Attualità
15 Aprile 2018
La scrittrice nel presentare l'ultimo libro: "In uno scenario come quello di oggi è meglio essere vecchi"

Lidia Ravera e il confronto fra generazioni: “Mi fanno pena i giovani di oggi”

di Redazione | 2 min

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di Simone Pesci

“La vecchiaia è libertà, leggerezza. Sai un sacco di cose, eviti di perdere tempo con quelle inutili e fai solo quelle essenziali: non abbiate paura e vivete con la curiosità del viaggiatore”. E’ questo il consiglio che Lidia Ravera, giornalista, scrittrice – e già assessore alla Cultura e allo Sport della regione Lazio guidata dal 2013 dal presidente Nicola Zingaretti – dà a coloro che stanno vivendo il primo e il secondo tempo della vita. Ravera parla da persona già entrata nella terza età, e con cognizione di causa, perché “Terzo Tempo” (ed. Bompiani) è il terzo libro che scrive sul tema della vecchiaia.

L’ultima fatica letteraria della giornalista vuole essere, nei contenuti, contro gli stereotipi che vedono gli anziani inariditi fisicamente e mentalmente. Nel parlare del terzo tempo, Ravera, lo definisce molto simile “all’adolescenza, perché anche durante la vecchiaia vedi il corpo cambiare, e vuoi stare con le persone che condividono la tua stessa condizione”.

Da qui al confronto generazionale il passo è breve. L’autrice paragona soprattutto quelli come lei, che hanno vissuto da adolescenti il 1968 e gli anni Settanta, e quelli di oggi, definiti almeno un paio di volte “poverini”. “Noi – spiega Ravera -, avevamo fiducia nella possibilità di cambiare le cose. Mi fanno un po’ pena i giovani di oggi, hanno i neuroni freschi, tanta energia e il corpo va a mille; in uno scenario così, però, è meglio essere vecchi. Oggi sono più intelligenti di come eravamo noi, ma cosa se ne fanno? Subiscono, non trovano una collocazione e non si sentono forti per rovesciare il tavolo”.

“Mi fanno un po’ pena”, è un’affermazione che ricorre perché se è vero che “la parola libertà era importante per noi perché vivevamo in famiglie repressive che stabilivano delle regole”, ora è molto “più difficile per i figli staccarsi dai genitori”.

Un altro aspetto che Lida Ravera sottolinea è quello della differenza di genere: “Gli uomini non devono per forza essere belli, la mostrificazione ne risente di meno, al contrario della donna che deve sempre rimanere bella. E se la donna diventa meno bella gli uomini non ce la fanno e si servono sul vassoio delle altre due generazioni”.

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