Un bellissimo servizio Rai del 15 gennaio 1967 caricato su YouTube racconta lo spogliatoio e la panchina della squadra guidata da Gigi Riva durante l’incontro con i ferraresi
Una bella storia da 25 Aprile. Ci sarà una pietra d'inciampo in ricordo di Aladino Govoni. Aladino Govoni, figlio del poeta Corrado Govoni, prima militare e poi partigiano, fu una delle vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine ed è stato insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria
Torna sui costi per la cremazione delle persone morte a Bergamo durante la pandemia Fabio Anselmo e lo fa commentando le parole dell'assessore ai servizi cimiteriali Giacomo Angeloni che "con eleganza, ha ringraziato il Comune di Ferrara"
Arriva un’altra tegola per l’immagine perduta di Ferrara come città d’arte e di cultura. Rovigo l'ha superata in numeri per quanto riguarda uno dei fiori all’occhiello che fino a poco tempo fa la rendeva famosa e attrattiva in tutta Europa
Davanti ad una cornice di pubblico meravigliosa, nonostante il meteo ed un campionato di grande sofferenza, i biancoazzurri battono il Pineto trovando la terza gioia consecutiva e soprattutto la salvezza aritmetica.
Non lascia, ma rilancia Joe Tacopina. Assente allo stadio per Spal-Pineto, il numero uno biancazzurro ha voluto comunque commentare la salvezza degli uomini di Mimmo Di Carlo, raggiunta dopo aver battuto per 2 a 0 gli abruzzesi
di Arnaldo Ninfali
Un bellissimo servizio Rai del 15 gennaio 1967 caricato su YouTube, documenta il dietro le quinte di uno Spal–Cagliari d’annata, con intrusione della tele-camera nello spogliatoio e dietro la panchina della squadra sarda.
Era quello un Cagliari fortissimo, guidato da Manlio Scopigno e con Gigi Riva – Rombo di tuono – punta di diamante. Nell’arco di tre anni avrebbe vinto lo scudetto e, già in quella stagione, era in lotta per il primato.
Per la cronaca, quella partita finì 0 a 0, risultato accolto dai nostri avversari con soddisfazione, dato che – così ammisero – la Spal si era dimostrata forte e capace di ribattere colpo su colpo ai loro tentativi di andare in gol.
Secondo il cronista, i ventidue in campo avevano dato vita a una partita ben giocata che, nonostante le reti inviolate, accontentava il folto pubblico accorso quel giorno al Comunale.
Le immagini in bianco e nero di quel servizio evocano il tempo in cui la policroma realtà ancora non si confondeva con la rappresentazione catodica e nelle nostre menti forse albergava meno confusione. Allora anche i campioni di maggior spicco ostentavano timidezza di fronte al microfono e rispondevano alle domande in modo conciso, come in imbarazzo per l’esposizione mediatica cui erano sottoposti. Si trattasse di Riva o Greatti, distesi sui lettini del massaggio pre-partita, il loro atteggiarsi tradiva una velata ansia, come durante una prova d’esame. Solo il secondo, ad un certo punto, si scioglie in un largo sorriso che sembra generato dall’ingenua domanda che gli viene rivolta: se cioè in campo provi paura del pubblico che gremisce gli spalti. Egli risponde di no, perché dal campo il frastuono della folla non si percepisce.
Questa rivelazione ridimensiona un po’ il ruolo del cosiddetto dodicesimo uomo in campo, i cui cori sono spesso ritenuti decisivi per il risultato. I veri protagonisti dell’evento calcistico sono solo i nostri undici leoni, che si dannano l’anima, oggi come ieri, contro qualsiasi avversario. Lo confermano le dichiarazioni sul gioco maschio dei nostri rilasciate alla fine di quella partita dall’indimenticato “Bonimba” Boninsegna: “Picchiavano il giusto. – afferma – Hanno fatto il loro dovere, come noi del resto”.
Ciò dimostra che in cinquant’anni il calcio avrà anche subito un’evoluzione, sotto diversi aspetti – tecnico, tattico, tecnologico, normativo, ecc. -, ma rimane sempre uno sport non molto adatto alle educande.
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