Politica
12 Gennaio 2018
Con le firme per la candidatura anche quelle per l'abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione, Jobs Act e legge di bilancio

‘Potere al popolo’ si presenta a Ferrara. “Costruiamo un fronte alternativo”

di Redazione | 4 min

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“Quelli che si ritrovano nelle assemblee sono i lavoratori, i precari senza diritti, i poveri, le donne vittime di discriminazione e violenze, gli studenti che non hanno un futuro, coloro che non si sono arresi. Per questo coloro che non si sentono rappresentanti hanno organizzato queste assemblee dal basso, col tentativo di costruire un fronte alternativo. Solo insieme partendo dal popolo si può sperare di fare qualcosa”.

È con questo clima di partecipazione dal basso che si è svolta giovedì sera al centro sociale ‘Il Parco’ la prima assemblea pubblica di ‘Potere al popolo’ — che ha contato una partecipazione di una quarantina abbondante di persone —, progetto-contenitore che si vuole presentare con una propria lista alle prossime politiche “per contrastare le ondate di razzismo e ignoranza, dei vari Naomo, per costruire una democrazia reale”, con le elezioni “che non sono un fine ma un mezzo per mettere al centro i propri bisogni”.

Potere al Popolo, che è formata sia da cittadini alla prima esperienza politica che da attivisti storici, si inquadra comunque nella sinistra appoggiandosi per l’organizzazione delle assemblee “che si stanno tenendo in tutte le città” e alla ricerca del capitale umano anche alle relazioni con Rifondazione Comunista e con i Comunisti Italiani.

“Le assemblee che stiamo sperimentando ci danno molta speranza”, dicono in assemblea Stefania Soriani e Chiara Pollio, promotrici di Potere al Popolo ed entrambe con un passato in Rifondazione, “e le nostre proposte sono chiare e riempono una pagina e mezzo, non centinaia, e come capolista abbiamo scelto una ricercatrice precaria — Viola Carofalo”.

Tra le proposte del Movimento “che vuole andare oltre il 4 marzo”, enfatizzano, il manifesto della lista include battaglie contro “la disoccupazione, il lavoro che sfrutta e che umilia, le guerre, i migranti lasciati annegare in mare, la violeza maschile contro le donne, un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente, i nuovi fascismi e razzismi, la retorica della sicurezza che diventa repressione”, anche se nel corso della campagna elettorale “verranno sviluppate anche le tematiche locali, con i problemi specifici dei territori e di Ferrara”. Per loro poi, che sono “una delle uniche liste che deve raccogliere 500 firme per collegio” il processo non incute preoccupazione: “È il primo passo della campagna elettorale, il primo contatto con la gente per farci conoscere e avanzare le nostre proposte”, e insieme a quelle per la candidatura il movimento raccoglierà contemporaneamente anche quelle per l’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione e del Jobs Act, contro il rincaro delle bollette e la legge di bilancio “che dà incentivi a imprese che non daranno frutti e mancette agli altri”.

“Mi dispiace moltissimo non essere lì”, dice invece in un collegamento via Skype Francesca Fornario, giornalista e attivista del movimento imposibilitata a partecipare fisicamente alla serata, passando poi subito ai temi più vivi di Potere al Popolo: “Adesso si parla di salario minimo, che sarebbe una delle ultime trovate di Renzi per i lavoratori ma che in realtà era già incluso dai tempi della legge Biagi. Prima dicono ‘adesso rendiamo il lavoro più precario poi ci occupiamo anche delle tutele’ ma ogni volta fanno sempre la prima parte e si dimenticano la seconda, lo vediamo dai tempi del pacchetto Treu. Ora dopo tre governi del Pd dicono che devono fare il salario minimo, ma l’Italia è il secondo Paese dopo la Gran Bretagna a causa della Brexit per l’impoverimento dei salari. Dobbiamo smontare questo inganno, Renzi parla del lavoro con toni che disprezzo: una settimana prima di diventare presidente della Provincia si è fatto assumere dall’azienda di famiglia per avere i contributi pagati. Lezioni sul lavoro da uno che si fa assumere per farsi pagare i contributi dallo Stato senza mai lavorare un giorno non le prendo, prima di tutto personalmente. Così com’è stato concepito è una mancetta, un modo per andare contro ai sindacati perché facendo personalmente concessioni ai lavoratori non ci sarà bisogno dell’intermediazione del sindacato”.

Dalla serata sono nate poi alcune ‘proposte di candidature’ alle politiche: Daniela Fuschini, Kiwan Kiwan, Mauro Mazzanti, Giovanni Cavassi, Giuseppe Tretola e Stefania Soriani. Infine, un ultimo appello ai giovani presenti in sala che sono intervenuti per dire la loro: “Pensateci, servono volti nuovi”.

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