Detenuta trans violentata in carcere. Ispezione a sorpresa di Ilaria Cucchi
Una ispezione a sorpresa nel carcere di Ferrara. È quello avvenuta questo pomeriggio (lunedì 30 giugno) da parte di Ilaria Cucchi, vicepresidente della Commissione Giustizia
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Lunedì 30 giugno, presso la Direzione Generale dell'Ospedale di Cona, la studentessa quattordicenne Rita Zeggio ha presentato la sua tesina d'esame di terza media, intitolata "I piccoli guerrieri diventati stelle". La tesina è dedicata ai bambini nati prematuri e diventati personaggi famosi che hanno cambiato la storia e la prematurità
A distanza di 33 anni Palazzo dei Diamanti di Ferrara torna a ospitare una mostra su Marc Chagall, uno dei più importanti e amati maestri dell’arte del Novecento
Il cantiere del Polo della Creatività è stato formalmente consegnato lunedì 30 giugno, alla presenza del vicesindaco con delega ai Lavori Pubblici, Alessandro Balboni, alla ditta che si è aggiudicata il bando e nei prossimi giorni i lavori prenderanno il via
I servizi erogati dall'Ufficio Relazione con il Pubblico del Comune di Ferrara, in piazza del Municipio così come nelle frazioni, sono ritenuti dai cittadini di alta qualità, con un indice di gradimento di 9.4 punti su 10. Il dato emerge dall'ultima indagine condotta tra maggio e giugno 2025 su un campione di oltre 200 utenti
Luca Berti
di Cecilia Gallotta
“Com’è andata la tua giornata digitale?”. Può sembrare una battuta da film di fantascienza, uno di quelli anni Ottanta che ha formato le generazioni dei genitori di oggi, e che ha dato vita a termini come ‘navigare’, estraniando la dimensione del web a una sorta di cyberspazio lontano dalla realtà.
Ebbene oggi questa dimensione parallela “si è unita alla realtà, forgiandone una nuova, assieme a una nuova società e una nuova quotidianità”, come afferma lo psicologo ed educatore Luca Berti, tracciando il disegno della rivoluzione digitale della nostra epoca e mettendosi a disposizione dei genitori che si trovano disorientati all’educazione dei propri figli in una dimensione il più delle volte sconosciuta, quella che ruota attorno alla “responsabilità del click”.
L’incontro di sabato mattina, tenutosi presso la biblioteca Bassani, è il secondo di un ciclo mirato alla prevenzione (il terzo e ultimo sarà il 10 novembre, alle 10.30, sempre presso la biblioteca Bassani): “I social di oggi non sono quelli che ci saranno fra sei mesi: se fino a ieri si usava solo Facebook, oggi è nato Snapchat, e domani ci sarà qualcos’altro ancora”, riporta Berti, analizzando quindi le principali caratteristiche trasversali ad ogni social.
Prima di tutto i contenuti, che portano i ragazzi di oggi ad essere i cosiddetti ‘prosumers’, ossia produttori e consumatori al tempo stesso: il che porta inevitabilmente ad un’assunzione di responsabilità e di competenze che va oltre quelle realmente possedute. In seconda istanza, “i social dettano le relazioni”: esistano diversi social per il tipo di relazione, si pensi a Linkedin per il profilo lavorativo, piuttosto che Whatsapp per la cerchia ristretta di persone che realmente si conoscono, Tinder per gli incontri sentimentali, e così via.
Ecco che dai contenuti può nascere il bullismo, o la violenza digitale, dalle relazioni può nascere l’adescamento, il furto degli account, e l’abuso dei social può portare a manifestazioni compulsive, come quella dell’acquisto.
Qualche ‘accorgimento digitale’ esiste e può essere utile, come il parental control, illustra Berti, e tutte le applicazioni che filtrano i contenuti, “ma soprattutto è fondamentale parlarne. Inserire la nuova realtà digitale come argomento della cena, da affrontare insieme, perché cosa è successo al proprio figlio sui social non appartiene ad un cyberspazio inaccessibile agli adulti, ma ad una realtà che sta a noi condividere con loro”.
Simpatico a questo proposito l’esempio di Kaspersky, l’antivirus che rileva la complessità delle password, e quindi il rischio che un hacker possa smascherarla: “Si può giocare coi ragazzi allo ‘scarabeo digitale’, che consiste nel trovare una parola che possa essere familiare e ricordabile, ma che sia anche sufficientemente complessa. In questo modo non solo si condivide una stessa realtà, ma si pongono le basi per una presa di coscienza del rischio e della complessità del web”.
Infondo, “l’educazione digitale non serve a diventare dei piccoli informatici – conclude il relatore – ma degli umani migliori in un mondo digitale”.
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