Cronaca
18 Dicembre 2017
"È stato capace di fregare la legge italiana, riuscirà a ingannare anche la Spagna"

Igor e il compagno di cella che credeva in lui: “Avrà ancora qualcosa in mente”

di Redazione | 3 min

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“Secondo me si è lasciato prendere, è un cervellone che sa bene quello che fa”. Parla di Norbert Feher il suo ex compagno di cella, già intervistato da Estense.com a pochi giorni dalla strage del Mezzano. O meglio, parla di ‘Igor’: “Feher? Forse intende dire Igor Vaclavic. Sono ancora convinto che sia quella la sua vera identità”.

Dall’identità alla cattura, passando per la fuga, sono tanti i dettagli che convincono poco chi per 4 mesi ha condiviso la cella con il pericoloso criminale serbo nel carcere ferrarese dell’Arginone.

Cosa c’è di poco convincente nei fatti recenti?

“In Italia, 800 uomini non sono riusciti a catturarlo, in Spagna in pochi ce l’hanno fatta. È tutto molto strano, l’ho pensato subito quando ho appreso la notizia dai telegiornali. Igor è stato capace di fregare la legge italiana, avrà ancora qualcosa in mente. Riuscirà a ingannare anche la Spagna. Dal primo momento, da quando è iniziata la sua fuga ho pensato potesse essere fuggito lì: non ho idea di dove si sia nascosto durante le maxi ricerche, né come sia arrivato in Spagna. Ma ci era stato, a Valencia, subito dopo la scarcerazione nel 2015. Non so che conoscenze avesse lì, non ha mai raccontato nulla di quel Paese, parlava lo spagnolo come parlava tante altre lingue”.

Perché insiste nel chiamarlo Igor?

“Chi può dire quale sia la sua vera identità? Per me resta Igor Vaclavic, non si sarebbe messo in mostra (anche sui social, ndr) così tanto usando un nome reale. Non è il caso di sottovalutare uno così”.

E’ stato nuovamente capace di uccidere.

“Non me lo aspettavo sinceramente, mi spiace molto. Non so cosa gli sia preso, io l’ho conosciuto come una persona completamente diversa”.

Non ci sono stati contatti diretti o indiretti tra voi dopo i fatti del Mezzano?

“Assolutamente no. L’ultima volta ci siamo visti in carcere, il giorno della mia scarcerazione. Abbiamo pranzato insieme in cella, con noi c’erano anche un altro detenuto e un amico di Igor, un certo Ivan, che io non conosco” – basta poco per collegare l’identità di Ivan Pajdek, e una foto per riconoscerlo: “Si è lui, ma ai tempi non aveva gli occhiali. L’ho incontrato solo in quell’occasione, poi mai più visto né sentito.”

Lei, Ivan e Pajdek a pranzo.

“Si, lì in carcere una volta a settimana potevi invitare a pranzo altre persone di altre celle. Era il 2012, ma non ricordo esattamente quando. Poi una volta fuori, solo lettere. Le conservo ancora gelosamente: non è prudente mostrarle”.

Ci sono diversi italiani nel mirino degli inquirenti, presunti complici. Non è il suo caso…

“Io sono stato interrogato dai Carabinieri, ho detto quello che sapevo. Non credo di essere nel mirino, visto che non sono stato mai contattato da nessuno. Non so su chi abbia potuto contare sulla fuga, in zona aveva solo un amico, ma non conosco nulla di lui”.

Di chi sta parlando?

“L’ho conosciuto su Facebook, leggendo suoi commenti dopo la fuga, un certo Gigi” – afferma l’ex detenuto, riferendosi, come confermato poi con certezza, a Luigi Scrima.

Scrima, romagnolo di Lugo ed ex compagno di cella di Igor, si guadagnava proprio poche ore fa l’attenzione dell’Ansa e del Corriere della Sera, che hanno cercato un contatto con lui dopo la cattura di Igor. “Preoccupato di che? Ho fatto tutto quello che potevo per aiutare gli inquirenti – dice all’Ansa -. Non voglio saperne nulla”. Contattato da Estense.com, taglia corto: “Non ho lasciato e non rilascio dichiarazioni. Chi ha pubblicato cose non vere ne risponderà nelle sedi appropriate”.

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