di Simone Pesci
“Vola in alto, Filippo”. Con la voce tremolante, la madre Graziella ha salutato così il figlio Filippo Partigiani, deceduto in un tragico incidente stradale a soli dieci anni in una notte tempestosa. In viso ancora i cerotti e i segni dell’incidente, al suo fianco Stefano, il papà di Filippo.
Attorno a loro, una chiesa della Sacra Famiglia gremita: diverse centinaia di persone hanno voluto essere presenti alle esequie del bambino e la chiesa, a tratti, sembrava addirittura troppo piccola. In tanti sono accorsi, dal Borgo San Luca – il presidente Vittorio Trabanelli ma anche i musici e gli sbandieratori, che hanno accolto il feretro bianco del loro compagno – fino all’assessore Aldo Modonesi, i compagni di nuoto di Filippo e Stefano Gargioni, preside della scuola media Bonati, che dal mese prossimo sarebbe stata la scuola del bambino.
Oltre a loro anche i colleghi della Tper di Stefano Partigiani e il sindaco di Portomaggiore Nicola Minarelli, paese nel quale ha lavorato in veste di insegnante la madre Graziella. Che ha deciso di ricordare il figlio con le parole della poesia ‘I figli sono come gli aquiloni’ di Erma Bombeck.
“Abbiamo il cuore straziato dal dolore – ha affermato nella sua omelia don Mauro Ansaloni, che ha officiato il funerale -, e dobbiamo fare qualcosa per alleviare almeno un po’ il dolore dei genitori. Ci troviamo impotenti, incapaci di dire quello che il cuore vorrebbe dire. Vi dia un po’ di forza sapere che non siete soli: qui ci sono gli amici di Filippo, i vostri colleghi, i vostri amici veri. Sono stati giorni difficili ed è un momento difficile: la morte di un bambino è un mistero grande ed è arrivata quando Filippo stava per spiccare in volo verso il suo futuro”.
Dopo un lunghissimo applauso, Filippo Partigiani è stato salutato con il volo di tanti palloncini e di un aquilone.
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