Spettacoli
16 Marzo 2017
Da De André a Pasolini, venerdì e sabato in scena "Quello che non ho"

Neri Marcorè per il gran finale della Prosa al Teatro Comunale

di Redazione | 2 min

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È affidato a Neri Marcorè, poliedrico e amatissimo artista marchigiano, l’appuntamento che conclude la Stagione di Prosa 2016/2017 del Teatro Comunale di Ferrara.

Dal 17 al 19 marzo (venerdì 17 e sabato 18 con inizio alle 21 e domenica 19 alle 16) va in scena Quello che non ho: affresco in forma di teatro canzone in equilibrio tra tensioni del passato, ansia del presente e speranza nel futuro.

Marcorè parte dal repertorio di Fabrizio De André, un artista nel cuore di tutti, per raccontare, fra sottolineature grottesche e civile indignazione, piccole storie quotidiane che mettono a nudo le tante facce della nostra società. Al repertorio di De André sono accostati testi di Pier Paolo Pasolini, figura cardine della cultura del ‘900, che lucidamente aveva visto l’avanzare di una “nuova orrenda preistoria”, in grado di minare politicamente ed eticamente la società contemporanea.

“Racconteremo – precisa Giorgio Gallione, che firma drammaturgia e regia dello spettacolo – storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, di ribellione, di guerra, di illegalità, rilette con un filtro grottesco, ghignante e aristofanesco”. Con Quello che non ho, titolo tratto da una celebre canzone di De André, l’obiettivo è ripensare al nostro recente passato filtrandolo con le intuizioni di due grandi uomini di cultura che hanno saputo indagare con profonda onestà intellettuale quegli anni e capire se, e come, il nostro mondo oggi è cambiato.

Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha frequentato il teatro musicale con continuità, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Con Quello che non ho siamo di fronte a un reinventato esempio di teatro canzone (sostenuto e arricchito in scena da tre chitarristi/cantanti dal talento virtuosistico – Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini -) che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato prova a costruire una visione personale dell’oggi.

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