Comacchio
15 Gennaio 2018
Favorevoli e contrari restano sulle reciproche posizioni. Fabbri: "Chiarimenti già forniti, miriamo a occupazione e sostegno socioeconomico del territorio"

“Ottavo Lido”, l’espressione sdoganata da una ‘svista’

di Redazione | 3 min

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Comacchio. La “mistificazione giornalistica” – tale l’aveva definita, stizzito, il sindaco Fabbri – dell”Ottavo Lido era sbarcato nell’ordine del giorno di uno degli ultimi consigli comunali, per una “svista” che non sfugge a chi dall’opposizione aveva spesso utilizzato l’appellativo per richiamare i progetti di rigenerazione della costa di futura realizzazione. Appellativo effettivamente coniato dalla stampa – ripreso spesso e volentieri da più parti, partiti e movimenti, da Ascom e Legambiente – ma mai particolarmente gradito all’amministrazione in carica.

“Non credevo ai miei occhi” ha ironizzato Sandra Carli Ballola (La città futura – Centrosinistra per Comacchio), proponente dell’interrogazione sul tema. “Avete sdoganato un’espressione per cui mi avete ripreso in passato e che avevo evitato di usare nell’interpellanza di oggi”.

“E’ solo un formalismo” ha tagliato corto il presidente del Consiglio, prima di passare alla discussione. Perché l’Ottavo Lido? Il leitmotiv disperato degli ambientalisti non si esaurisce, non si getta la spugna. “Qual è il modello di sviluppo previsto per la città sotteso a questo progetto speciale , per il quale si è scelto di procedere in deroga al piano regolatore?” domandava Carli Ballola.

“E il profitto che ne deriverebbe per la comunità? Perché non si delinea un nuovo strumento urbanistico, una pianificazione complessiva così necessaria per un ambiente fragile come il nostro? Tutto ciò potrebbe aprire le porte aperte alla speculazione privata su spazio pregiato. La nuova legge regionale urbanistica a cui ci si appella è stata criticata da molti urbanisti per la mano libera che concede ai privati sui territori, ma voi con questo accordo avete addirittura anticipato la legge”.

E infine, “Sicuri che l’unica vocazione della città sia quella turistica, in un territorio con più di 30 mila seconde case è stata verificata la necessità di nuove strutture ricettive?”.

In risposta, il sindaco Marco Fabbri precisava che “per il progetto in questione non è stata seguita la procedura di deroga, bensì l’accordo pubblico-privato già previsto dalla legge regionale 20 del 2000. Già in occasione di una analoga interpellanza avevamo fornito chiarimenti sul modello di sviluppo e sugli scopi – aggiungeva -, che sono quelli definiti nel 2014 in occasione dell’accordo territoriale tra Comune, Parco, Regione e Provincia”.

“Una accordo rafforzato poi dal Progetto Comacchio 2015-20, in cui tutti gli attori sociali e le istituzioni locali hanno accettato la sfida di uno sviluppo territoriale che vada in quella direzione. Lo scopo è quello di promuovere la struttura socioeconomica e produttiva del territorio, al fine di creare nuova occupazione e scongiurare i rischi di povertà, esclusione sociale e precarietà professionale, incentivare il mercato di lavoro anche intervenendo sulla ricettività esistente o ampliando l’offerta. Consiglio un’attenta lettura dei documenti, sono consultabili da diversi anni”.

“Per quanto somara – concludeva a questo punto insoddisfatta Carli Ballola – li ho letti, ma resta il timore di veder contemplata quella turistica come unica vocazione di una città che diventerà sempre più fantasma”.

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