Cronaca
22 Settembre 2017
Primi testimoni in aula per la bancarotta della società sportiva. Alla sbarra l'ex patron Butelli e l'imprenditore Turra

Crac Spal 1907 e fotovoltaico: «Il terreno fu segnalato da Tagliani»

di Daniele Oppo | 4 min

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Quel che è rimasto a Ferrara è solo un pezzo di tutto ciò che riguarda il fallimento della Spal 1907 condotta da Cesare Butelli. Un pezzo non piccolo però: la bancarotta della società per la quale sono alla sbarra l’ex patron biancoazzurro, accusato di aver tolto alla Spal circa 3 milioni di euro, e l’imprenditore Remo Turra che lo avrebbe aiutato. Giovedì è finalmente iniziato il dibattimento davanti al tribunale collegiale.

Buona parte delle accuse ruota intorno all’affaire fotovoltaico, il parco solare realizzato nella ex discarica di Ca’ Leona, un terreno che, parola Sergio Gessi (ex addetto stampa e membro del Cda di Spal 1907), sentito come testimone, era «inutilizzato e inutilizzabile». Eppure la società di Butelli – «su segnalazione del sindaco di Ferrara», lo stesso dalla cui lettera partì l’inchiesta anni dopo – lo prese in affitto da Herambiente (che a sua volta lo aveva in concessione) per un canone trentennale da 4,5 milioni di euro: «Pensammo che Hera stesse facendo un ottimo affare, ma non avevamo alternative, per noi era un investimento talmente vantaggioso da pagare quel canone eccessivo e sopravalutato», ha spiegato Gessi.

Ma non fu la società in mano a Butelli (difeso dall’avvocato Francesco Marenghi, in aula c’era il sostituto Salvatore Grillo) a costruirlo: nel 2010, anno in cui spuntò l’idea del fotovoltaico, ci fu un accordo con la società di Remo Turra (difeso dagli avvocati Claudio Maruzzi e Carmelo Marcello) per la cessione dell’autorizzazione unica che la Provincia avrebbe dovuto rilasciare, valutata 3,4 milioni di euro, più il terreno. Totale: una cifra tra 4,5 e 6,5 milioni di euro. Già prima di ciò fu Turra ad occuparsi di trovare i finanziatori per il progetto, dopo che la Spal – ha raccontato Gessi – ebbe contatti con Montepaschi, Unicredit e la vecchia dirigenza della Roma. Turra, da quel che è emerso, voleva entrare sì nell’affare ma lasciando i proventi del fotovoltaico alla Spal (come sono tutt’ora).

Che poi fosse Turra a gestire la costruzione del parco fotovoltaico, inaugurato nel 2011, lo conferma anche l’architetto incaricato di progettarlo, Sergio Fortini: lui fatturava le proprie prestazioni alle società riconducibili a Remo e Luca Turra, anche se ha ammesso di essersi interfacciato inizialmente  e in corso d’opera con Gessi per fare delle proposte – come quello di creare un percorso didattico – che però dovevano ricevere l’avvallo di Turra. L’ultima fattura da circa 20mila euro gli venne chiesto di intestarla al consorzio Energia Futura, non è stata mai saldata.

Contestualmente, secondo l’accusa, ci furono altri movimenti tra Butelli e Turra con alcuni pagamenti accertati e ricostruiti dal luogotentente della Gdf Nicola Varesano. Un primo di 950 mila euro, inserito forse in un accordo per la cessione del 30% delle quote societarie Spal 1907 detenute dalla Gretom – società di Butelli – alla Turra Energia, valutate in totale un milione di euro. Non è detto che sia così, perché l’ipotesi che fanno la Gdf e l’accusa è che quei 950mila euro fossero una parte del prezzo per la cessione del fotovoltaico, anche perché mai nessuna azione della Spal è mai finita nelle mani di Turra e anche perché Turra Energia versò poi alle società di Butelli circa 3,4 milioni di euro per il fotovoltaico, ovvero l’importo totale concordato, meno i 950mila euro già pagati. Infine, proprio i pagamenti per il fotovoltaico: una prima tranche da 500mila euro finì alla società Gretom anziché alla Spal 1907, mentre circa 1,1 milioni di euro vennero effettivamente versati nelle casse della società sportiva. Ma è qui che, secondo l’accusa, si concretizza la distrazione da parte di Butelli: due sue società – ancora la Gretom e Etrapiris – emisero tre fatture a carico della Spal per operazioni inesistenti esattamente per lo stesso importo, facendo sparire quei soldi dalle casse spalline.

Secondo la difesa Turra, invece, i pagamenti effettuati sono tutti coperti da accordi contrattuali che coinvolgono sia la Spal che la Gretom, e nulla hanno a che fare con il fallimento o le operazioni di distrazione del patrimonio spallino. Pagamenti leciti, dunque, su cui la Gdf e la procura fanno solo delle deduzioni indicandole come distrazioni di soldi dal patrimonio Spal 1907: il fatto che mancassero 50mila euro per l’acquisto definitivo delle azioni Spal, non significa che i 950mila euro versati fossero per pagare la voltura dell’autorizzazione unica per il fotovoltaico. Mentre di certo i 500mila euro pagati a Gretom erano parte del contratto per la cessione del fotovoltaico, pagati a quella società perché anch’essa parte dell’accordo e non per evitare che passassero nel bilancio della Spal.

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