Tra un mese e un giorno, il 2 luglio, sarà l’anniversario della morte di Marcello Cenci. E l’avvicinarsi di questa terribile data tormenta il padre, Mario Cenci, che deve affrontare lo strazio di un processo non ancora iniziato e la consapevolezza che, indipendentemente dalla sentenza, il killer di suo figlio avrà ancora una possibilità. Avrà la vita, negata al suo Marcello. Avrà l’abbraccio dei suoi genitori, negato a chi non ha più un figlio da abbracciare.
Una riflessione atroce che lo ha portato a un pensiero ancora più angosciante. “Ho addirittura imparato ad invidiare i genitori dell’assassino di mio figlio – scrive il padre del 32enne strangolato dall’amico e coetaneo Eder Guidarelli -. Loro, qualunque sia il risultato del processo, hanno la certezza di poter riabbracciare il loro figlio, l’assassino di mio figlio, io ho solo la certezza di “ritrovarlo” morto sempre e solo al cimitero”.
“Forse preferirei che mio figlio fosse l’assassino, non la vittima – constata uno straziato Cenci -; questo vorrebbe dire che sarebbe ancora vivo. Forse potrei così rendermi conto di aver commesso errori nella sua educazione e nel suo inserimento sociale, forse potrei finalmente aiutarlo ad affrontare il resto della vita come un essere umano in mezzo agli esseri umani, io al contrario… realmente ho solo e per sempre una lapide su cui piangere. Sì, invidio i genitori di un assassino, loro comunque hanno un futuro anche se complicato e difficile, io ho solo la morte”.
È la conclusione di una lunga e toccante lettera che parte proprio dall’avvicinarsi del 2 luglio, “l’anniversario della morte di mio figlio Marcello: non ho ovviamente nulla da festeggiare ma mi piacerebbe molto ricordarlo, ricordarlo semplicemente come un giovane ragazzo di 32 anni. Un ragazzo di 32 anni ucciso strangolato dal coetaneo Eder Guidarelli dopo un anno di stalking e di violenze bestiali, dopo diverse denunce alle autorità e senza che nessuno abbia fatto nulla per impedire/evitare questa morte annunciata. Non so bene cosa voler proporre per l’occasione o forse, come il 6 luglio dello scorso anno, pochi giorni dopo la sua morte, potrebbe essere sufficiente una birra dal pakistano in piazza Ariostea tra e con gli amici per ricordare Marcello“.
“E’ passato un anno, undici mesi per la precisione da quando una mano assassina ha ucciso mio figlio Marcello e, a quanto mi dicono i miei avvocati, “forse presto” ci sarà il processo – confida il genitore -. Per ora, gli avvocati danno per scontato che non ci potranno essere scarcerazioni preventive per decadenza dei termini di detenzione preventiva, prima di un giusto processo. Per ora, precisano i miei avvocati, ed è comparso sulla stampa, ci sono “atti giudiziari che congelano la custodia in cella, e fissano la celebrazione dell’udienza preliminare” del processo a breve. Speriamo sia così”.
Il padre ripercorre questi undici mesi di sofferenza. “Ho vissuto la tragedia segnata dalla mancanza fisica di mio figlio Marcello, la disperazione mia e della mia famiglia e la sofferenza interiore continua. Una tragedia diversa per me padre e per mia moglie, madre; sì diversa per padre e madre. Straziante, impossibile per la madre, per ogni madre; ho subito un insieme di sollecitazioni continue, ossessive. Dai primi momenti quando da soli (io e la mia famiglia) abbiamo rimpatriato il corpo di mio figlio Marcello, devastato dall’assassino e dalla autopsia della Spagna; il “sequestro” successivo da parte dell’autorità italiana del corpo di Marcello per ulteriori verifiche e autopsie; il funerale religioso officiato dopo venti giorni dalla sua morte”.
“Ho scoperto il significato di alcuni termini legali specifici e le tempistiche infinite della legge stessa – prosegue Mario Cenci -; ho verificato sulla mia pelle i costi della giustizia medesima (le parcelle legali, le perizie, le controperizie, i pignoramenti, i ricorsi, compreso il mancato pagamento di una provvisionale a mio favore e della mia famiglia emessa dal tribunale di Ferrara per il processo di stalking, derivato dalla “mancanza di volontà di adempiere di Eder e della sua famiglia). Tra l’altro vorrei evidenziare che alla documentazione inerente l’omicidio di mio figlio sono associati, così mi riferiscono i miei avvocati, una decina tra cd e dvd del pm e della difesa le cui copie mi costano 320,48 euro l’una. Sì, una copia di un cd mi costa € 320,48 euro e non posso e non voglio rinunciare a nessuno di questi documenti informatici perché potrebbero essere importanti e influire sulle attività processuali e la giustizia verso mio figlio Marcello”. Ma soprattutto “ho imparato a dover vivere senza mio figlio Marcello”.
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