Fiscaglia
25 Maggio 2018
L'ex primo cittadino di Migliaro si è sottoposto all'esame nel processo che lo vede imputato per omicidio colposo

“Nessuno mi ha segnalato pericolosità”. La versione dell’ex sindaco sulla morte di Ornella Botti

di Daniele Oppo | 2 min

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Una mostra storico-documentaria dell’Antifascismo e della Resistenza

L'Anpi di Fiscaglia in collaborazione con il Comune, nel contesto delle celebrazioni del 79esimo anniversario della Liberazione, ha allestito una mostra storico-documentaria dell'Antifascismo e della Resistenza nel comune di Migliarino e Migliaro che sarà inaugurata sabato 20 aprile alle ore 10.30 presso l'ex Teatro Severi a Migliaro

Fiscaglia. Da una parte chi riteneva il ripristino del guardrail di via Travaglio lavori di straordinaria manutenzione, dall’altra chi riteneva fossero lavori ordinari. Un buco nero burocratico,  dentro il quale – ed è l’unica certezza – è però fatalmente caduta Ornella Botti, la donna finita con l’auto nel Po di Volano, e così deceduta nell’aprile del 2012.

Se nelle scorse udienze del processo per quella morte l’allora funzionaria comunale Ilaria Simoni (già imputata e poi assolta in via definitiva in un diverso procedimento) aveva spiegato che, per lei, il ripristino del guardrail (tolto nel 2008 dal servizio tecnico di bacino durante i lavori per una frana e non riposizionato) era un lavoro straordinario, che richiedeva l’ok della giunta comunale, è stato l’ex sindaco Marco Roverati – imputato per omicidio colposo insieme agli ex assessori ai Lavori Pubblici Daniele Frignani (2010-2013), Massimo Uba (2004-2009) e Roberto Uba (2009-2010) – a spiegare la sua versione dei fatti.

“La Simoni ha battezzato quell’intervento come manutenzione straordinaria – ha spiegato Roverati al giudice Vartan Giacomelli -. A mio avviso non lo era e c’erano le risorse a bilancio, era una manutenzione ordinaria”. “Dal mio punto di vista era un intervento programmabile – ha aggiunto in un altro passaggio -, c’erano a bilancio le risorse a cui poter attingere”.

L’ex primo cittadino – difeso dall’avvocato Massimo Bissi – ha ricordato come, nel 2008, dopo la segnalazione formale di Simoni, si attivò istantaneamente per chiedere alla Regione il ripristino del guardrail, ricevendo una risposta negativa nella primavera del 2009. Nessuno dall’ufficio tecnico gli sottopose mai un progetto per quel ripristino, necessario affinché la giunta approvasse i lavori straordinari (effettuati solo dopo la morte della signora Botti). Roverati ha anche negato quanto affermato dalla Simoni, ovvero che più volte lei gli aveva ricordato in incontri informali la necessità di provvedere alla sistemazione di quel tratto di via Travaglio: “Escludo che la Simoni mi abbia fatto tutte quelle sollecitazioni”. E, soprattutto, “nessuno mi ha segnalato la pericolosità dell’area in assenza del guardrail”.

L’altro imputato che ha scelto di sottoporsi all’esame è stato l’ex assessore Frignani (difeso dall’avvocato Carlotta Bentivoglio), che ha spiegato che nessuno gli aveva mai detto niente e che, comunque, lui era un assessore senza portafoglio e, dunque, senza possibilità di spesa.

Prima di loro è stato sentito l’ingegner Davide Tuzzi, che ha eseguito un esperimento giudiziale sulla questione della borsetta della signora Botti e ha sostenuto, in sostanza, che molto probabilmente lei stessa l’abbia volontariamente poggiata a terra, sull’asfalto  dove è stata trovata, o l’abbia comunque lanciata volontariamente fuori dal finestrino.

L’udienza è stata aggiornata al 14 giugno.

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