di Cecilia Gallotta
Hanno fatto vibrare Ferrara giovedì sera le corde Phil Palmer, che ha portato al Teatro Nuovo la chitarra più famosa della storia della musica. Eppure i grandi nomi sono magicamente diventati ‘di casa’ sul palco, che con un focolare, un salotto e una chitarra, si è trasformato in Casa Palmer.
Ospite a sorpresa Red Ronny, che ha introdotto il chitarrista britannico che sta dietro le quinte di più di 500 album e di 5 mila canzoni, dai Dire Straits a Tina Turner, da Eric Clapton a Bob Dylan, presentandolo al pubblico come “quel bambino che a 5 anni cominciò a suonare l’ukulele”, e cominciando da quella che, per il titolo della serata, è stata pensata come ‘La nostra storia’.
E se ‘dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna’, alla chitarra di Phil non poteva mancare la voce di Numa, autrice e produttrice ma soprattutto compagna di vita e di musica, che apre la serata con un’avvolgente tono de ‘I migliori anni della nostra vita’. Del Resto Renato Zero ha scritto una parte importante della storia di Phil, e non solo musicale perché, testimone di nozze al matrimonio, “galeotto fu a quella serata di vent’anni fa – racconta Numa al pubblico – organizzata da lui e Franco Califano al ristorante Natalino e Maurizio di Roma, alla quale diedero buca e ci ritrovammo soli io e Phil”.
Ma sul palco di casa Palmer Danny Cumming alle percussioni e il maestro Primiano Di Biase al pianoforte, hanno fatto rivivere anche la storia della musica, dai Dire Straits con ‘Sultant of swing’ e ‘Private Investigation’ fino a ‘Faith’ di George Michael passando per ‘What’s Love’ di Tina Turner. ‘Change the world’ e ‘Tears in Heaven’ hanno poi omaggiato Eric Clapton, l’idolo di Phil da quando a 14 anni riprovò un suo solo portando avanti e indietro la puntina del disco, finchè un giorno non ebbe l’onore di suonarlo con lui all’Albert Hall.
L’epoca d’ispirazione rock per eccellenza, culla di Phil che passò dalla chitarra acustica a quella elettrica ascoltando i Kinks e suonando con gli amici, prima che, grazie allo zio Ray, riuscisse a fare il primo tour come amplificatore a fianco dei Led Zeppelin, che giovedì sera ha deciso di omaggiare con ‘Stairway to Heaven’. E’ proprio grazie agli zii che riesce a diventare un session man, in un’epoca in cui “gli studi di registrazione erano costosissimi”, racconta Numa, e ad aprire anche la parentesi italiana con artisti come Lucio Battisti, che hanno cominciato a cercarlo perché firmasse assoli indimenticabili come quello de ‘Il nastro rosa’.
E indimenticabile sarà anche la serata per il pubblico, coinvolto dietro le quinte di un feeling inedito con la chitarra dei big, e trascinato sul palco da Numa alla fine del concerto, regalando a Ferrara un pezzo di storia e di vita, “che è la nostra ma anche la vostra, perché la differenza la fa come la affronti, ma soprattutto, quanto ci credi”.
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