo spinge a ritrovarsi nell’altro da sé.

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