Vigarano
27 Giugno 2018
Finisce davanti a un tribunale collegiale con l'accusa di tentato omicidio l'uomo che spifferò il progetto di Mauro Fabbri per far uccidere Lucia Panigalli

Svelò il piano del compagno di carcere per uccidere la ex, rinviato a giudizio

di Redazione | 3 min

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Mauro Fabbri – la mente criminale – e il presunto braccio armato erano stati assolti in abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare. Servirà invece un processo davanti a un tribunale in composizione collegiale per conoscere le sorti del (presunto) mediatore: Dobrev Stanev.

Parliamo della vicenda del tentato omicidio di Lucia Panigalli, la donna di Vigarano Mainarda, oggetto delle attenzioni criminali del suo ex compagno Mauro Fabbri che, dal carcere, tramò per farla uccidere. Il suo tramite con l’esterno fu proprio Dobrev, suo compagno di carcere, al quale secondo l’accusa promise e poi concesse 25mila euro e un trattore per attivare il figlio Stanev (anche lui assolto) e commettere il delitto. Dobrev spifferò tutto al magistrato di sorveglianza, da lì partirono le indagini, le intercettazioni e le incriminazioni per tutti e tre.

Dobrev però non venne giudicato insieme agli altri, essendo in Bulgaria per rispondere di altre accuse. Ora che è tornato – detenuto nel carcere di Forlì – si potrà procedere anche contro di lui. Il gup Carlo Negri martedì mattina (26 giugno) ne ha disposto il rinvio a giudizio davanti al collegio, prima udienza fissata per il 21 novembre. L’accusa è quella di tentato omicidio premeditato pluriaggravato.

Da destra: gli avvocati Giacomo Forlandi e Eugenio Gallerani, Lucia Panigalli, il sindaco Barbara Paron e l’avvocato Francesca Ravagnan

Soddisfazione giunge dall’avvocato Eguenio Gallerani che con il collega Giacomo Forlani rappresenta la signora Panigalli: “Siamo contenti perché finalmente si potrà ridiscutere questa vicenda davanti a un tribunale collegiale, con le intercettazioni, ascoltando i carabinieri che fecero le indagini e le intercettazioni, oltre che gli stessi Dobrev e Fabbri, se decideranno di parlare”.

Come si ricorderà anche per l’impatto mediatico che ebbe la vicenda, il gup Silvia Marini assolse Fabbri e Stanev (con una sentenza che è stata appellata dalla procura di Ferrara) sulla base dell’articolo 115 del codice penale che esplicitamente esclude che due o più persone possano essere condannate per il solo fatto che tra loro ci sia un accordo allo scopo di commettere un reato ma poi questo non venga commesso. Venne in sostanza accolta la tesi difensiva, ovvero che Fabbri venne ingannato da Dobrev che gli fece credere di essere pienamente intenzionato a eseguire il delitto, così da potersi intascare i benefici promessi dal 56enne di Bondeno, per il quale il giudice ha stabilito una misura di prevenzione da applicarsi quando finirà di scontare in carcere la sua attuale pena, sempre per violenze nei confronti della signora Panigalli.

Proprio quesi benefici – i soldi e il trattore – saranno probabilmente un punto cruciale: fin dall’inizio la procura e la parte civile hanno contrastato la tesi difensiva di Fabbri, perché Dobrev li ricevette dopo aver spifferato tutto al magistrato di sorveglianza, convinto forse di non aver ottenuto nessuno sconto di pena come invece si sarebbe aspettato per via della ‘confessione’. Anche davanti pm che lo sentì durante le indagini giustificò infatti la ricezione dei 25mila euro e del trattore come di un prestito o di un regalo da parte di Fabbri, senza collegarli direttamente all’accordo per l’omicidio e all’intenzione di fargli credere di volerlo commettere. E sempre dopo la sua ‘soffiata’ vennero registrate conversazioni telefoniche dal contenuto quantomeno dubbio.

Sarà tutto materia per i giudici del nuovo processo.

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