Vigarano
24 Febbraio 2018
L'ex ministro per l'Integrazione ospite a Vigarano per parlare di Africa, Europa cooperazione e sviluppo territoriale

Kyenge: “Sull’integrazione enti locali fondamentali, hanno tanto da insegnare”

di Redazione | 4 min

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di Davide Soattin

“I cambiamenti degli ultimi anni, oltre che interessare il territorio e l’Italia, devono mettere a conoscenza le persone della presenza di un percorso in grado di rafforzare il legame tra Unione Europea e Unione Africana avente, come punti principali, le città, la cooperazione allo sviluppo decentrata e l’incontro tra popoli con l’obbiettivo di rafforzare le capacità degli individui e fornire una risposta all’uscita dalla crisi, sempre nel rispetto di entrambe le parti”.

Con le parole dell’europarlamentare del Partito Democratico Cécile Kyenge, incentrate e focalizzate sull’importanza dell’integrazione, della comunicazione e della comprensione tra diverse culture, si è aperta la serata-incontro presso il centro multimediale di Vigarano Mainarda, dal titolo “Europa e Africa: il futuro della cooperazione e le opportunità del territorio”, organizzata dalla Conferenza delle Donne Pd e inserita all’interno della lista di eventi in programma per sostenere la candidatura di Barbara Paron.

Rotto il ghiaccio con una platea poco numerosa – complice la scarsa se non nulla pubblicità dell’incontro a cui si è aggiunto il maltempo -, l’ex ministra all’Integrazione si è voluta subito soffermare sulla situazione attuale e sullo scenario sociale, economico e politico in cui tergiversano i vari Stati africani, sottolineando la necessità di mantenere un approccio e una visione d’insieme eterogenea nei confronti delle diverse realtà presenti: “Sono stata in quasi tutti questi Paesi e svariati sono i temi e le problematiche da approfondire per ognuno di loro. Un esempio, lo possono rappresentare il razzismo e la xenofobia presente in Sudafrica, piuttosto che il problema del petrolio, della disuguaglianza e della criminalità organizzata in Nigeria o quello dello sfruttamento di donne e bambini nella ricerca del coltan e del cobalto in Congo attraverso cui, proprio a questo proposito, abbiamo cominciato a lavorare sulla tracciabilità obbligatoria dei minerali per sapere che fine fanno e spezzare la catena della violenza. Diversa, invece, la situazione in Ghana e Rwanda, due paesi democraticamente avanzati e protagonisti di enormi cambiamenti positivi negli ultimi anni. Più in generale, per ciò che riguarda i flussi migratori, c’è da dire, come pochi raccontano, che su dieci persone che si muovono in Africa, una sola raggiunge l’Europa, mentre, le restanti nove girano sul territorio”.

Successivamente, dopo aver immaginariamente attraversato il Mediterraneo, lo sguardo del primo ministro afroitaliano nella storia della Repubblica si è rivolto sul Vecchio Continente e sugli impegni e le modalità d’azione in politica internazionale, soprattutto in merito ai rapporti intrapresi e da intraprendere con le principali potenze economiche mondiali e il suo ruolo attuale: “L’Europa deve recuperare la sua leadership e lo deve fare partendo dai suoi valori, dalla solidarietà e dall’equa ripartizione delle responsabilità. Lo deve fare risolvendo i propri problemi. Non è lo stesso discorso della Cina che, contrariamente a noi, non guarda ai diritti umani. Attenzione, però, perché se gli Stati membri non impareranno a parlare ed avere un’unica visione e un’unica voce, sarà difficile fare fronte a questi Paesi emergenti e, di conseguenza, lo sarà anche nel momento in cui si parlerà di una posizione forte dell’Ue all’interno di uno scenario mondiale. Dobbiamo parlare di una politica unica, abbiamo sempre fatto fatica, ora ci stiamo lavorando anche con l’apporto di Federica Mogherini. Dal punto di vista della difesa invece, come si sa, facciamo parte della Nato. Al suo interno non abbiamo molta autonomia, gli americani con Trump dettano le regole e fanno la voce grossa. È necessario che si cominci a pensare ad un proprio organo di difesa. Sono tutti punti presenti sull’agenda e su cui discuteremo a breve”.

In chiusura, prima di fermarsi e concedersi alle strette di mano, alle domande e alle curiosità dei presenti sul futuro del Paese e sull’esito del voto post 4 marzo, la deputata congolese ha voluto spendere qualche parola in merito alla delicata questione riguardante il binomio territorio-accoglienza, ponendo l’attenzione sul “progetto approvato pochi mesi fa dall’Italia per poter accogliere piccoli gruppi sul proprio suolo” e facendo notare come “nonostante il pessimismo generale degli italiani, il nostro Stato sia più avanti in tantissime cose rispetto agli altri membri”. Il sistema che permette l’integrazione sul territorio infatti, secondo la relatrice, dovrebbe “essere un modello da condividere poiché gli enti locali sono fondamentali e hanno tanto da insegnare” come fondamentale, magari più avanti, potrà essere “fare un censimento delle cattive pratiche in modo da eliminarle e cominciare a lavorare sempre di più su quelle che possono diventare dei modelli utilizzabili, grazie al contributo delle risorse europee o dei fondi strutturali che potranno accompagnare ed assistere il territorio senza lasciarlo solo”.

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