Goro
22 Dicembre 2017
L'istituto di vigilanza chiarisce le minacce al pescatore. "Aveva messo in pericolo la vita degli operatori"

“La guardia giurata ha estratto la pistola per legittima difesa”

di Redazione | 2 min

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Goro. La guardia giurata di Adria non ha minacciato il pescatore, anzi ha estratto legittimamente l’arma ritenendosi in pericolo di vita. È la ricostruzione della Vigilanza Marittima di Goro dell’episodio risalente al 15 dicembre scorso che ha portato alla denuncia del vigilante per minacce aggravate nei confronti di un pescatore 40enne del posto.

I fatti, secondo l’istituto di vigilanza, non sono andati come hanno raccontato i carabinieri. “Il pescatore, poco prima del fatto, aveva tentato uno speronamento a tutta velocità ad una imbarcazione della vigilanza con a bordo due guardie giurate”, ma è solo “grazie alla prontezza di una delle due, comandante dell’unità navale che lo ha schivato, che i due hanno evitato di essere uccisi”.

Non contento il pescatore, rientrato in porto, “ha speronato altre due imbarcazioni della vigilanza, ha scagliato un remo verso la guardia giurata ed insieme al figlio è salito a bordo aggredendo la guardia giurata rodigina”. Solo a quel punto, “ritenendo la propria vita in pericolo” ribadisce Alvaro Mari, direttore Vigilanza Marittima di Goro, la guardia “ha estratto l’arma a scopo dissuasivo (con esito positivo) come previsto dal Tulps art. 135 e dal Cp”.

E non ha violato nessuna regola, perché “per le guardie giurate non sono previste regole di ingaggio ma soltanto direttive di legge, applicate secondo coscienza, essendo adeguatamente formate, informate e professionalmente preparate”. L’istituto di vigilanza precisa inoltre che il pescatore, prima dell’evento specificato, “ha minacciato e lanciato oggetti di vario tipo e dimensioni contro tutte le guardie giurate che ha incontrato lungo il percorso”.

L’episodio non è destinato a finire qui. La Vigilanza Marittima ha dato “mandato allo studio legale che la rappresenta di formulare le denunce-querele nei confronti del pescatore e del figlio per i reati a cui sono incorsi”.

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