Bassani ‘torna’ a Ferrara con “Gli occhiali d’oro”
Il manoscritto originale del famoso romanzo donato al Comune di Ferrara
- Portia Anne Prebys mentre dona il manoscritto de Gli occhiali d’oro
di Cecilia Gallotta
Se il Giardino dei Finzi-Contini è stato finora l’indiscusso orgoglio bassaniano di Ferrara, da ora si potrà vantare l’arrivo in città di un altro cimelio: il manoscritto originale de “Gli occhiali d’oro”, il famoso romanzo di Giorgio Bassani pubblicato nel ’58. Il manoscritto, costituito da tre quaderni scritti di pugno da Bassani nel ’57, arricchisce la donazione al Comune di Ferrara da parte di Portia Anne Prebys, che con il suo lascito si è meritata la nomina di curatrice del Centro Studi Bassaniani assieme a Gianni Venturi.
Il Centro, con futura sede in via Giuoco del Pallone, si arricchirà ulteriormente del ‘Lascito Prebys’ già esistente, un fondo costituito nel 2014 a memoria della figura di Giorgio Bassani composto da beni mobili che dovranno essere conservati e valorizzati, come da volontà della donatrice. Oltre al manoscritto, la nuova donazione comprende arredi, vasi e altri oggetti, oltre a circa 150 libri di e su Bassani e sulla letteratura del Novecento.
“Credo che sia un’incredibile ricchezza – afferma il sindaco Tagliani – che si aggiunge a quella già esistente, perché con questo manoscritto portiamo a Ferrara anche un po’ della vita a Roma dello scrittore: questo ampliamento culturale credo costituisca un obiettivo pienamente centrato del Centro Studi Bassaniano, nonché quello della donazione stessa”. Non a caso, gli studiosi di tutto il mondo “stanno chiedendo di venire a Ferrara per ispezionare il manoscritto” rivela Portia Prebys, che “non vede l’ora di offrire loro”.
“Gli occhiali d’oro” porta con sé anche la rivelazione di quello che doveva essere il titolo originale dell’opera: “Una brutta fine”. Qualcosa che farà sbizzarrire gli studiosi, oltre al fatto che assieme ai Finzi-Contini, “Gli Occhiali d’oro” costituisce l’unico patrimonio di manoscritti bassaniani all’interno delle mura cittadine, per i quali – entrambi – è prevista dall’atto notarile la produzione di una copia identica.
“Il fervore che caratterizza gli studiosi bassaniani – afferma Venturi – deriva dal fatto che sembra uno scrittore facile. In questo momento sto effettuando uno studio su “Dietro La Porta”, un romanzo che sembra il più ferrarese di tutti e in cui l’identificazione tra autore e romanzo sembra coincidere alla perfezione. Da questo studio sto capendo la vera caratura di Bassani, che non è ferrarese né italiano, ma è europeo, cosmopolita: è uno scrittore che conosce la letteratura mondiale e ne mostra l’acume”, prosegue Venturi, paragonando il romanzo ferrarese a “L’uomo senza qualità” e a “I turbamenti di Torless” dell’austriaco Robert Musil.
Rimane tutt’ora un po’ di mistero attorno alla storia che porta il manoscritto dai suoi giorni ai nostri, perché non faceva parte del ritrovamento post-mortem degli oggetti ‘attorno’ a Bassani, che peraltro “era solito regalare in vita a persone a lui care”, come conferma Portia, rivelando di averlo acquistato da un privato, ignaro del percorso di 60 anni di quelle pagine.