Spettacoli
4 Dicembre 2017
Intervista ad Alessandro Besentini, in scena al teatro Nuovo con “Tanti Lati – Latitanti”

Ale & Franz, ‘artigiani’ della risata… legata a Ferrara

di Elisa Fornasini | 4 min

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“Non ci crederai, ma sono in macchina e sul sedile del passeggero ho una teglia di cappelletti”. Ha sangue (e appetito) ferrarese Alessandro Besentini, componente dell’amato duo comico Ale & Franz che torna a Ferrara per presentare il suo “Tanti Lati – Latitanti”. E così si scopre che l’attore milanese è legato a doppio filo con la città estense, dove mercoledì 6 dicembre alle 21 sarà in scena con il collega Francesco Villa al teatro Nuovo.

Il vostro spettacolo è in tour da più da tre anni. Un cavallo di battaglia che continua a strappare risate con un’analisi ironica sulle relazioni umane. Cosa vi fa più ridere di questo aspetto?

Purtroppo siamo arrivati alla fine, questo è l’ultimo giro di tournée dello spettacolo che andrà in pensione a dicembre. Un peccato perché dopo anni di limature e modifiche work in progress, ci sembra di essere arrivati alla nostra perfezione, a uno spettacolo fluido e piacevole dall’inizio alla fine. Parla un po’ di tutto, proponiamo parecchi incontri tra uomini che portano vizi e virtù dell’essere umano allo stremo fino a toccare il punto comico. Lo abbiamo intitolato “Tanti Lati” per rappresentare l’idea che le persone possano sparire, latitare e poi ritornare. Raccontiamo le piccole e grandi manie della gente, le ossessioni e gli stereotipi che portano alla risata.

Raccogliete successi straordinari sia in televisione che a teatro. Quale di questi linguaggi si avvicina di più al vostro modo di essere?

Per noi è lavoro, ogni mezzo ha il suo approccio. Ma il live ci rappresenta di più, è quello con cui siamo nati e che ci ha portato a Zelig. Abbiamo sempre lavorato per il pubblico, poi siamo stati ‘rubati’ dalle telecamere.

A proposito di live che portano fortuna, mi viene in mente l’esperienza di “Buona la prima”. Come è nato questo questo originale format che si basa sull’improvvisazione?

In realtà è un format tedesco che ci ha proposto Mediaset e che abbiamo sperimentato a Zelig, non il programma televisivo ma il locale di cabaret in viale Monza a Milano. Ci è piaciuto da subito e l’abbiamo confezionato per la tv, esperimento riuscito perché siamo già arrivati alla quarta edizione. Ma se ce ne danno la possibilità, speriamo di continuare anche in futuro. Intanto a gennaio partiamo con il nuovo spettacolo “Nel nostro piccolo” in tour fino ad aprile, ma nessuna anticipazione.

Un futuro roseo per l’umorismo. Come definireste la vostra comicità? O meglio, c’è un segreto per fare ancora ridere dopo più di 20 anni sulle scene?

Siamo due artigiani, facciamo quello che ci piace e che ci diverte. Non saprei definirla ma è una ricerca in continuo divenire, la cui condizione fondamentale è il nostro gusto. Il segreto, se si può chiamare così, è credere in quello che si fa, divertirsi mentre lo si fa. Se non ti diverti te sul palco è difficile comunicare qualcosa al pubblico. Non è un lavoro che tutti possono fare.

E voi l’avete sempre saputo che ‘da grandi’ sareste diventati dei comici o è nato tutto per caso?

Niente nasce per caso, entrambi ce l’avevamo dentro. Eravamo quelli che tenevano banco in compagnia, poi siamo stati ammaliati dal fascino di questo lavoro. Entrambi frequentavamo una scuola di teatro a Milano, lì il destino ci ha fatti incontrare ed è nato il resto. Un percorso in salita fino a quando abbiamo deciso di farlo come mestiere.

Il trampolino di lancio che vi ha portato alla ribalta è stato Zelig. Che ricordo avete di questa esperienza?

Un ricordo bellissimo, fatto di tanti amici e di tanto lavoro, di una crescita comune insieme agli autori e produttori. Conservo solo ricordi positivi, anche perché ci ha offerto un grande riscontro. Che dire se non… viva Zelig! Ma non è l’unico: ogni sera è un ricordo positivo, registriamo sempre teatri esauriti. Meglio di così non potrebbe andare, la gente ci segue e ci dà seguito. Ringrazio la sorte e me stesso ogni giorno per questa fantastica opportunità.

Il vostro a Ferrara è un gradito ritorno. Come mai avete deciso di fare ancora tappa qui e cosa ricordate della nostra città?

Torniamo a grande richiesta perché la gente è rimasta fuori dall’ultimo spettacolo. E poi Ferrara è una città che ho nel cuore, tutti i miei parenti e anche i miei genitori sono originari di Ferrara. Mia nonna è venuta a mancare 5 anni fa, alla bellezza di 101 anni, e ha sempre vissuto a Ferrara. Qui venivo a fare le vacanze da bambino, è la mia seconda città. Anche mia sorella abita a Ferrara, io sono l’unico nato a Milano anche se ho il sangue emiliano. Mi ricordo che mio padre mi portava a spasso per la città, mi faceva visitare i musei e il Castello. Ricordo anche le grandi mangiate dalle zie. Anzi, non ci crederai, ma sto guidando e sul sedile del passeggero ho una teglia di cappelletti fatti da mia madre per la mia bimba. Insomma, a Ferrara ho tanti ricordi del passato ma anche un forte presente. Mia mamma non mi parla in italiano ma in dialetto ferrarese, lo capisco perfettamente ma parlarlo… è più difficile, meglio godersi i cappelletti! Magari li faccio assaggiare anche a Franz.

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