Attualità
7 Gennaio 2018
Lo studente Emanuele scrive a Estense.com le ragioni che lo hanno spinto ad andare in Danimarca

“Vi racconto perché ho deciso di andare via da Ferrara e dall’Italia”

di Redazione | 4 min

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“Mi chiamo Emanuele, sono di origini ferraresi e scrivo dalla Danimarca. Ho 20 anni ed ho iniziato da poco a studiare ingegneria meccanica che mi appassiona molto. Vorrei raccontare di come mi trovo bene e del perché della mia scelta di abbandonare l’Italia e studiare proprio nella terra natia dei Vichinghi”.

Inizia così la lettera che Emanuele ha inviato a Estense.com, per “far riflettere i lettori sulla situazione dell’istruzione italiana a confronto con quella danese che offre ai giovani molte possibilità”.

“La Danimarca è conosciuta per essere uno dei paesi più felici del mondo e molte delle ragioni solo legate proprio al mondo degli studenti – spiega Emanuele -. Per prima cosa le università statali sono completamente gratuite per tutti i cittadini dell’Unione Europea, e poi molti dei corsi (circa il 70%) sono offerti anche in lingua inglese. I requisiti per iscriversi alle università sono abbastanza facili da soddisfare, basta infatti essere in possesso di un diploma di maturità e di un certificato di lingua inglese (o eventualmente danese) con un punteggio minimo. Non ci sono test di entrata a numero chiuso, il che rende le facoltà più accessibili rispetto all’Italia, tuttavia alcuni corsi come ad esempio ingegneria e medicina richiedono voti minimi in alcune materie all’esame di maturità”.

Ma non c’è solo questo ad aver spinto lo studente ad andare ben oltre i confini estensi. Perché allo studio si accompagna anche il lavoro. “Una delle altre motivazioni che mi ha spinto a studiare qui è la situazione lavorativa – spiega Emanuele -.  Il tasso di disoccupazione danese si attestava sul 4.3% alla fine del novembre 2017 ed è uno dei più bassi d’Europa, inoltre c’è una forte uguaglianza sociale e gli stipendi permettono a chiunque di condurre una vita dignitosa. Anche un semplice commesso con un contratto da 36/40 ore settimanali arriva facilmente intorno ai 3mila euro lordi, mentre lo stipendio medio si aggira intorno ai 5.200 euro. Praticamente quasi un record europeo (secondo solo alla Svizzera)”.

Un bell’incentivo per i giovani volonterosi. “Non ho mai voluto pesare sulle spalle della mia famiglia, perciò con questa intenzione ho trovato un impiego part time che porto avanti in parallelo con gli studi – racconta lo studente -. Ma la cosa che maggiormente mi ha spinto è stato l’Su. L’Su, abbreviazione di Statens Uddannelsesstøtte, è un sussidio riservato agli studenti che non va confuso con l’SU-lån. La differenza è che l’SU-lån va restituito allo Stato dopo la fine degli studi con un piccolo tasso di interesse, mentre l’Su no. Quest’ultimo è sicuramente il più interessante e richiesto, infatti stando ai record del 2015 circa 486mila studenti ricevono tale sussidio. Esso è riservato sia ai danesi sia ai cittadini europei, ma per entrambi ci sono dei requisiti da soddisfare”.

“Per un danese infatti – spiega Emanuele – è sufficiente essere uno studente di scuola superiore o università che non vive più insieme ai genitori, mentre per uno studente di nazionalità europea ci sono ulteriori complicazioni. Per poterlo richiedere occorre soddisfare un “equal status”, ovvero un qualcosa che ti pone agli stessi livelli di un cittadino danese, che può essere l’avere dei parenti stretti danesi, essere sposati con un/una danese oppure avere un contratto lavorativo da almeno 43 ore mensili (11/12 ore a settimana). L’ultima opzione è infatti la più usata dagli studenti europei proprio perchéti consente di sostenerti. La parte migliore del sussidio è la somma che ti spetta: parliamo infatti di 5.500 corone danesi nette, l’equivalente di 740 euro”.

Ovviamente non è tutto rose e fiori, non è tutto facile: “Sicuramente bisogna considerare il costo della vita che è sopra la media europea sia in termini di viveri che di affitti, ma uno studente che non sperpera denaro riesce anche a risparmiare parte della somma”, spiega Emanuele. “All’inizio è stata un po’ dura ambientarsi e trovare lavoro, ma 3 mesi dopo l’inizio delle lezioni – conclude lo studente – sono stato assunto come lavapiatti in un ristorante italiano, e poco dopo, in primavera, mi è stata offerta una posizione in un’azienda danese che cercava personale di madrelingua italiana”. Tante possibilità più a rischio nel Belpaese.

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