Goro
16 Aprile 2018
Il risentimento dell'imprenditore Scabbia: "Continuano a metterci i bastoni tra le ruote, apriremo forse tra due anni"

Aprire il Faro? “Forse sto facendo un dispetto a qualcuno”

di Redazione | 3 min

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Goro. Un mix di burocrazia lumaca e vincoli paesaggistici stanno mettendo i bastoni tra le ruote all’ambizioso progetto di recupero e ridestinazione del Faro di Gorino, simbolo di uno scorcio di provincia incontaminato e vergine. Fin troppo, considerato che la realizzazione della struttura ricettiva prevista dalla società che un anno fa si aggiudicava il recupero (la bolognese Dieci Cento Mille Pensieri Srl) è in stand by da mesi, dopo le difficoltà oggettive di dotare la zona degli impianti elettrici e idrici necessari all’impresa.

Non nasconde la rabbia Erik Scabbia, titolare della ditta: “Le problematiche sono infinite, a partire dalla corrente elettrica: chi ha fatto il cambio di destinazione d’uso ha dimenticato che doveva sorgere una struttura ricettiva”. A carico di Scabbia è prevista l’istallazione di una cabina elettrica che poi sarà ‘potenziata’ da Enel. “Nel frattempo abbiamo già versato 17 mila euro, per impiantare la cabina serviranno 6 mesi ‘burocratici’, poi a Enel un anno per l’adeguamento. A questo punto inutile promettere di aprire nella primavera 2019, parliamo di 2020. Ma l’intenzione era partire quest’anno: ho già perso due anni”.

Pesante anche la situazione dei permessi di concessione di spiagge, canali e accessi per consentire l’arrivo via acqua all’Isola dell’Amore e quindi al Faro, “che la gente deve poter vivere. Sono mesi che presentiamo e rinnoviamo richieste alle autorità e al Comune di Goro, ma incredibilmente se prima erano tutti entusiasti e disponibili, oggi fanno un sacco di storie” afferma Scabbia. Come se non bastasse, sussiste il problema idrico: “Serve consentire la depurazione dell’acqua di mare. Anche qui la trafila di permessi è immensa, e a quanto pare ostacolata”.

“Sono arrivato a pensare – chiarisce e attacca duramente l’imprenditore – che sto facendo dei dispetti a qualcuno a voler aprire il Faro, anche perché si vanno a toccare delle strutture abusive che reggono da anni e di cui l’ufficio tecnico non sembra preoccuparsi: mi hanno risposto “farai come hanno fatto quelli prima di te. Non so cosa aspettarmi”.

Foto di Carlo Pelagalli

Scabbia, non lo nasconde, ha esaurito la pazienza. “Non so più cosa fare, bisogna cominciare a farsi la guerra? Il sindaco non vede l’ora di aprire? È un ‘puffarolo’: di recente abbiamo chiesto al suo ufficio tecnico di partire con la pulizia dei canali e mi hanno intimato di non entrarci con alcuna draga, pena una denuncia. Continuano a metterci i bastoni tra le ruote su ogni cosa e a dirci di stare tranquilli. Quando li ho conosciuti un anno fa sapevamo benissimo di cosa avessimo bisogno per partire, ma ancora è tutto fermo. Stiamo parlando di un progetto che sulla carta costava 200 mila euro, ora sembra non ne bastino 450. Per il loro modo di vedere è come se dovessimo costruire un grande supermercato senza costruire parcheggi. Chi dovrebbe fermarsi?”.

“Sono ancora in attesa di risposta dopo un confronto avuto a febbraio con il sindaco Diego Viviani, con assessori e consiglieri, che mi hanno nuovamente tranquillizzato: peccato non ci siano novità”. Un incontro a cui prese parte anche il consigliere comunale e provinciale di opposizione Gino Soncini, che oggi scende a sostegno del progetto: “Anche quest’anno non potremo ammirare e vivere uno dei più bei luoghi della nostra regione, per burocrazia e vincoli eccessivi che sono un continuo freno allo sviluppo economico e del turismo di un territorio dalle grandi potenzialità turistiche, in grado di creare nuova occupazione, non solo nel periodo estivo ma tutto l’anno”.

“In una provincia fanalino di coda della regione (dati Ires) non ci possiamo permettere di perdere questa occasione. Rivolgo un accorato appello a tutte le istituzioni che hanno a cuore questa nostra terra e al presidente Stefano Bonaccini perché si possa sbloccare tutto”.

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