di Simone Pesci
Nove scatti a uomini e donne con i volti coperti, visi appartenenti a persone con storie diverse, ma accomunate dalla terribile condizione di dover nascondere qualcosa. Il motivo è che in un qualche modo “devono progettersi” dice Federica Caracciolo, content writer, a proposito di “Noidentity”, il progetto di Arcigay Ferrara in mostra in Piazza Municipale in occasione dell’evento “Festa in pace”.
Per due giorni quegli occhi bendati, quelle mani incatenate e quelle bocche imbavagliate saranno lì, e tenteranno di smuovere le coscienze dei passanti. Proprio questo scopo hanno le fotografie di Luciana Passaro, anch’essa attivista e membro del direttivo di Arcigay Ferrara, che ha deciso di rappresentare così nove esseri umani, su sfondo nero, costretti “perchè perseguitati, a nascondere la loro condizione di transgender o omosessuali” spiega Manuela Macario, presidente dell’associazione di via Ripagrande.
Italia, Gambia, Ecuador, Ucraina, Iraq, Italia, Kirghizistan: è un vero e proprio viaggio nel mondo della intolleranza, quello di “Noidentity”. Alcuni di quegli uomini fotografati, dichiara Macario sono “mal visti pure dalle loro famiglie, altri, invece, quando tornano nei propri paesi devono nascondere la loro condizione”.
Ad osservare le foto sotto il sole di Piazza Municipale si è visto anche l’assessore alle Pari opportunità del Comune di Ferrara, e vicesindaco, Massimo Maisto. Nelle intenzioni degli organizzatori, quello di “Noidentity” è un progetto che denuncia la disumanizzazione, che risalta l’oscurità istigata, che diviene scelta obbligata finché non si riesce a spezzare le catene. Sono nove immagini forti, che raccontano storie di esseri umani che si portano dentro l’emarginazione.
Oltre che nell’appuntamento di “Festa in pace”, le foto troveranno spazio dal 24 settembre al 4 ottobre in municipio nella Sala dell’albo pretorio e, dal 5 al 14 ottobre, presso il circolo Arci Bolognesi di piazzetta San Nicolò.
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