Fiscaglia
15 Giugno 2018
La donna morì cadendo con l'auto nel Po di Volano in un punto in cui mancava il guardrail. La difesa punta a sostenere l'ipotesi del suicidio.

Strada senza guardrail, la procura chiede 8 mesi per l’ex sindaco di Migliaro

di Daniele Oppo | 3 min

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Una mostra storico-documentaria dell’Antifascismo e della Resistenza

L'Anpi di Fiscaglia in collaborazione con il Comune, nel contesto delle celebrazioni del 79esimo anniversario della Liberazione, ha allestito una mostra storico-documentaria dell'Antifascismo e della Resistenza nel comune di Migliarino e Migliaro che sarà inaugurata sabato 20 aprile alle ore 10.30 presso l'ex Teatro Severi a Migliaro

Il guardrail era mancante da tempo, ma l’allora sindaco di Migliaro «ha omesso di attivarsi, è rimasto inerte». E per colpa di quella barriera assente, Ornella Botti ha perso la vita finendo con l’auto nel Po di Volano nell’aprile 2012.

Per questo la procura (in aula la vpo Elisa Bovi) ha chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione per Marco Roverati, ex primo cittadino alla sbarra per omicidio colposo. Con lui sono imputati gli ex assessori ai Lavori Pubblici Daniele Frignani (2010-2013), Massimo Uba (2004-2009) e Roberto Uba (2009-2010). Per loro la procura ha chiesto l’assoluzione, perché «non è emerso che fossero a conoscenza della necessità di ripristinare il guardrail (tolto nel 2008 per dei lavori sull’argine e risistemato solo dopo la tragedia, ndr)» e, comunque, «non avevano alcun potere autonomo, tanto meno di spesa».

Il sindaco, invece, aveva avuto più segnalazioni, sia scritte che orali, dalla dirigente Ilaria Simoni (assolta in via definitiva in un separato giudizio), ma «si limitò a sollecitare la Regione affinché fosse lei a procedere, cosa che poi si è rivelata del tutto priva di fondamento», senza dare indicazioni per il ripristino, né per una variazione di bilancio per provvedere alla spesa straordinaria.

«Solo una condotta abnorme della persona offesa spezzerebbe il nesso causale», ha evidenziato la vpo Bovi, concludendo che non può farsi credito, in base all’istruttoria, alla tesi della ‘caduta volontaria’.

Ma è proprio qui che si concentra la difesa di Roverati, sostenuta dall’avvocato Massimo Bissi, che incasella una serie di circostanze fattuali per dimostrare che l’ipotesi della volontarietà, dunque quella del suicidio, non può essere affatto scartata: la borsetta della signora Botti ritrovata in strada, l’anomalo angolo di caduta dell’auto – «compatibile o con una partenza da ferma» -, l’assenza di tracce di frenata, il fatto che la signora aveva ancora la cintura allacciata e che «non ci sono segni per dedurre che la signora abbia in qualche modo tentato di salvarsi», il fatto che il medico legale avesse escluso un malore precedente alla morte per annegamento e, infine, le condizioni di salute della signora, che soffriva di depressione ed era in cura per questo.

La difesa di Roverati ha esplorato anche l’altra questione, quella della competenza per il finanziamento e l’esecuzione dei lavori, sottolineando come – a parte una nota del 2008 – dall’ufficio tecnico non sia mai arrivato il necessario input formale alla giunta per predisporre una variazione di bilancio e autorizzare i lavori se considerati di amministrazione straordinaria, sottolineando però che quello era «un intervento di ordinaria amministrazione, come indicato da tutti i testimoni qualificati e dalla giurisprudenza amministrativa», dunque materia per l’azione diretta da parte dell’ufficio tecnico.

Il giudice Vartan Giacomelli ha aggiornato l’udienza per le eventuali repliche al 10 luglio, data in cui arriverà anche la sentenza.

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