Da sinistra: Alan Fabbri, Marco Pettazzoni, Marcella Zappaterra e Paolo Calvano
Il tema delle fusioni in arrivo (per Berra-Ro e Formignana-Tresigallo si vota domenica 7 ottobre) o in attesa (come quelle di Goro-Mesola e Fiscaglia-Ostellato) continua a scaldare gli animi della politica che oggi vede contrapposti i consiglieri regionali ‘dem’ Paolo Calvano e Marcella Zappaterra al segretario provinciale della Lega Alan Fabbri, il quale ‘salva’ solo la fusione tra Formignana e Tresigallo, mentre “tutte le altre mi sembra siano state pensante solamente per poter assicurare la poltrona a qualche sindaco del Pd”.
“Un affare di partito. Questo sono per la Lega le fusioni – replica Calvano -. Le parole di Fabbri ne sono l’espressione più evidente: per lui sono accettabili le fusioni solo nei comuni dove c’è un sindaco a lui gradito. Stai con me? Allora sostengo la tua fusione. Sei contro di me, allora la tua fusione non va. Sembra questo il discrimine per la Lega e per Alan Fabbri”.
“Il discrimine vero invece deve essere l’interesse dei cittadini – ribadisce il consigliere Pd -. Il tema non è se è meglio un comune piccolo o è meglio un comune grande, ma il tema vero è: la dimensione ottimale per poter offrire servizi all’altezza delle aspettative dei cittadini. Nei comuni oggetto di fusione in questi mesi, è in corso da anni un rilevante calo demografico che porterà in poco tempo ad un drastico calo delle risorse e quindi anche ad un inevitabile calo dei servizi, a prescindere da chi governerà.
“Servono perciò azioni strutturali su quei comuni e la fusione può essere una di quelle azioni – commenta Calvano -. Lasciamo decidere liberamente i cittadini, senza voler mettere cappelli o mettersi al petto coccarde verdi, bianche o rosse che siano. Mi sarei aspettato questo da Fabbri, ma la foga del potere probabilmente lo ha un po’ annebbiato”.
Sulla stessa linea la collega Zappaterra che parla di “bieco opportunismo politico. Solo così può essere definita la scelta di Fabbri sulle fusioni avviate per le solide motivazioni riportate negli studi di fattibilità che lui non ha nemmeno letto. Al referendum sulla fusione non si sceglie tra il Pd e la Lega – puntualizza la consigliera dem -, ma tra avere prospettive di sviluppo o proseguire verso una lenta agonia. Preso dal delirio di onnipotenza sembra gli dia fastidio che comunità diverse da quelle governate dalla Lega possano stare meglio”.
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