Recensioni
5 Settembre 2018

Il Van Gogh di Schnabel-Dafoe

di Redazione | 2 min

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Rigoroso, artistically correct, ma anche elegante At Eternity’s Gate, l’ultimo film di Julian Schnabel presentato in concorso alla 75a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

E’ dedicato a Van Gogh, e parte della sua esistenza in Provenza, terra di luce, colori e del selvaggio mistral, fino alla morte, lui icona sacra della moderna pittura, celebrato in molte mostre anche italiane di recente, tra Verona e l’ultima di Vicenza dall’eccellente e geniale critico Marco Goldin che pure ne ha fatto film e spettacoli.

Protagonista un Willem Dafoe sempre più bravo, sempre più calato nelle sue stupende interpretazioni di grandi a partire dal Cristo di Scorsese, per arrivare al Pasolini di Abel Ferrara fino a ‘questo’ Van Gogh, da lui sentito, amato, rispettato, quasi – come ha affermato in conferenza stampa accanto al regista.

“La sua immensa spiritualità, la sua religiosità panica mi han commosso, mi han trasmesso sensazioni e sentimenti mai provati, grazie pure alle sue lettere – non solo all’amato fratello Theo – per me fonte di ispirazione interpretativa – ha affermato Dafoe.

“Non voglio sia considerato un semplice biopic – ha detto il regista – volevo rappresentare un grande artista, come già ho fatto in passato con altri. Io stesso dipingo e amo l’Arte da sempre e le indagini fatte su Van Gogh per ‘raccontarlo’ al meglio, son valse una conoscenza di lui quanto mai approfondita, diversa. Tutti noi pensiamo di conoscerlo, quasi da sempre, ma non è così. La sua profondità e la sua arte son state capite ed amate tardi, certo, postume, certo, ma il suo messaggio, contrariamente a quanto sempre pensato è di speranza, di fede per il futuro, l’Arte, la Natura: è un messaggio di eternità…Non a caso lo splendido titolo: Al cancello dell’eternità, dei cieli… la sua arte era/è davvero paradisiaca”.

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