Politica
26 Agosto 2018
Il critico d'arte nel giro di 48 ore cambia idea diverse volte. Poi dal Sudafrica la decisione, forse, definitiva

Vittorio Sgarbi, dimissioni con l’elastico

di Redazione | 4 min

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Vittorio Sgarbi in Sudafrica domenica mattina (Facebook/Vittorio Sgarbi)

di Martin Miraglia

Questa volta, quando come già in passato Vittorio Sgarbi ha esportato Vittorio Sgarbi — ora in provincia di Viterbo —, si è superato. Il critico d’arte ferrarese infatti, eletto appena lo scorso aprile come sindaco di Sutri, paesino in provincia di Viterbo, nello spazio di 48 ore, forse qualcosa di più, è riuscito nell’ordine a rassegnare le sue dimissioni, annunciare la sua autocandidatura a sindaco di Sirmione, ripensarci dopo un attacco politico, volare in Sudafrica e cambiare idea anche sul suo futuro a Viterbo annunciando la propria nuova candidatura.

Nel mezzo, oltre al suo stile caustico e registrato come un marchio con il quale ha portato avanti la faccenda, ci sono anche diversi attacchi abbastanza coraggiosi a tre esponenti politici di due regioni diverse, uno dei quali è il suo ormai ex vicesindaco.

Per raccontare la vicenda bisogna procedere per gradi e in ordine cronologico, non ci sono alternative. Siamo al 24 agosto: quando l’ufficio stampa di Sgarbi rilascia il comunicato stampa è appena mezzogiorno. Dice che si dimetterà il 21 settembre: “La partita per Sutri è finita. Io non ho cercato di mortificarla per i miei interessi ma di innalzarla, per la dignità dei cittadini. Non ci sono le condizioni per proseguire, la cecità e il disinteresse per la città hanno superato ogni limite”, scrive sui social.

La situazione non è chiarissima nonostante il comunicato sia lungo, ma racconta di aver subito un'”aggressione fascista” e bolla la sua squadra — “uno ha insultato; gli altri, vigliaccamente, come nel finale di un’opera, sono andati via con il fascista” — con aggettivi del calibro di “persone spregevoli e bugiarde” la cui “inettitudine e meschinità mi indigna”. L’aggressione fascista, pare di capire, sarebbe un attacco politico da parte di un consigliere comunale di Casapound pronto a sfociare in un voto di fiducia al quale forse il critico d’arte non sarebbe riuscito a sopravvivere.

Sette ore dopo conferma quanto detto, dice che le sue dimissioni “sono irrevocabili per la piena consapevolezza della impossibilità di potere governare democraticamente in un paese dominato da infiltrazioni fasciste con arroganza e in mancanza di visione, subordinata a interessi particolari”. Poi aggiunge un particolare: “Per questo ho scelto di candidarmi a sindaco di Sirmione, città che ha bellezze non inferiori a Sutri, ma una reale propensione allo sviluppo culturale e turistico”. Vada per Sirmione quindi, dove a fare il sindaco c’è il vice facente funzioni dall’anno scorso e dove si vota a maggio.

Se non che a questo punto contro di lui, siamo alla mattina del 25 Agosto, si scaglia la consigliera regionale della Lombardia Viviana Boccalossi, un passato in An, che lo accusa di farsi pubblicità: “Fare il sindaco è una cosa seria, i Comuni non sono un tram sui quali salire e scendere a proprio piacimento”, rimarca Boccalossi secondo cui la mossa di Sgarbi è “inopportuna”.

Per Sgarbi però tacere sarebbe contronatura, e quindi nel giro di poco tempo — difficile quantificarlo ma si tratta di ore, se non di minuti — ci ripensa e cambia idea: “Aggredito da un fascista dichiarato a Sutri, vengo respinto da una fascista semi-pentita, direi mista, a Sirmione. Viviana Beccalossi, nota per aver fatto poco di memorabile, si permette di farmi la predica”, dice, e per questo ritira la candidatura.

Segue altro comunicato di Boccalossi: “Mi sembra una buona notizia”. Segue in serata ulteriore comunicato di Sgarbi: “Alla diffida impertinente della Beccalossi, ho ricevuto questa risposta di un’osservatrice attenta di Sirmione: “Per una Beccalossi che la respinge, c’è una città (secondo me) pronta a votarla sindaco”. Ho tempo per accettare la sfida. In fondo la Beccalossi non è niente”. Quindi forse ci ha ripensato.

Siamo solo alla sera del 25 agosto, nel corso del pomeriggio tra l’altro il critico d’arte aveva replicato ad alcune note rilasciate dal suo vicesindaco alla stampa locale — siamo tornati nel viterbese — con un altro comunicato che titola direttamente con il virgolettato più duro: “Da lui solo richieste di raccomandazioni come assistente o portaborse”. In mezzo alla diatriba entrano anche parchi, inattuazioni di programma, capricci e uffici spogli e senza telefono.

Sgarbi a questo punto, siamo a domenica mattina, è in Sudafrica. Precisamente a Hoedspruit, secondo la geolocalizzazione del suo smartphone. Non è chiaro a fare cosa, francamente, ma è relativo: poco dopo pranzo è l’ora della sua ultima giravolta: “Dal Sudafrica vedo l’Italia con amore e con rabbia. Vedo più animali che uomini, ma in Italia ho visto molti uomini che erano peggio degli animali”, scrive.

E ancora: “Mentre, come nel caso di Sirmione, un esempio, posso trovare molte città amiche che vogliono crescere nell’arte (ieri mi hanno offerto la candidatura a Trani. E la lotteria potrà continuare…) penso con struggimento a Sutri e ai suoi cittadini buoni e intelligenti in mano a bestie e ignoranti. E mi sembra che alla scadenza del 26 maggio 2019, oltre le mie inevitabili dimissioni e la loro disperata sfiducia con la quale spariranno, la soluzione più umana e meno politica, per l’amore che ho per Sutri, e per il piacere della sfida, sia ricandidarmi. Non gliela darò vinta”. Sgarbi quindi, a Sutri, si ricandiderà per un secondo mandato. Sempre che, all’ultimo secondo, non ritiri direttamente le sue dimissioni.

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