Codigoro
19 Febbraio 2018
"Contiamo in un giudizio severo ma che tenga in considerazione il suo pentimento, la buona condotta e la confessione del delitto"

Pontelangorino. I genitori di Manuel: “Per nostro figlio minimo 20 anni di carcere”

di Redazione | 4 min

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di Giuseppe Malatesta

Pontelangorino. “Speriamo in una pena giusta, equilibrata, che non pensi ad accontentare l’opinione pubblica: vent’anni minimo, ma ci auguriamo meno”. Per Rudi e Monica Sartori è un’attesa dura quella della sentenza di rito abbreviato che martedì 20 febbraio deciderà le sorti del figlio Manuel e di Riccardo Vincelli, autori del duplice omicidio premeditato di Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli.

Da Caprile, a pochi chilometri dalla villetta del delitto, i Sartori non perdono occasione per spendere parole di sostegno per Manuel.

“Ci manca molto, manca ai suoi fratelli. Sulla sua sorte non ci si sbilancia, contiamo in un giudizio severo ma che tenga in considerazione il suo pentimento, la sua buona condotta e la sua confessione del delitto senza continui cambi di versioni, senza mai contraddirsi come ha fatto invece Riccardo. Manuel è consapevole di quello a cui andrà incontro, non si aspetta nulla di buono, è pensieroso e cerca di tenersi impegnato”.

Come trascorre le sue giornate ultimamente, nel carcere minorile di Bologna?

“Tra lezioni di scuola alberghiera, lavoretti e pulizie nella struttura, visite, calcetto e varie attività non gli resta molto tempo. Meglio così, preferiamo pensarlo indaffarato. Si sta impegnando molto a scuola, avrà la sua qualifica professionale e potrà intravedere un futuro nella sua prossima vita, quella che non potrà certo rifarsi qui, ma altrove perché no. I rapporti con gli altri detenuti sono ottimali, dopo un’accoglienza particolare. Anche gli educatori hanno relazionato molto bene su di lui: speriamo ne tengano conto i giudici”.

Cosa porta Manuel ai giudici e alla giuria popolare?

“Il suo pentimento, certamente. In questi mesi ha ragionato sui suoi errori, è più consapevole e maturo. Confessare, oltre che pentirsi, è stata la cosa giusta: li avrebbero incastrati comunque. E poi Manuel non sarebbe riuscito a tenersi un peso del genere”.

I suoi amici di allora vi chiedono di lui o gli stanno vicino in qualche modo?

“Alcuni gli scrivono. Poi sente costantemente la sua ‘ragazza’, a cui ha chiesto di recapitarle dei cioccolatini e un peluche per San Valentino. Credo sia una cosa positiva per lui, è un supporto che conta molto in questo momento. Di recente le ha fatto avere due canzoni che ha registrato in carcere, due motivetti rap in cui dice di aver visto ‘la morte in faccia’, che spera che abbiano ‘pietà’ di lui e si dice ‘dispiaciuto per coloro che non ci sono più’: Nunzia e Salvatore, che ha voluto ricordare anche facendosi tatuare due croci sul polso”.

Nei giorni scorsi è stata depositato l’esito della perizia psichiatrica richiesta dai legali di Riccardo. Cosa vi aspettavate?

“Che non fosse matto lo sapevamo già (non eravamo in udienza per impegni di lavoro, non abbiamo abbandonato Manuel, chiariamolo ai malpensanti). Manuel è sempre stato un ragazzo normalissimo. Ha fatto le sue sciocchezze, dalle più alle meno banali: nel 2015 fu coinvolto in un episodio di ‘bullismo’, seguendo poi un percorso psicologico. Lui quantomeno è stato seguito, anche dalla sua famiglia”.

L’inevitabile confronto con Riccardo affiora spesso nelle parole dei Sartori.

“Non siamo nessuno per giudicare quello che succede nelle altre famiglie – dice Rudi -, ma Riccardo ha stravolto la vita di Manuel e le responsabilità non possono essere solo da una parte. Riccardo si è comportato da manipolatore, raggiungendo il suo scopo. In questi mesi ha tirato fuori cose non vere, cercando delle attenuanti e provando a passare da vittima. Tra cui la storia dell’omosessualità come movente: semmai dovesse riguardare lui non riguarda per forza Manuel. Riccardo andava seguito, hanno sempre sottovalutato i suoi disagi, farlo dormire in depandance evidentemente non poteva risolvere i problemi. Capisco anche suo fratello, che gli riconosce probabilmente una colpa imperdonabile.

Avete mai incontrato o rivisto i parenti di Riccardo?

“No, mai. Abbiamo visto lui ad ottobre in udienza. Cercava lo sguardo di Manuel ma lui non si è sentito di ricambiare. Non ha intenzione di perdonarlo, ha giocato con la sua amicizia. Riccardo – dice Rudi –  mi fa pena: se avesse raccontato a me i suoi problemi forse avrei potuto aiutare lui e Manuel a non fare sciocchezze”.

Tornando a Manuel, quale futuro si prospetta per lui?

“Probabilmente tra dieci anni avrà finito di pagare per i suoi errori. I prossimi tre anni saranno sicuramente a Bologna, poi c’è il carcere per adulti, ma speriamo possa andare in comunità (ci sono diagnosi mediche sul suo bisogno di sostegno scolastico, speriamo possano tenerne conto). Noi andiamo avanti, facendo i sacrifici che servono per lui, anche per sostenere le spese legali. La gente in questi mesi non ci ha fatto mancare vicinanza, questo per noi è importante. Ci hanno scritto persone da tutta Italia, anche uno scrittore che vorrebbe raccontare la storia di Manuel in un libro”.

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