Cronaca
1 Febbraio 2018
Il pm ha chiesto 3 anni e 8 mesi per Parpiglia e Ferrari. Per il giudice il fatto non sussiste

Ex ufficiale della Finanza e imprenditore assolti dopo 8 anni

di Redazione | 2 min

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Dopo otto anni si chiude con una doppia assoluzione il processo che vedeva alla sbarra Massimiliano Parpiglia, ex tenente colonnello della Guardia di Finanza di Bologna, e Paolo Ferrari, imprenditore ferrarese con interessi nell’abbigliamento e della commercializzazione di parafarmaci.

La vicenda nasceva dall’inchiesta Rimini Yacht, la maxi-bancarotta di Giulio Lolli che vide coinvolto Parpiglia per il reato di corruzione. Inchiesta trasferita poi, per il caso specifico, alla procura di Ferrara. Secondo l’accusa iniziale, l’ufficiale delle fiamme gialle (difeso dagli avvocati Alberto Bova e Nicola Mazzacuva), avrebbe fatto in modo di far entrare in affari il suo amico Ferrari con alcuni imprenditori (la Coop, Le Copains e il gruppo Coswell) sui quali stava effettuando delle verifiche fiscali. Ipotesi per la quale il primo pubblico ministero che si affacciò al caso chiese l’archiviazione. Richiesta però negata dal gip che impose invece l’imputazione coatta.

Il processo però subì un brusco arresto. Nell’udienza filtro davanti al gup la difesa di Ferrari (sostenuta dall’avvocato Filippo Sgubbi) presentò una questione preliminare sostenendo la nullità del capo d’imputazione perché non teneva conto delle modifiche apportate nel novembre 2012 al reato di concussione, diviso oggi nelle due differenti tipologie di concussione – “costrittiva” e “per induzione” – separate in due diversi articoli del codice penale. Richiesta accolta dal giudice che decise di rimandare gli atti al gip per la riformulazione del capo d’imputazione.

Il “secondo” processo, questa volta per il reato di induzione indebita, si è concluso ieri, con la discussione e la richiesta della pubblica accusa di condanna a 3 anni e 8 mesi. Al termine della camera di consiglio il giudice ha assolto entrambi gli imputati perché il fatto non sussiste.

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