Politica
25 Novembre 2017
Il comitato Lip: “I soldi ci sarebbero”. Da febbraio la raccolta di firme per la proposta di legge

La ‘buona scuola’ della Costituzione ci riprova in Parlamento

di Daniele Oppo | 3 min

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Mauro Presini e Carlo Salmaso

di Cecilia Gallotta

Democrazia, inclusione, equità. I primi principi della nostra Costituzione sono affidati alla scuola, e secondo il comitato Lip (Legge di Iniziativa Popolare per la Scuola della Costituzione), la ‘buona scuola’ di Renzi “non li ha ascoltati per niente”.

“Proponiamo una legge pensata da chi la scuola la vive dall’interno, che non sono solo i docenti ma anche gli studenti e i genitori”, afferma Mauro Presini del comitato Lip di Ferrara, che dal prossimo febbraio partirà con la raccolta firme per tentare un terzo ingresso in parlamento, come legge di iniziativa popolare, della Scuola della Costituzione.
La proposta di legge del comitato ha infatti già ‘assaggiato’ il parlamento ben due volte, ancor prima di essere stata depositata in Cassazione lo scorso 8 settembre: nel 2006 come legge di iniziativa popolare, e nel 2014, sia alla camera che al senato, come vero e proprio progetto di legge.

“Aveva bisogno che fosse traghettato dai rappresentanti politici – racconta Carlo Salmaso del comitato Lip di Padova – e abbiamo ottenuto risposta positiva da tutti i parlamentari (meno che la ‘scelta civica’ di Monti). Questo ha permesso che il progetto viaggiasse affiancato alla Buona Scuola di Renzi – prosegue Salmaso – ma a un certo punto, se non si è arrivati alla fiducia, ci si è andati molto vicino, e allora il nostro è stato accantonato”.
Oltre al rafforzamento degli organi collegiali, la proposta Lip prevede un ritorno ad un massimo di 22 alunni per classe, “che attualmente supera i 30 in una logica di lavoro totalmente irragionevole”.

È previsto poi il ripristino delle cosiddette ore di compresenza nella scuola primaria, “una volta l’anello forte della nostra scuola”: quelle ore cioè in cui due insegnanti “sdoppiavano” la classe a seconda delle personali esigenze ed andamenti didattici di alcuni alunni rispetto ad altri, favorendo così l’unità del percorso.

Libri di testo e trasporti gratuiti, poi, si affiancherebbero ad un’eliminazione delle cosiddette ‘classi ghetto’, la concentrazione in una classe cioè, di situazioni impari dal punto di vista della provenienza o di disagio sociale. Per gli studenti stranieri che necessitino di prima alfabetizzazione è previsto un docente ogni 5 alunni. Ancora, “riteniamo che la scuola d’infanzia debba essere obbligatoria – prosegue Salmaso – e questo significherebbe avere più scuole d’infanzia. Inoltre, proponiamo un biennio di scuola superiore che sia quanto più omogeneo, spostando così a 16 anni la difficile e spesso forzata scelta di un percorso che adesso è prevista a 13”.

E i soldi? “Ci sarebbero. Siamo uno dei Paesi d’Europa che impiega meno Pil per l’istruzione – illustra Salmaso -. La Danimarca per esempio impiega il 12% del Pil, noi il 4. Comprendiamo sia difficile arrivare a tanto, ma quello a cui puntiamo è almeno la percentuale media di tutti i paesi europei, cioè il 6%. Se pensiamo che con la nuova legge finanziaria verranno impiegati 15 miliardi nel salvataggio delle banche (e neanche dei risparmiatori), solo con quelli alzeremmo la percentuale di Pil per i prossimi quattro anni”.

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