Bononi torna a splendere con l’Incoronazione della Vergine
Svelato a Santa Maria In Vado il restauro del capolavoro seicentesco, in attesa della mostra
di Cecilia Gallotta
Una Basilica gremita di gente, di fronte ad un capolavoro “che sa toccare il cuore”: questo l’effetto che Carlo Bononi, anche a distanza di secoli, riesce a produrre.
Non certo però, senza che un’unione di forze si sia messa all’opera per restituire l’originario splendore all’opera fulcro del ciclo realizzato tra il1616 e il 1617 dal genio ferrarese, l’Incoronazione della Vergine, svelata alla città nel pomeriggio di venerdì, presso Santa Maria In Vado.
Il capolavoro ha vissuto infatti 5 anni di oblio “dopo il terremoto del 2012 – racconta il restauratore Fabio Bevilacqua – che tra un controllo e l’altro ci ha avvicinati a visionare lo stato della tela. Oltre a piccioni e topi, erano presenti anche insetti, che hanno mangiato la colla, le cuciture e i bordi della tela verso il telaio”.
Un lavoro che rende giustizia all’opera, è quello realizzato dal laboratorio creato all’interno della Chiesa di Santa Maria In Vado, grazie alla concessione della parrocchia, che dai primi di luglio a fine agosto, ha visto un gruppo di giovani impegnati sotto la guida del Cias (Centro Ricerche Inquinamento Fisico Chimico Microbiologico Ambienti Alta Sterilità) proprio tra le mura ‘di casa’ della tela.
“Noi avevamo provato nuove tecniche di decontaminazione microbiologica negli ambienti ospedalieri – racconta il direttore del laboratorio Cias Sante Mazzacane – finchè un restauratore di Venezia ci ha proposto di provare questa tecnica applicata alle opere d’arte. Per noi questo lavoro è stato anche occasione di studio – prosegue – e adesso siamo in grado di fare una fotografia esatta della composizione dell’opera, di materia inorganica e organica, che è in continua evoluzione, e ci porta a dire che, anche sotto questo punto di vista, la tela è piena di vita”.
Un capolavoro, quello dell’Incoronazione, che dà un assaggio di ciò che sarà la mostra dedicata a Bononi, “pronta a partire – dichiara il vicesindaco e assessore alla cultura Massimo Maisto – dal 14 ottobre. Una mostra che racconterà di un periodo storico che va un po’ oltre a quello che siamo abituati ad associare alla nostra città, dopo l’Ariosto e anche un po’ dopo gli estensi, e che le guide turistiche hanno cominciato a far conoscere i visitatori”.
Grazie poi al contributo di molte istituzioni private per il restauro dell’opera, sarà possibile inaugurare, a partire dalle prossime settimane, la nuova illuminazione della parte centrale del transetto della Basilica. Un gesto che, come la sinergia tra le diverse realtà che hanno reso possibile il restauro, “ricorda un po’il lavoro di costruzione delle cattedrali medievali – afferma don Riccardo – in cui ognuno ha contribuito al valore che l’arte sacra porta in sé, che è sacra anche per l’effetto che produce, unendo tutti davanti a qualcosa che eleva il nostro animo un po’ più in su”.