Cronaca
3 Novembre 2017
In una nota i Carabinieri dicono di aver informato correttamente prefetto e questore. I figli della vittima: "ci sentiamo presi in giro e ci brucia"

Igor, difesa dell’Arma: ‘Presenza nel Mezzano ipotizzata solo dopo omicidio Verri’

di Redazione | 3 min

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“Le attività condotte per la ricerca del latitante Norbert Feher sono state costantemente condivise nelle previste sedi istituzionali con le autorità locali di pubblica sicurezza (prefetto e questore), che hanno ricevuto informazioni e aggiornamenti, in un quadro di assoluta correttezza istituzionale e reciprocità informativa, nel rispetto della legge”.

Il Comando provinciale dei Carabinieri di Ferrara risponde così agli articoli in cui si rende noto il contenuto delle indagini sulla morte di Valerio Verri. Negli atti, contenuti anche nell’opposizione dei figli della vittima al decreto di archiviazione della procura, si legge come la questura ammettesse di essere informata dei fatti relativi ai delitti di Igor prima dalla stampa che dagli inquirenti dell’Arma.

Ma i carabinieri di Ferrara sostengono invece che “sin dai fatti riguardanti la rapina alla guardia giurata in Consandolo di Argenta, avvenuta il 30 marzo 2017, gli organi investigativi del Comando Provinciale Carabinieri di Ferrara hanno avviato tempestive attività di indagine puntualmente riferite alla locale Procura della Repubblica, per poi proseguire nelle giornate successive, d’intesa con i colleghi del Comando Provinciale di Bologna, a seguito dell’omicidio di Budrio, secondo le direttive impartite dall’autorità giudiziaria”.

Quanto al pericolo di inviare in pattuglia le guardie volontarie come Verri nella zona che verrà in seguito chiamata “rossa”, “si sono acquisiti – afferma il comando – elementi sulla possibile presenza di Norbert Feher alias Igor Vaclavic nelle Valli del Mezzano solo dopo i fatti delittuosi del tragico 8 aprile 2017. Nessun dato investigativo, fino ad allora, faceva presagire la sua responsabilità penale per gli episodi delittuosi del 30 marzo e del 1° aprile, né la sua presenza nella zona”.

Nel frattempo i figli della vittima, Francesca ed Emanuele, confermano il loro “profondo rispetto per i Carabinieri e non abbiamo mai mancato di manifestarlo pubblicamente ed a loro stessi”. ”Noi siamo i figli di Valerio Verri – aggiungono -, un pensionato volontario di Legambiente che è stato mandato in missione di perlustramento in un territorio che si sapeva bene essere molto pericoloso per la presenza di un terribile criminale e proprio per il tipo di servizio che avrebbe dovuto svolgere nostro padre. Quando abbiamo appreso la notizia dell’apertura di un’indagine militare sui tre carabinieri che non fermarono Igor pur avendolo a tiro, noi non abbiamo esultato od espresso soddisfazione. Non sarebbe stato giusto e non sarebbe stato corretto. Ne abbiamo semplicemente preso atto”.

Francesca ed Emanuele insistono nell’affermare che “non siamo contro nessuno ma proprio nessuno. Non passi un concetto falso. Noi, lo ribadiamo, abbiamo profondo rispetto per l’Arma dei Carabinieri e per tutti i loro appartenenti”.

Quanto invece al fascicolo che riguarda le loro denunce, “francamente ci sentiamo presi in giro e ci brucia. Tutti dicono che non sapevano nulla mentre le pagine dei giornali non facevano altro che parlare della presenza di quell’assassino nella nostra terra. Cosa possiamo dire di più? La legge è uguale per tutti. Qualcuno ha sbagliato. Ha commesso errori gravi. Nostro padre ci ha rimesso la vita. Questo solo conta per noi. L’Arma non c’entra. C’entrano le persone che devono essere individuate e chiamate ad assumersi le loro responsabilità. Siamo persone semplici ed oneste e solo i delinquenti odiano l’Arma dei Carabinieri”.

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