Ritornano al giudice per le indagini preliminari gli atti del procedimento che vedono l’ex ufficiale della Guardia di finanza estense, Massimiliano Parpiglia, ex tenente colonnello della Guardia di Finanza di Bologna, e l’imprenditore ferrarese Paolo Ferrari accusati di tentata concussione nei confronti di alcune aziende.
Nell’udienza filtro davanti al giudice Marini del tribunale di Ferrara la difesa di Ferrari (sostenuta dall’avvocato Filippo Sgubbi, sostituito in aula dal collega Tommaso Guerini) ha infatti presentato una questione preliminare sostenendo la nullità del capo d’imputazione perché non teneva conto delle modifiche apportate nel novembre 2012 al reato di concussione, diviso oggi nelle due differenti tipologie di concussione – “costrittiva” e “per induzione” – separate in due diversi articoli del codice penale. Richiesta accolta dal giudice Marini che ha deciso di rimandare gli atti al Gip per la riformulazione del capo d’imputazione.
La vicenda nasce dall’inchiesta Rimini Yacht, la maxi-bancarotta di Giulio Lolli che vide coinvolto Parpiglia per il reato di corruzione, trasferita poi, per il caso specifico, alla procura di Ferrara. Secondo l’accusa, sostenuta inizialmente dalla pm Patrizia Castaldini, l’ufficiale delle fiamme gialle (difeso dagli avvocati Alberto Bova e Nicola Mazzacuva), avrebbe fatto in modo di far entrare in affari il suo amico Ferrari – imprenditore nel campo dell’abbigliamento e dei gadget – con alcuni imprenditori (la Coop, Le Copains e il gruppo Coswell) sui quali stava effettuando delle verifiche fiscali. Ipotesi da subito categoricamente smentita dalle difese e probabilmente accolta anche dalla pm Castaldini che aveva chiesto l’archiviazione non ritenendo sussistente l’ipotesi della concussione. Richiesta però negata dal gip che impose invece l’imputazione coatta e, nell’ottobre scorso, si giunse al rinvio al giudizio.
E ora si ricomincia da capo davanti a un nuovo giudice.