Goro
26 Maggio 2018
Spunta il nome di un teste mai sentito e di un'informativa dei Carabinieri dove si individuarono 8 presunti colpevoli e l'ambiente già nel 1996

Il caso Willy Branchi riaperto ufficialmente. “Siamo certi di arrivare alla verità”

di Redazione | 3 min

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di Simone Pesci

Il caso Willy Branchi non sarà chiuso. Il gip del tribunale di Ferrara ha accolto la richiesta di opposizione all’archiviazione fatta dall’avvocato Simone Bianchi perché “ritiene opportuno svolgere ulteriori indagini per arrivare agli assassini”, rivela il legale della famiglia Branchi.

Bianchi – che espone le foto del viso martoriato che mostra la “brutalità con la quale Willy è stato assassinato e abbandonato nudo, come un animale, sull’argine del Po di Goro nel 1988” – è riuscito a far tenere il caso sotto i riflettori puntando su tre motivi.

“Innanzitutto – spiega – c’è un teste mai sentito che avrebbe riferito di essere a conoscenza di particolari fondamentali sull’omicidio. E’ un nominativo conosciuto, che però nessuno si è mai preso il disturbo di ascoltare”.

Spunta poi un’informativa dei carabinieri del 1996 – oggetto di un’interrogazione parlamentare nel 2015 ancora senza risposta -, nella quale si “individuarono 8 possibili responsabili e l’ambiente nel quale fu compiuto l’assassinio”. All’ambiente – pedofilia – ci si arrivò quasi 30 dopo e la famiglia, e il legale, si chiedono allora “come mai questa indagine non è stata mai inoltrata alle autorità giudiziarie. Nel 1996 la riesumazione della salma di Willy avrebbe permesso di trovare un corpo meno deteriorato e di rendere più efficaci le indagini. Ci devono anche dire perché nemmeno gli ufficiali che si sono succeduti nel tempo hanno tirato fuori questo documento”.

L’avvocato Bianchi si concentra anche sulle figure di don Tiziano Bruscagin – che durante una intervista a Nicola Bianchi del ‘Carlino’, senza sapere di essere registrato, fece i nomi di presunti colpevoli salvo poi ritrattare -, del pescatore pensionato Carlo Selvatico e non solo. “Ritengo che la posizione di Bruscagin vada approfondita, mentre Selvatico a luglio sarà a processo per falsa testimonianza. Nel mio atto ho fatto richiesta di iscrivere nel registro degli indagati coloro che hanno costruito false informazioni o favorito qualcuno. Purtroppo la barriera di omertà non riguarda solo Goro: c’è un professionista della provincia che in passato ha avuto contatti con quella realtà che potrebbe darci elementi per portarci dritti al colpevole e che ho chiesto venga iscritto nel registro degli indagati”.

Nel caso don Bruscagin avesse intenzione di opporre ai magistrati il segreto confessorio su fatti e persone legate all’omicidio, il gip segnala la possibilità di interpellare le autorità ecclesiastiche per informarle di eventuali violazioni del Diritto canonico.

Grazie alla riapertura ufficila del caso dopo 30 anni, Bianchi si dice “certo di poter arrivare alla verità, perché siamo vicini”. E se “quelli che ci hanno aiutati in 30 anni si contano sulle dita di una mano”, e quelli che mentirono “continuano a farlo”, il legale e la famiglia sono convinti che “iscrivere alcune persone, 5-8 unità, nel registro degli indagati potrebbe far cambiare il loro atteggiamento”.

“Don Bruscagin – sostiene Luca Branchi, fratello di Willy – secondo me sa molte cose: ha fatto il funerale a Willy e a mio padre, non può far finta di niente e la Chiesa dovrebbe farsi sentire. Stiamo aspettando risposte da lì e dall’interrogazione parlamentare sull’informativa dei carabinieri del 1996, abbiamo diritto ad avere delle risposte, o siamo considerati una famiglia di serie B?”.

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