Comacchio
25 Aprile 2018
Comacchio capofila del progetto finanziato dall'Aics e sostenuto da Consorzio Sì, Santa Caterina da Siena e Avsi

Specialitaly Palestina, oltre la cooperazione per soddisfare i “veri bisogni della comunità”

di Redazione | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

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È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

di Giuseppe Malatesta

Comacchio. “Quando la cooperazione internazionale va oltre il sostegno materiale e fonda le sue basi sui rapporti umani di amicizia, allora diventa speciale”. Specialitaly Palestina è innanzitutto questo, un progetto di sviluppo della ‘Terra Santa’ che parte dal consolidare un patto di amicizia già siglato nel 2015 con il villaggio di Beit Sahour, mettendo in atto azioni strategiche che puntano “non tanto a fornire soluzioni a bisogni che non esistono, ma ad imparare i reali bisogni della popolazione locale vivendoci assieme”.

Promosso dal Comune di Comacchio, ente capofila, il progetto finanziato (con circa 800 mila euro) dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo si avvale della collaborazione di partner navigati nell’assistenza socio educativa, dei ferraresi Consorzio Sì e Aps Santa Caterina da Siena e della Fondazione Avsi.

Intervenendo per macro azioni, Specialitaly Palestina metterà in campo le migliori risorse – anche umane – per favorire una reciproca promozione delle tradizioni culturali e gastronomiche, nonché allo sviluppo del settore turistico a Betlemme e alla creazione di possibilità lavorative per disabili. Oltre a Comacchio, anche i Comuni di Chioggia (Ve) e Lavello (Pz) aderiscono al medesimo progetto.

Uno degli interventi di maggiore impatto per la comunità palestinese si concretizzerà nella ristrutturazione delle abitazioni di alcune abitazioni di Beit Sahour, le stesse che tanti autoctoni preferiscono vendere per abbandonare il Paese. “Una casa trasformata in un piccolo albergo diffuso gestito dalle famiglie stesse, permetterà loro di avere un motivo in più per restare” spiega Enrico Tiozzo (Consorzio Sì).

Un modo per essere attivi nel settore dell’accoglienza turistica, o nella piccola ristorazione come nel caso dei disabili: il progetto mira a renderli autosufficienti con ausili e dotazioni sanitarie che gli permetteranno di cimentarsi con attività di catering e laboratori di cucina, “di esprimersi lavorando” quindi. “Esportiamo – aggiunge Tiozzo – secoli di tradizione e i valori che hanno reso l’Italia famosa nel mondo: ospitalità, cucina e carità”.

Coordinatrice della attività in loco sarà Claudia Terragni, consulente pedagogico del Comune di Milano. Per lei pronta un’aspettativa dal lavoro: “Mi hanno convinta a partire, sono colpita dal fatto che si vada ad intervenire su bisogni reali di questa gente”. A valere sarà inoltre l’esperienza di Ettore Soranzo, ingegnere a lungo al lavoro in Palestina e collaboratore di Consorzio Sì: “Questa cooperazione è riuscita a distogliermi dai miei ruoli tecnici, stupendomi non poco: stavolta nessuno va lì ad insegnare ai palestinesi cosa devono fare e come, ma si instaura un rapporto tra pari, di amicizia sincera”.

Un entusiasmo condiviso da Jiries Qumsiyeh, direttore del Ministero del turismo e dell’antichità palestinese (“Si potrà dare una possibilità concreta ai cristiani palestinesi di restare nella terra in cui è nato il cristianesimo, pur affrontando quotidianamente una situazione politica ed economica non facile”) e dell’amministrazione comunale comacchiese. “Un progetto che può solo crescere – secondo l’assessore alla cultura Alice Carli – e che ha il suo punto di forza nel coinvolgimento diretto delle comunità coinvolte”. Per l’assessore Pattuelli (Turismo) “dai palestinesi possiamo imparare anche un nuovo valore dell’accoglienza, basato sul vivo scambio culturale e non su una visita turistica ‘piatta’. Il turismo ‘vissuto’ è un valore aggiunto.

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