Politica
7 Febbraio 2018
Il presidente del Consiglio degli studenti Unife: “La mia colpa è quella di essermi espresso a favore di mio padre”

Fascismo e antifascismo. Balboni Jr replica alle associazioni studentesche

Alessandro Balboni
di Redazione | 3 min

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Alessandro Balboni

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“La mia colpa è quella di essermi espresso a favore di mio padre, Alberto Balboni, candidato al Senato alle prossime elezioni del 4 marzo con Fratelli d’Italia”. Così Alessandro Balboni, consigliere comunale e presidente del Consiglio degli studenti Unife replica alle due associazioni studentesche che lo avevano invitato a chiarire  la sua posizione sull’antifascismo.

“Ho affermato letteralmente che ‘i valori dei padri camminano delle gambe dei figli’ per indicare quanto il suo esempio mi abbia spinto ad impegnarmi politicamente – osserva Balboni jr -. Caso vuole che mio padre rispondendo ad un giornalista abbia affermato di non potersi definire antifascista (tema che la sinistra fa emergere strumentalmente e puntualmente durante ogni campagna elettorale) perché avendo vissuto gli anni di piombo sulla propria pelle ricorda fin troppo bene le ingiustizie, i crimini e i morti innocenti causati con l’alibi dell’antifascismo militante. È su questo che sorge il problema per le associazioni di ultra sinistra. L’equazione che compiono è semplice e spietata: Balboni padre non è antifascista, Balboni figlio non è antifascista, quindi sono entrambi fascisti e devono essere eliminati e censurati dalla vita politica e pubblica. Nulla conta che l’impegno istituzionale di entrambi sia sempre stato ispirato al rispetto dei principi democratici, della Costituzione e delle leggi italiane.

“Ebbene – prosegue – di fronte a un termine che molto ha perso di significato storico e che oggi si usa per identificare azioni anche violente, come confermano gli atti di cronaca sulle gesta da guerriglia dei centri sociali in tutta Italia, noi preferiamo definirci non in chiave negativa, bensì in chiave positiva. Noi siamo democratici, aperti al dialogo, pacifici, rispettosi e indubbiamente inquadrati in una cornice istituzionale rispettosa della Costituzione. Allora forse c’è qualcosa di sbagliato se si afferma che non volersi dichiarare antifascisti equivale a dirsi fascisti”.

Secondo Balboni l’intervento critico delle associazioni studentesche è macchiato di “pretestuosità” e “arroganza” perché vuole “negare l’agibilità politica a chi non si schiera con quello che dovrebbe essere il pensiero unico dominante. La realtà è che non potendo attaccarmi sul mio operato, questi campioni di democrazia tentano di demonizzare la mia persona e la mia parte politica con il cavallo di Troia dell’antifascismo, sempre utile quando non si sa come chiudere la bocca all’avversario. Non cadrò in questa provocazione e continuerò a fare quello per cui sono stato eletto: lavorare per il bene dei miei colleghi studenti”.

Sulla questione – anche con un intervento più di principio che in merito alla posizione di Balboni – interviene anche Rua-Rete Universitaria Attiva, tramite Leonardo Uba: “Non ci si nasconda dietro la libertà di pensiero; essa è cosa ben diversa dallo sventolare pseudo valori macchiati del sangue delle vittime che un’ ideologia ha prodotto. Per richiamare Giacomo Matteotti diciamo: il fascismo non è un’opinione, è un crimine. Una nobile battaglia contro i fascismi non deve sfociare in una becera sfida tra tifoserie avversarie – osserva Uba -, ciascuna pronta a puntare il dito contro l’altra; a contrario, la fortuna di vivere in un Paese democratico ci porti a considerare l’idea che l’avversità alle dittature sia presupposto essenziale per ogni dibattito: ognuno col suo pensiero, ognuno libero, ognuno con voce in capitolo”.

(articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale: era stato erroneamente riportato che le associazioni Link e Adi avevano chiesto le dimissioni di Balboni. In realtà la lettera conteneva solo una richiesta di chiarimento in merito alle sue posizioni. Ci scusiamo con i lettori e con gli interessati).

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