Attualità
21 Agosto 2017

Gad e Tagliani. Il mondo, là fuori, è andato avanti parecchio

di Ruggero Veronese | 5 min

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Fa uno strano effetto leggere le riflessioni del sindaco Tagliani e dei suoi assessori sul degrado in zona Gad. Per certi versi, tutto ciò che affermano è corretto: il Comune non può fare tutto da solo e le critiche a governo, forze dell’ordine e avversari politici non sono campate per aria. Eppure la lettura lascia una sensazione particolare, come l’impressione che non sia stato detto proprio tutto.

Ormai lo conosciamo: è quel tipico senso di scostamento, fardello dei nostri tempi, tra parole dei politici e realtà dei fatti. Tra ciò che è deliberato e ciò che è realizzato. Tra ciò che è protocollato e ciò che è successo. Iniziative, atti, ordinanze sulla zona Gad? Ne possiamo contare a centinaia, così come sull’assistenza alle fasce di popolazione in difficoltà. Ma non sembra abbiano migliorato di molto la situazione, o fatto calare quel senso di lontananza tra l’amministrazione e alcuni quartieri, quindi tra amministrazione e cittadini. Non una lontananza politica, ma personale e fisica. Alcuni direbbero quasi emotiva. L’impressione che l’amministrazione non conosca in profondità i problemi che dovrebbe affrontare e risolvere. E a volte nemmeno se ne interessi.

Chi in politica imputa questo fenomeno solo alla retorica populista commette un grossolano errore. Gli interventi ‘spot’, che oggi Tagliani attribuisce alle forze dell’ordine, sono stati e vengono realizzati in abbondanza anche dal Comune e negli anni hanno favorito questo clima di malumore. Ad esempio è interessante rileggere oggi la risposta di Tagliani a un lettore, che due anni e mezzo fa si lamentava dei problemi in zona Gad. Il sindaco elencò una lunga serie di interventi “per il quartiere”, buona parte dei quali – fatto salvi il potenziamento dell’illuminazione, il trasferimento della sede della polizia municipale e la riparazione di strade e marciapiedi – non potevano avere e non hanno avuto alcun effetto positivo per il degrado urbano.

Era fuori contesto parlare delle decine di milioni spesi per la tangenziale ovest e le opere di viabilità circostanti (ininfluenti in quel discorso), mentre ad alcuni residenti suonava addirittura una presa in giro leggere delle concessioni date dal Comune ad associazioni o consorzi: in alcuni casi, come Wunderkammer, si tratta di strutture usate con grande costanza e produttività ma che ben poco hanno a che fare con i temi di cronaca e degrado in zona Gad. Altre volte, nei casi peggiori, i beneficiari non hanno nemmeno utilizzato appieno i locali pubblici a disposizione, lasciando per buona parte del tempo luci spente e serrande abbassate. Il Comune ha contribuito così, in maniera neanche troppo indiretta, a creare un’altra vetrina vuota proprio là dove c’è assoluto bisogno di vita pubblica e di una sana quotidianità.

Sul finale di quella vecchia risposta – se vecchio è il marzo 2015 –, Tagliani parlava addirittura degli interventi di riqualificazione ambientale al petrolchimico. Dubito che oggi il sindaco darebbe ancora una risposta del genere a chi affronta il tema del degrado urbano e le sue dichiarazioni di ieri ce lo confermano: dopo l’era delle percezioni soggettive, oggi anche le percezioni dell’amministrazione sono cambiate. Ancora una volta però sembra un cambio più nella retorica che nella prassi politica: prendiamo tutte le ordinanze, costantemente violate alla luce del sole, sulla vendita e il consumo di alcolici in zona Gad: l’unica sensazione che creano nel cittadino è che al Comune interessi di più l’emanazione di un atto della sua effettiva utilità. Mentre leggere di casi un po’ paradossali, come quello della donna multata per il cane senza guinzaglio mentre passeggiava in un’area esposta allo spaccio, dà al ferrarese medio l’idea di una giunta che ci amministra da un altro pianeta, con procedure magari formalmente corrette ma di certo lontane anni luce dalle necessità della comunità.

Ci sono molti modi con cui la politica potrebbe riavvicinarsi ali cittadini. Ricordiamo che il Partito Democratico ha la fortuna di possedere un circolo in via Ortigara, dietro alla Curva Ovest dello stadio, circondato da un bar camerunense, un minimarket nigeriano e un bar cinese dove si radunano italianissimi amanti della briscola di ogni età. A rigor di logica, se il Pd volesse davvero sporcarsi le mani ed entrare nella quotidianità in zona Gad, un circolo in una posizione tanto strategica non sarebbe così poco utilizzato. Se davvero il Partito Democratico puntasse a scrollarsi di dosso l’etichetta di sinistra da salotto – quella che ama tutta l’umanità ma solo perchè non ci ha direttamente a che fare -, quel piccolo locale sarebbe un ottimo posto dove riprendere un contatto diretto e umano, senza enti o protocolli di mezzo, con il quartiere. Il concetto è semplice: un’amministrazione può delegare servizi come la raccolta dei rifiuti o la pulizia delle strade, ma non può delegare ad associazioni o intermediari il contatto con i propri cittadini o una loro parte. Eppure è proprio a questo che, spesso, abbiamo assistito.

Alzare bandiera bianca e guardare alle responsabilità degli altri partiti o enti pubblici, come ora fa l’amministrazione, non servirà a nulla se non ad alimentare questo senso di distacco tra politica e cittadini. Il sindaco si chieda piuttosto cosa altro possono fare la sua amministrazione e il suo partito per avvicinarsi ai cittadini: le risposte non mancano, ma sarà difficile trovarle nelle torri d’avorio dei partiti o facendosi un giretto estivo alle feste dell’Unità, tra i tortellini in brodo e gli ultrasessantenni con la maglietta del Che. Il mondo, là fuori, è andato avanti parecchio.

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